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Calcio, in Germania la politica si scontra con la federazione calcistica che ha mollato Adidas per Nike (dopo 77 anni)

Ha fatto scalpore la notizia dell'accordo tra la DFB e Nike, che dal 2027 fornirà il materiale tecnico di tutte le nazionali tedesche. Ma la politica difende Adidas

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Giù le mani dalle tre strisce sulla maglia della Germania. La “minaccia” suona più o meno in questo modo: privare il Die Mannschaft (La Squadra) delle iconiche bande dello sponsor tecnico Adidas per qualcuno equivale a un sacrilegio. Tanto che nemmeno un’eliminazione al primo turno nel prossimo campionato europeo (da giocare in casa) avrebbe la forza di sollevare l’indignazione che in queste ore s’è mostrata strisciante un po’ in tutto il Paese. A sollevarla, l’annuncio della fine della partnership tra la federazione tedesca e lo storico brand tedesco (che durava dal 1950) per far posto agli americani di Nike a partire dal gennaio 2027.

Un connubio iconico: dal “Miracolo di Berna” ai giorni nostri

Quello tra Adidas e la nazionale tedesca di calcio è un connubio tra i più longevi nel panorama sportivo internazionale. Affonda le radici in epoche lontanissime ed è passato alla storia soprattutto per quel che avvenne a Berna nel 1954, quando Adi Dassler cambiando i tacchetti ai giocatori tedeschi nell’intervallo della finale mondiale contro l’Ungheria (gli scarpini erano tutti prodotti dalla sua giovane azienda) diede un vantaggio tecnico enorme alla compagine tedesca, in grado di ribaltare il punteggio da 0-2 a 3-2 (il famoso “Miracolo di Berna”).

Da allora, in ogni singola gara disputata tra amichevoli, mondiali, europei, olimpiadi ed altre rassegne (incluse quelle giovanili), le tre strisce o quantomeno il logo Adidas ha sempre fatto bella mostra di se sulla maglia della Germania. Ma oltre all’aspetto estetico, c’era qualcosa che andava oltre: Adidas è un brand tedesco che ha saputo farsi strada nel mondo grazie a tecnologia, innovazione e strategia.

Insomma, indossando le maglie realizzate da Adidas, in qualche modo la nazionale di calcio della Germania esportava qualcosa che andava oltre, un vero e proprio modo di essere tedeschi. E pertanto la scelta della DFB di stringere un accordo con Nike ha scontentato tutti, puristi e non. Politici inclusi.

La rabbia dei politici: “Dov’è il senso del patriottismo?”

Il caso è diventato già di portata nazionale. Adidas versava 50 milioni di euro l’anno nelle casse della federazione tedesca, ma Nike (pur senza cifre ufficiali) raddoppierà le entrate. La politica aggressiva del colosso dell’Oregon (che in Europa tra le altre veste già le nazionali di Francia, Inghilterra, Portogallo, Olanda e Croazia) è tesa a far diventare il vecchio continente una sua “colonia” in ambito calcistico, e sottrarre la Germania ad Adidas è oggettivamente un colpo da novanta.

Ma ha suscitato le reazioni di tutti gli ambiti della politica tedesca: il vicecancelliere e ministro dell’Economia, Robert Habeck, ha parlato di “un pezzo di identità tedesca che viene venduto al miglior offerente, mostrando scarso patriottismo”.

“Il commercio distrugge un pezzo di casa e una tradizione radicata nel tempo: se un’azienda tedesca non va bene per realizzare le maglie della nazionale, allora è meglio che lo faccia una statunitense?”, s’è chiesto Karl Lauterbach, ministro della Sanità. Dorothee Baer, deputata del Bundestag, ha parlato di “una decisione totalmente sbaglia e spietata”.

Nike, cifre da capogiro e nuova offensiva sul calcio europeo

Davanti ai soldi però la DFB ha fatto capire che non c’è stato modo di scendere ad alcun compromesso. Nike potrebbe investire oltre 700 milioni di euro in 8 anni, dal 2027 al 2034, e ciò consentirebbe alla federazione di destinare fondi anche a progetti di sviluppo globale del calcio locale, anche e soprattutto in ambito giovanile.

I vertici di Adidas hanno spiegato di essere stati informati dell’avvenuta decisione da parte della federazione soltanto nella giornata di mercoledì 20 marzo, con la stessa DFB che ha difeso la scelta di optare per un nuovo sponsor tecnico “dopo una gara d’appalto assolutamente trasparente e non discriminatoria”. Come a voler ributtare sulla stessa azienda tedesca la responsabilità del mancato rinnovo, poiché Nike avrebbe semplicemente offerto una cifra di gran lunga superiore.

Adidas peraltro nei giorni scorsi era finita nel mirino della critica per via della versione away della maglia 2024 della nazionale, composta da un inedito colore rosa (anziché lo storico verde o il nero usato di recente, spesso accompagnato dal rosso). Una settimana non propriamente tranquilla, che certifica comunque vada la fine di un’era.

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