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Che fine ha fatto il “mitico” Villa, idolo di Dalla

La favola del terzino operaio del Bologna insegna che bisogna crederci sempre

05-05-2021 10:28

Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

I più giovani non lo hanno visto giocare ma a Bologna e dintorni quasi tutti conoscono la favola di Renato Villa che scritto così dice poco ma basta aggiungere l’aggettivo “mitico” per far scattare il flash della memoria: 230 presenze complessive e 6 gol con la maglia del Bologna tra il 1986 e il 1992, per il popolo del Dall’Ara è stato e sarà sempre ‘il Mitico’. Simbolo della voglia di crederci sempre, all’insegna del tutto è possibile. Anche arrivare in serie A quando da giovane facevi il magazziniere e il camiciaio.

A Calcio2000 Villa ricorda le sue origini da calciatore: “È stata dura, fino a 25 anni lavoravo di giorno e mi allenavo di sera e specialmente in inverno non era facile ma è stata fondamentale la volontà, che mi ha portato a superare gli ostacoli; mi ha aiutato a crescere e a dare il giusto valore alla vita e ai soldi”.

Villa passa dal tressette al Bologna

Quando si trasferì a Bologna la sua passione era giocare a carte col barman vicino casa: il tressette alternato alle sue partite tra i dilettanti vestendo le maglie di Soresinese, Pergocrema, Pizzighettone, Pontevico. Poi, nel 1986, il grande salto, in serie B, nel Bologna di Gigi Maifredi. E dopo una sola stagione, alla soglia dei 30 anni, ecco che arriva la serie A dei grandi nomi: Maradona, Gullit e Van Basten, giusto per citarne qualcuno. “Facevo la raccoltà delle figurine, e a 30 anni mi sono ritrovato a giocare contro quelle figurine. Le mie caratteristiche? La forza fisica, ero bravo nei colpi di testa, avevo la giusta elevazione e gli avversari più alti li marcavo io: da Van Basten a Gullit a Careca”. Ma anche quelli bassi.” E poi c’era Maradona. Ho sempre sognato di marcarlo, mi è capitato di farlo per 5-6 volte. Era un giocatore di un altro pianeta. Prendeva botte e non diceva nulla, perchè aveva pazienza con noi umani”.

Dalla e Morandi fan del Mitico Villa

Da Renato Villa al “mitico” Villa, ecco come lo ricorda lui alla Gazzetta: “Mi ricordo che a chiamarmi ‘Mitico’ fu Lucio Dalla. Una volta disse: ‘Villa mi fa impazzire’. Anche se in realtà per la prima volta vidi quel soprannome su uno striscione a San Benedetto in serie B. Ricordo che chiamarono perfino una squadra di basket “Mitico Villa”. Quando, dopo il primo anno di A, Corioni sembrava intenzionato a vendermi, i tifosi del Bologna scrissero su tutti i muri della città: ‘il mitico deve restare’. Lì capii che mi volevano davvero bene. Quando festeggiammo la vittoria del campionato di Serie B c’erano tutti i cantanti bolognesi, da Morandi a Dalla, da Carboni a Antonacci e proprio quella volta Morandi cantò “Uno su mille”, dedicandomela, con tutto il pubblico che applaudì”.-

Bologna resta l’epicentro del suo mondo anche oggi: “Non ce n’è uno che mi chiami Renato Villa: qui a Bologna per tutti, anche a tanti dal mio ritiro, rimango ‘il Mitico‘. E la cosa non può che farmi sorridere. Secondo me i motivi sono principalmente tre. In campo ho sempre dato tutto quello che avevo. Ho sempre mantenuto la mia semplicitò, mi fermavo a parlare con tutti, E poi, cosa più importante, ero un ragazzo della curva che ce l’aveva fatta”.

Non ha lasciato del tutto il calcio, Villa. Ha allenato tra i dilettanti ed anche il Tavor Sesana, in Slovenia. “Ora sono responsabile di una scuola calcio a Casalecchio di Reno, con 300 bambini; con me collaborano l’ex portiere Cusin, Giuseppe Anaclerio, Fabio Poli, Roberto Russo e altri allenatori. Inoltre svolgo dei camp estivi di sei settimane in giro per l’Italia”.

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