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Australian Open, cosa deve temere Sinner di Medvedev: servizio, rovescio e tempra indistruttibile. O quasi...

Medvedev avanza per la terza volta in carriera in finale a Melbourne: le due precedenti le ha perse con Nadal e Djokovic. I suoi punti di forza sono servizio e rovescio.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

È stato il tennista che più di tutti ha permesso a Jannik Sinner di “svoltare” la propria carriera, sarà quello che in un modo o nell’altro finirà per tornare sulla scena nel giorno più importante della (sin qui) portentosa scalata al vertice dell’altoatesino. Che magari avrebbe preferito affrontare Sascha Zverev, come avranno pensato i milioni di italiani che con curiosità hanno seguito la maratona che ha visto Daniil Medvedev spuntarla in rimonta per 6-3 al quinto set dopo essere stato sotto 2-0 ed essere andato a un passo dall’eliminazione.

L’uno o l’altro, però, fa poca differenza: aver battuto Djokovic è un biglietto da visita mica da ridere, e allora buona fortuna a Daniil, consapevole di ritrovarsi a che fare con un giocatore al quale riesce tutto con una naturalezza disarmante.

Chiamatelo “il sopravvissuto”: 3 gare su 6 vinte al quinto set

Medvedev invece le cose se le deve sudare tantissimo, come pure la semifinale con Zverev ha dimostrato. Che sia uno dei giocatori più talentuosi della sua generazione, nessuno lo mette in dubbio: solido mentalmente, forte al servizio, efficace soprattutto negli scambi prolungati. Una tempra durissima, come ben ricorda Djokovic che nel 2021 vide infrangersi contro un “muro di gomma” il sogno di vincere tutti e 4 i tornei slam stagionali (perse proprio contro Medvedev l’ultima delle 28 partite, cioè la finale degli US Open).

Uno al quale piace combattere e che non si da mai per vinto, tanto che quella contro Zverev è stata la terza vittoria arrivata al quinto set nel torneo dopo i successi ottenuti su Ruusuvuori al secondo turno (era sotto due set a zero) e su Hurkacz nei quarti di finale (due volte avanti e due volte raggiunto). Insomma, Medvedev s’è meritato l’appellativo di “sopravvissuto”, e forse per questo l’idea che Sinner potesse affrontare Zverev non sembrava dispiacere troppo i milioni di tifosi (Carota Boys inclusi) sparsi in ogni angolo del mondo.

L’inerzia ribaltata: come ha fatto Sinner a sconfiggere Medvedev

È bene ricordare però che gli ultimi tre precedenti tra i due sono stati sempre e solo appannaggio di Jannik. Che invero prima di battere Daniil a Pechino il 4 ottobre scorso aveva perso tutti e 6 i precedenti incontri contro il russo. Da quel momento però il vento è cambiato: vittoria bis a Vienna il 29 ottobre (sempre in finale di un ATP 500), vittoria anche nella semifinale delle Nitto ATP Finals di Torino del 18 novembre.

Benché giocate tutte sul cemento indoor, ogni partita ha rappresentato un modus operandi differente: a Pechino Sinner s’impose giocando tanto in serve and volley, a Vienna prediligendo maggiormente gli scambi da fondo campo, a Torino mischiando un po’ le due cose, soprattutto accelerando col rovescio. Il problema è che con Medvedev cambiare strategia è necessario: è talmente poliedrico che è difficile capire dove può essere più vulnerabile.

Le caratteristiche del russo: servizio, rovescio e… fantasia

La miglior virtù del quasi 28enne moscovita (compirà gli anni l’11 febbraio) è quella di poter essere considerato uno dei giocatori più completi del circuito. Forte al servizio, potente negli scambi da fondocampo, ha come la capacità di leggere in anticipo le mosse dell’avversario, riuscendo a indirizzare spesso il gioco con accelerazioni e colpi più liftati, utili per spezzare il ritmo all’avversario. Il rovescio è il colpo che gli riesce meglio, ma anche col dritto sa essere performante e spesso molto efficace, quasi sempre cercando angoli difficili o comunque spingendo l’avversario fuori dal campo.

Come ogni russo che si rispetti è dotato di estro e fantasia, ma anche di un carattere focoso che spesso lo fa andare fuori giri: battibecchi con giudici di sedia e di linea o (soprattutto) con il pubblico sono all’ordine del giorno. Sa di non apparire troppo simpatico, sebbene chi lo conosce bene testimonia quanto sia affabile e cordiale con i colleghi (oddio, quasi tutti: con Zverev ad esempio non c’è grosso feeling…). Spesso e volentieri, Medvedev è un rompicapo anche per se stesso, ma in generale lo è molto di più per gli avversari.

Numeri a confronto: a Melbourne solo dolori in finale per Daniil

Quella di domenica contro Sinner sarà la sua sesta finale slam in carriera. Il bilancio sin qui è deficitario: tolto l’exploit del 2021 a Flushing Meadows, Daniil ha perso le restanti 4 finali disputate, due contro Nadal (entrambe al quinto set: una agli US Open 2019, una agli Australian Open 2022) e due contro Djokovic, che vinse nel 2021 a Melbourne e e replicò il tutto sempre a Flushing Meadows nel 2023, di fatto nella rivincita della finale di New York del settembre 2021 che gli costò il grand slam.

Adesso avrà un’altra opportunità per rimuovere quel fastidioso zero alla voce vittorie nel primo slam della stagione: dopo due finali perse, Medvedev spera che la terza sia quella buona per rompere l’incantesimo. Sinner però avrà un motivo in più per pensare di essere un po’ più avanti: confermare sia la tradizione negativa del russo, sia quella favorevole inaugurata lo scorso anno da Djokovic, che vinse partendo come testa di serie numero 4 del tabellone. Come Sinner quest’anno, dove domenica ogni cosa si spera possa essere tale e quale a quanto mostrato nella passata edizione.

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