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Boxe, è la notte di Usyk-Fury: il mondo attende di sapere chi è il vero re dei pesi massimi

A Riyadh è tutto pronto per l'attesissima rivincita tra Usyk e Fury: il pugile ucraino mette in palio tutte le sue cinture, il britannico vuol regalarsi una serata di gloria.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Stasera a Riyadh nessuno potrà buffare: ci sarà anche un giudice diretto discendente dell’AI a decretare chi tra Oleksandr Usyk e Tyson Fury ha diritto di essere proclamato il re dei pesi massimi. E poco importa se saranno tre giudici (con i loro cartellini) a stabilire l’esito dell’attesissima rivincita tra il campione delle sigle WBA, WBC, WBO e The Ring e il Gipsy King, il “re gitano”, che dopo il ko. subito a maggio sa perfettamente che quella odierna sarà l’ultima possibilità per mettere entrambi i piedi sul trono della categoria per eccellenza. Da dove Usyk non è mai sceso, forte dei 22 match vinti su altrettanti incontri disputati.

Finalmente “pugni veri”: la rivincita più attesa

Quello di stasera, a detta di molti, potrebbe però rappresentare un’eccezione. Perché stavolta Fury s’è preparato come si deve, e soprattutto perché in molti sono convinti che un’eventuale vittoria del britannico aprirebbe la strada a un re match obbligato (una sorta di “bella”) per completare una trilogia che da mesi sta appassionando addetti ai lavori e non solo.

Dopotutto la boxe ha bisogno di essere rilanciata anche a livello mediatico dopo la farsa andata in scena un mese fa ad Arlington, protagonisti Mike Tyson (Fury si chiama Tyson proprio in onore di Iron Mike) e Jake Paul. Stavolta i pugni saranno veri, e si spera che veritiero sia anche il verdetto dei tre giudici, che a maggio non furono concordi nella loro decisione, arrivata per split decision (115-112 e 114-113 per Usyk, 114-113 per Fury). Da qui la necessità immediata di organizzare una rivincita, possibilmente entro l’anno: gli arabi hanno disponibilità sconfinate, e puntuale ecco servita la rivincita.

Usyk e Fury, una rivalità che fa bene alla boxe

Chi vincerà stasera? Il mondo della boxe è diviso, più di quanto aveva dimostrato di essere sette mesi fa. Quando Usyk veniva dato come logico favorito (Fury veniva peraltro da una preparazione complicata, segnata da due infortuni), mentre stavolta c’è chi si dice sicuro che sarà il britannico a mandare al tappeto il campione, o quantomeno a far suo il match ai punti.

La verità la dirà solo il ring, ma una cosa è sicura: Usyk e Fury non sono nemici, ma sanno recitare la parte alla perfezione. Hanno ridato lustro a una categoria che necessitava di una lucidata, anche per mancanza di veri fuoriclasse e di personaggi in grado di bucare lo schermo (i fratelli Klitschko, Wilder o Joshua, per quanto bravi e vincenti, non erano adatti al ruolo quanto i duellanti attuali).

Soprattutto hanno storie da raccontare come nessun altro da tanto tempo a questa parte: Usyk andato anche al fronte ucraino nella guerra contro la Russia, fiero nazionalista dispensato solo per motivi sportivi. Fury passato attraverso periodi difficili, tra tossicodipendenze e altri guai, ma con la capacità sempre di rialzarsi, oltre che in grado di sorprendere anche con le parole e le provocazioni quando sale sul quadrato. Insomma, sbruffone (ma con diritto).

La “stonatura” araba, la borsa milionaria

Comunque vada a finire il match di Riyadh, la boxe deve dire grazie a questi due fuoriclasse per averla rimesso al centro della scena internazionale. Dopo le grane legate a verdetti truccati (che costeranno alla nobile arte il posto nel programma dei prossimi giochi olimpici) e qualche evento organizzato più per intrattenimento che per vero amore della disciplina, con Usyk-Fury il pugilato è tornato nel proprio habitat naturale, anche se un match così è sprecato farlo disputare in Arabia, dove i soldi mandano l’acqua all’insù ed evidentemente c’è voglia di far passare messaggi “fuorvianti” all’esterno (c’hanno coniato sopra pure un termine: sportwashing).

A loro, i protagonisti della sfida dell’anno, tutto questo importa relativamente: che vincano o che perdano, la borsa da 40 milioni di dollari se la porteranno a casa comunque. Un valore comunque minimo rispetto alla gloria che una vittoria potrebbe portare: Usyk per la definitiva consacrazione, Fury per la più grande delle rivincite. “Let’s get ready to rumble”: un regalo di Natale così è quanto di meglio potesse esistere al mondo.

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