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Ciclismo: Gianni Bugno lascia la presidenza associazione ciclisti

L'ex corridore lascia la presidenza dell'associazione ciclisti internazionale dopo 12 anni

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Ciclismo: Gianni Bugno lascia la presidenza associazione ciclisti Fonte: Getty Images

Gianni Bugno, ex ciclista monzese attivo a cavallo degli anni ’80 e ’90, lascia dopo 12 anni e tre mandati di presidenza, l’associazione dei ciclisti mondiale, ovvero il sindacato di categoria.

Il successore sarà scelto tra tre candidati: l’australiano Adam Hansen, 41 anni, l’Ironman del ciclismo, capace di correre 20 grandi giri di fila e poi diventare imprenditore in Ungheria, o lo svizzero Steve Morabito, 39 anni, uomo-squadra, con le elezioni che si terranno entro febbraio.

Bugno era riconosciuto come leader del gruppo anche durante la pratica agonistica. Peculiarità, questa, che gli ha consentito di guidare da dirigente il sindacato dei ciclisti professionisti, mettendoci spesso la faccia (come segnala la Gazzetta dello Sport) anche nei momenti più difficili, come i corridori morti in corsa (Demoitié alla Gand-Wevelgem 2016) perché travolti da auto del seguito, o i gravissimi incidenti come quello dell’olandese Jakobsen al Polonia 2020.

Al quotidiano rosa spiega di aver “iniziato con il primo trionfo di Nibali nel 2010 alla Vuelta e ho chiuso con il suo ritiro: allora l’Italia aveva ancora squadre WorldTour, adesso siamo la nazione che soffre di più, a parte le donne e la pista, e non sarà facile uscirne. Il nostro ciclismo maschile non c’è”.

Un pensiero, inoltre, anche per Davide Rebellin, travolto da un camion la scorsa settimana durante un allenamento nel vicentino: “Davide era un ragazzo umile, modesto, timido, ha sempre fatto benissimo il proprio lavoro ed è morto facendo quello che amava. Ma basta costruire piste ciclabili per ghettizzare la bicicletta, non ha senso spendere soldi per strutture senza manutenzione, dove il corridore a 30 all’ora non può andare perché trova la persona a spasso con il cane o che porta il passeggino. No, le bici fanno parte della strada: facciamo una corsia di separazione a destra riservata alle bici e che le macchine possano superare in modo sicuro. Il metro e mezzo in fase di sorpasso deve entrare nel Codice della Strada, e poi portiamo l’educazione stradale nelle scuole, ricominciamo ad andare a scuola in bici, invece che tutti in auto, e studiamo percorsi ad hoc per gli studenti con le scuole”.

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