Gli auguri gli sono arrivati sin da dopo la mezzanotte di ieri e da ogni dove: il mondo del calcio non si è dimenticato di Arrigo Sacchi, che oggi compie 73 anni e non solo perchè continua ad insegnare pallone come opinionista sui giornali o in tv. Lui il calcio l’ha cambiato davvero, e non solo in Italia dove con il suo Milan d’oro ha preso a spallate generazioni di catenaccio, ma nel mondo intero. Quando diede lezione al Real Madrid al Bernabeu in una delle tante edizioni di Coppa dei Campioni dove dettava legge, si accorsero tutti che il calcio italiano non era più lo stesso. Reintrodusse la zona, riscrisse il pressing, reinventò ruoli e dalle gioie di Parma arrivò sul tetto del mondo con i rossoneri.
LA STORIA – Di partite leggendarie da ricordare ce ne sono tante, tutte le finali ad esempio, ma forse una su tutte è giusto segnalarla. Perchè da lì partì tutto. Il 1 maggio del 1988 mise in ginocchio il Napoli di Maradona al San Paolo, dando spettacolo e vincendo 3-2 lo scontro diretto. Sarebbe stata la partita scudetto e la leggenda del Milan nacque lì perchè tutte le vittorie successive furono figlie di quel tricolore. All’epoca in Coppa Campioni andava solo chi vinceva il campionato o il detentore del titolo. Sacchi di scudetti ne vinse uno solo, quello dell’88, e tutto il resto arrivò perchè vinceva le coppe.
LE FRASI – Tantissime le frasi celebri da ricordare, eccone un sunto:
Non devi essere stato cavallo per essere un bravo fantino
Se Muti ha un’orchestra di duecento orchestrali, quello meno importante è quello che batte i piatti: se li batte un attimo prima o un attimo dopo, un po’ troppo forte, un po’ troppo piano, lui lo sente
Per le mie squadre ho sempre cercato uomini intelligenti, che non si accontentavano, che sapevano mettersi al servizio dei compagni. Robert De Niro avrebbe potuto trasformare in un capolavoro Giovannona Coscialunga? No, sarebbe stato un campione in una squadra scadente”.
Il pregiudizio si vince con le idee.
Un allenatore cambia molto o perché è scemo o perché è insoddisfatto.
La Nazionale è lo specchio di quello che esprime il campionato, quindi una realtà in cui dominano gli isterismi, la violenza, i debiti delle società, gli stadi fatiscenti.
C’è una differenza: giocatore è colui che gioca bene, calciatore è colui che conosce il calcio. Beckham è un calciatore. Ed è un calciatore da calcio totale.
Giocare contro Maradona è come giocare contro il tempo perché sai che, prima o poi, o segnerà o farà segnare.
In Italia nessuno ha mai chiesto lo spettacolo, e quindi non c’è. Abbiamo quello che la gente vuole. Contano solo i risultati. A livello di spettacolo siamo indietro e quindi dobbiamo cercare di capire che è importante lavorare per l’immediato, ma anche in prospettiva futura, puntando sempre più sui nostri giovani.
La Juventus è la squadra di adulti. Non sei mai sicuro di vincere contro di loro finché non muoiono.