Trentaquattro anni dopo quel 26 maggio del 1991 di rabbia e lacrime che aveva condannato il Pisa a salutare il calcio dei grandi, all’ombra della Torre pendente si torna a respirare in grande, si torna a calcare i campi della Serie A. È un’impresa che ha il sapore delle grandi epopee, quella firmata da Filippo Inzaghi, l’uomo delle promozioni, capace di trasformare in realtà il sogno di un’intera città passata dall’inferno del fallimento. Un progetto silenzioso, ma ambizioso, che in questi primi giorni di maggio può finalmente liberare la gioia di una città intera.
Il Pisa cade a Bari, è vero, ma poco importa, visto che lo Spezia fa lo stesso contro la Reggiana e la granitica finitezza della matematica certifica con due giornate d’anticipo l’impresa dei nerazzurri. In un San Nicola dal clima surreale, svuotato dai tifosi del Bari in contestazione con la società, i 1.290 pisani al seguito della squadra hanno visto compiere la storia. Lacrime, cori, bandiere. Un intero popolo in festa per un’attesa durata oltre tre decenni.
Un’impresa dietro cui c’è il lavoro famelico e certosino di SuperPippo, del suo carisma, della sua storia, del suo feeling con le promozioni. Dopo il ritorno in B con il Venezia e la stagione da record che valse la A al Benevento, infatti, quello con il Pisa è il terzo salto di categoria ottenuto dall’ex bomber di Atalanta, Juventus e Milan in panchina.
A Pisa, Inzaghi ha fatto sua una piazza (dei Miracoli) calda, affamata, orgogliosa, proprio come lui. E quando, tra febbraio e marzo, sono arrivate le prime (e uniche) difficoltà – quattro punti in cinque partite, condite dalle mazzate con Sassuolo e Spezia – è emersa tutta la forza del gruppo. Inzaghi non ha perso il controllo, ha ricalibrato la rotta e dato la sterzata decisiva.
Un gruppo fatto di ragazzi capaci di incarnare tutto lo spirito di una squadra che si fonde da sempre con una città orgogliosa e appassionata. Da capitan Caracciolo, leader anche nei momenti più difficili, al lavoro di sostanza di Marin, i tredici sigilli messi a segno da bomber Tramoni, all’estro di Moreo, fino alle sgroppate di Touré, alla splendida scoperta Lind e all’affidabilità tra i pali di Semper, senza dimenticare l’apporto decisivo di gente come Meister, Solbakken e Morutan. Questo è il Pisa. Questo è il tempo dei festeggiamenti.
Nella prossima stagione si proverà a scrivere altre pagine di un nuovo capitolo tutto da vivere e raccontare. In A, il Pisa ritrova il derby con la Fiorentina, magari anche quello con l’Empoli. E sarà anche l’occasione per un nuovo confronto tra Filippo e Simone. Inzaghi contro Inzaghi. Sfida tutta nerazzurra tra fratelli. Intanto, con la laurea in tasca, SuperPippo può finalmente salire i 294 gradini della Torre e godersi dall’alto lo spettacolo di una città in festa. D’altronde, e i pisani lo sanno bene… “Belle tutte le altre città, ma come Pisa un ce n’è!”.