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Brehme fa 58 anni: Da stella Inter a uomo-pulizie dopo crack

Dal rigore Mundial nel '90 al fallimento, la parabola del tedesco ambidestro

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Brehme fa 58 anni: Da stella Inter a uomo-pulizie dopo crack Fonte: Ansa

Gli auguri gli sono arrivati anche dall’Inter: oggi Andreas Brehme compie 58 anni e nella sua vita ha già conosciuto gioie e dolori, trionfi da calciatore e amarezze da uomo comune. E’ stato uno dei giocatori più forti della Germania campione del mondo nel 1990 in Italia e soprattutto dell’Inter dei record, quella che vinse lo scudetto del 1988/’89 con il primato storico nell’era della vittoria da due punti (58). Per il biondo laterale di sinistra anche una Coppa Uefa e una Supercoppa Italiana ma la luce si è spenta dopo che ha appeso gli scarpini al chiodo. Nell’Inter era un idolo. Nato ad Amburgo il 9 novembre 1960 arrivò per 1,8 milioni nell’estate del 1988, molti dissero come “tassa” che il Bayern Monaco impose per l’acquisto di Lothar Matthäus, ma anche per via di un cattivo rapporto con il tecnico dei bavaresi Jupp Heynckes. Trapattoni seppe esaltare le sue caratteristiche di ambidestro perfetto, impiegandolo come terzino mancino.

DESTRO O SINISTRO? Era un calciatore polivalente, bravo a ricoprire più ruoli, oltre a quello di terzino su entrambe le fasce del campo, ha ricoperto in carriera anche il ruolo di mediano. La sua capacità di saper calciare con entrambi i piedi, sopratutto con il destro che non era il suo piede naturale ha radici lontane, e lo si deve agli insegnamenti del padre, ex terzino destro del Amburgo che gli ripeteva sempre “a chi non è nato fuoriclasse un piede solo non basta”. Il piccolo Andreas passava interi pomeriggi su un campo di allenamento a calciare per ore e ore solo con il piede destro, tutti i giorni, cosi da farlo diventare come il suo piede sinistro. E proprio di destro segnò il gol più importante della sua vita: quello nella finale mondiale del ’90 contro l’Argentina a Roma. Doveva essere Matthaeus il rigorista ma il centrocampista gli cedette il tiro perchè gli facevano male i piedi. Grazie alle prestazioni del mondiale si classificò terzo nella classifica del pallone d’oro del 1990. Nel 1992 lascia l’Inter dopo 116 presenze e 11 gol.per andare in Spagna al Real Saragozza dove rimase un anno e dopo tornò in Germania al suo Kaiserslautern, prima dir ritirarsi.

IL FALLIMENTO – Intraprese la carriera di allenatore, ma con scarsi risultati,venne esonerato dal Kaiserslautern e dal Unterhaching. A dargli un altra occasione ci pensò il suo vecchio allenatore e amico Giovanni Trapattoni che lo scelse come suo secondo quando andò ad allenare lo Stoccarda nel 2005-2006, ma dopo ebbe solo problemi. Di alcol, di soldi, di debiti. E quando il crack finanziario fu pubblico (oltre 250mila euro di debiti e il rischio di perdere la casa che era ipotecata) Franz Beckenbauer uscì allo scoperto: “dobbiamo aiutare Brehme, abbiamo il dovere di restituirgli qualcosa di ciò che ha dato al calcio tedesco”). La risposta del calcio tedesco fu spiazzante. Un altro ex giocatore, Olivier Straube, annunciò (pubblicamente): “Siamo disposti a impiegare Brehme nella nostra azienda, così saprà cosa vuol dire pulire i bagni e i servizi igienici. Potrà lavare i sanitari così si renderà conto davvero cosa significa lavorare e qual è la vera vita”. A pulire i bagni Brehme però non ci andò mai. Il salvagente arrivò dal Bayern successivamente. Fu assunto come osservatore (e fu lui a suggerire Shaqiri, ex Bayern, all’Inter). La bufera è passata, auguri Brehme.

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