Nel calcio di oggi sarebbe un alieno. A confronto con giocatori tatuati, metrosexual, gelatinati, attenti al look anche in campo uno come Vito Chimenti si noterebbe subito. Tozzo, basso, pochi capelli, viso ovale, baffoni alla old west. L’antitesi del calciatore moderno. Eppure questo armadietto da 1,70 per 69 chili faceva gol che oggi in pochi saprebbero ripetere. Nato a Bari è diventato l’alfiere del sud, facendo sognare i tifosi di Matera, Catanzaro, Taranto e soprattutto Palermo.
Dna da calciatore per Chimenti
Vito Chimenti è il fratello minore di Francesco Chimenti, anch’egli attaccante, nelle file della Sambenedettese e zio di Antonio Chimenti, l’ex portiere con esperienze anche in Roma, Juventus, Lecce, Cagliari e Udinese. Ha giocato in C, in B e in A segnando sempre con continuità ma il suo marchio di fabbrica era la bicicletta: il gol in rovesciata volante: “Lo avevo già provato svariate volte in Serie C. Poi, quando andai a Palermo, giocai contro il Napoli in Coppa Italia davanti ad uno stadio gremito, lo feci e segnai anche un grande gol: tutti da lì se ne accorsero. Se mi aspettavo che sarebbe diventato celebre? Beh i gesti tecnici diventano tutti famosi, come i grandi numeri inventati dai sudamericani”.
La svolta con la maglia del Palermo
Dopo i gol in provincia la svolta arriva con la maglia rosanero. Nelle due stagioni di permanenza a Palermo, Chimenti è stato il cannoniere della squadra. 16 gol nel campionato 1977-’78, 13 in quello successivo. “Palermo è stata una piazza molto importante per la mia carriera, perché mi ha dato la possibilità di giocare in Serie B, in mezzo ai professionisti. Devo tutto a questa società per quello che mi ha dato. Ho trovato una piazza bellissima, uno stadio piena e tanta gente che amava quei colori. Dentro di me quindi resta qualcosa di quella splendida città”.
Dici Chimenti, dici Palermo e non puoi non pensare alla finale di coppa Italia raggiunta nel ‘79 contro la Juventus. Si giocava al San Paolo di Napoli e fu proprio Chimenti a portare in vantaggio i rosanero dopo solo 1’. Poi successe qualcosa di strano. Nella ripresa non rientrò in campo e la Juve vinse 2-1 ai supplementari. Colpa di un calcione di Cabrini che mise ko il bomber. “ Avevamo fatto una grande partita e tenuto bene contro una squadra forte come la Juventus. Il pareggio a pochi minuti dalla fine ci ha tagliato le gambe e poi nei supplementari l’hanno portata a casa. Forse con un po’ di esperienza in più saremmo riusciti a portarla a casa”.
La sua carriera però non finì lì. A Taranto Chimenti, ormai trentenne, visse una nuova giovinezza: fece tredici gol, che non bastarono però per la promozione. Il più bello però lo fece l’anno dopo, nel derby col Bari, il 2-1 decisivo con una girata al volo di destro. Otto gol realizzati in quella seconda stagione da Chimenti. Spesso il pubblico lo acclamava, ”Vito, Vito” era lui l’idolo dei tifosi rossoblu. Quando ha smesso ha iniziato la carriera di allenatore: è stato sia allenatore in seconda che allenatore del Matera. Ha lavorato anche nello staff tecnico del Messina, del Lanciano, della Virtus Casarano, del Rimini e del Foggia.
Cosa fa oggi Chimenti
Nel 2020 entra a far parte della Consulta d’indirizzo del Palermo, in rappresentanza dei tifosi. Con lui anche il dottor Leonardo Guarnotta, come esponente dell’amministrazione comunale, e l’avvocato Santi Magazzù come esponente della società rosanero. “È un incarico che mi riempie di orgoglio speriamo di essere all’altezza della situazione. Mi metto a disposizione di tutti per il bene del Palermo. Penso di avere lasciato un buon ricordo e ho ricevuto un affetto immenso. È un rapporto speciale che spero di continuare a coltivare. Cosa mi viene in mente quando penso al Palermo? Gratitudine. È una città che mi ha dato tante soddisfazioni e mi ha permesso di raggiungere traguardi importanti da giocatore. Palermo e il Palermo sono rimasti dentro di me”.