Giovanni Carnevali, direttore del Sassuolo Calcio, è intervenuto sul palco del Social Football Summit intervistato da Paolo Condò, per parlare dei progetti neroverdi e alcuni segreti della realtà emiliana.
Professionista trasversale e completo, Giovanni Carnevali è da anni professionalmente impegnato in aziende di sport marketing fondate da lui stesso e nel lavoro tecnico e sportivo con il Sassuolo, club ormai diventato un modello manageriale di riferimento per molti.
Sul palco del Social Football Summit ci ha svelato alcuni segreti e progetti sulla realtà neroverde in un’intervista condotta dal noto giornalista Paolo Condò.
Il Direttore del Sassuolo parte subito con un aneddoto divertente sul Presidente Squinzi: “Il dottor Squinzi scherzava sempre, mi faceva capire come credesse fortemente che anche il Sassuolo potesse ambire a qualcosa di importante. Mi chiedeva ‘Allora, l’abbiam preso Messi?’. Era una battuta che faceva spesso“.
Paolo Condò ammette invece la sua passione per Scamacca, “Scamacca è il mio pupillo, io lo farei giocare sempre“, e si parla anche dei giocatori dei neroverdi convocati da Mancini in Nazionale. “Avere tre giocatori del Sassuolo che hanno vinto l’Europeo con la Nazionale certifica la bontà del nostro lavoro. Sono ragazzi che hanno contribuito al percorso del nostro club“.
Giovanni Carnevali approfondisce anche la strategia del club sul mercato in entrata e in uscita: “noi dobbiamo sempre far combaciare aspetti tecnici ed economici. L’aspetto finanziario è fondamentale per un gruppo che ha novantotto fabbriche nel mondo. Non possiamo permetterci di perdere denaro. Dobbiamo cercare ci continuare a crescere, ma senza farci prendere dalla tentazione di non vendere dei giocatori di fronte ad offerte economiche vantaggiose. Locatelli – continua Carnevali – si meritava il salto in una grande squadra. Berardi ha un profondo affetto per la nostra società, essendoci cresciuto, è una pedina fondamentale. È il giocatore più importante, quest’anno ha richiesto di poter andar via. Le condizioni però non erano adeguate“
Si parla anche delle operazioni in uscita dell’ultima sessione di calciomercato, su tutti Locatelli alla Juventus, e delle scelte strategiche che le società di calcio devono mettere in atto: “Per Locatelli abbiamo scelto una formula che ci ha soddisfatto pienamente, ma che magari i non addetti ai lavori non comprendono. Voleva andare solo alla Juve, abbiamo avuto anche richieste dall’Arsenal. Le società non possono cedere sempre alle richieste di giocatori e procuratori. Il giocatore firma un contratto che dev’essere rispettato, nessuno lo obbliga, pertanto noi non cediamo ad alcun tipo di richieste non vantaggiose“
Sul tema Superlega e Fondi, invece, il Direttore Carnevali ha espresso in maniera decisa la sua posizione, non facendo mancare il disappunto per alcuni aspetti comunicativi: “non mi è piaciuto il comportamento dei club della Superlega. Hanno cercato di far tutto alle spalle delle altre società. La comunicazione scelta dai club della Superlega ha mostrato qualche errore. Alcune delle loro idee sono corrette, il sistema deve cambiare dall’alto. L’Italia è indietro anni luce rispetto a tutti gli altri. Il covid è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Per alcuni club ha inciso molto, ma il calcio è malato da anni. Molte società stanno in piedi per miracolo. Questo deve far capire come si stia andando in una direzione sbagliata“.
Sulla tematica relativa ai fondi ha invece spiegato che “i fondi non sono una garanzia. Gente come Moratti era innamorata del proprio club, chi mi garantisce che loro lo siano? Il Sassuolo ha ricevuto offerte, che non sono mai state prese in considerazione. È un club appetibile, ma per il quale non c’è intenzione di cessione.Il Sassuolo vive grazie alla famiglia Squinzi. In cinquanta giorni abbiamo perso sia il dottore he la dottoressa Squinzi, persone difficili da trovare. Non si sono mai intromessi nelle scelte, mi sono mancate moltissimo a livello umano, mi hanno dato fiducia nel compiere qualsiasi scelta. ‘Decida lei Carnevali’ era quello che mi dicevano. Oggi c’è una continuità grazie alla presenza dei loro figli in società“
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