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Boxe, Dubois manda quattro volte al tappeto Joshua in sole 5 riprese: Usyk e Fury hanno trovato lo sfidante

A Wembley si consuma (forse) l'ultimo atto di Joshua: Daniel Dubois lo manda al tappeto 4 volte e alla quinta ripresa chiude meritatamente i conti

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Il regno di Anthony Joshua è finito, stavolta (forse) per davvero. Merito di Daniel Dubois e dei sui colpi pesanti, tali da mandare al tappeto quattro volte nel giro di sole cinque riprese l’ex re dei massimi, che sperava di riprendersi la corona IBF (persa nel 2021 contro Usyk, che poi l’ha lasciata vacante) al cospetto del più giovane connazionale. Che pure a Wembley ha dimostrato semplicemente di essere di un altro pianeta, almeno per questa versione ormai arrugginita e senza più mordente dell’olimpionico di Londra 2012.

Il crollo di Joshua e la fine di un’epoca

La serata era tra le più attese della stagione pugilistica, anche perché chi l’avrebbe spuntata tra Joshua e Dubois si sarebbe meritato una chiamata per andare a sfidare il vincitore della sfida tra Usyk e Fury, in programma a Riyadh il prossimo 21 dicembre.

Dubois, insomma, s’e guadagnato la card per andare a giocare la riunificazione di tutte le cinture del massimi: per quanto visto a Wembley, per la forza d’urto e la capacità di muoversi con disinvoltura e precisione sin dalle prime battute del match, oggettivamente “Dinamyte” appare l’unico in grado di poter impensierire sia Usyk che Fury. Anche perché Joshua con questa sconfitta ha probabilmente imboccato il sunset boulevard: impossibile pensare che il meglio debba ancora venire quando ormai le 35 primavere sono ad un passo e la concorrenza (Dubois ha 8 anni di meno) avanza a passo incessante.

Liam Gallagher scalda il pubblico di Wembley

La serata di Wembley è stata un evento nell’evento. Organizzato da Riyadh Season, la società dei sauditi che ormai ha monopolizzato le principali sfide del mondo della boxe (li chiamano sportwashing: il concetto ormai è ben noto a tutti), ha avuto come prologo la performance di Liam Gallagher nel giorno del suo 52esimo compleanno (prima uscita ufficiale dopo aver annunciato la reunion degli Oasis: tra un anno torneranno a suonare ben 4 date anche a Wembley), attesissima quasi quanto il match.

Che invero non ha tenuto fede alle premesse di equilibrio della vigilia: Joshua era dato per favorito dai bookmakers, ma sul ring quasi non si è presentato. Perché ha mandato una versione di sé irriconoscibile, finendo al tappeto già alla prima ripresa dopo che timidamente aveva provato a prendere l’iniziativa. In realtà Dubois è sempre stato padrone delle operazioni: solo la seconda ripresa è filata via liscia senza troppi problemi per Joshua, contato una volta di più nella terza e poi nella quarta ripresa.

Dubois è scatenato: ora vuole uno tra Usyk e Fury

Per qualcuno è già tanto non aver chiuso il match in meno di una decina di minuti, ma nella quinta ripresa bastano 59 secondi per convincere l’arbitro che è meglio lasciar perdere, anche perché il quarto atterramento di serata è quello più netto: Joshua prova a rialzarsi ma non riesce proprio a stare in piedi, la testa ciondola sul ring e il corpo non risponde.

Dubois accoglie il boato di Wembley: la 22esima vittoria (21 prima del limite: il soprannome “Dinamyte” è quanto mai appropriato) suona come un monito al resto della truppa dei massimi. E il 2025 sarà l’anno dell’assalto al trono dei massimi: se sarà Usyk ad attenderlo (un anno fa in Polonia vinse l’ucraino per ko. tecnico alla nona ripresa) o un redivivo Fury è ancora presto per dirlo. Intanto i due erano a bordo ring, intenti a osservare da vicino quello che è sembrato essere in tutto e per tutto il canto del cigno di Joshua (con loro anche McGregor e molti altri vip). Il quale ha incassato appena il secondo ko. in carriera (con Usyk ha sempre perso ai punti), ma pesante come nessun altro lo era mai stato prima.

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