L’ex tecnico giallorosso Eusebio Di Francesco, ad As, ha concesso una lunga intervista.
Ecco alcune dichiarazioni del tecnico fermo dal 14 settembre 2021: “Studio il calcio e le lingue, ogni tanto faccio visita a un centro sportivo. L’ultimo è stato quello del Napoli, ho analizzato il lavoro di Spalletti per due giorni. Non mi aspettavo che dominassero così il campionato, sono stati perfetti sul mercato”.
Un parere su Ancelotti: “È un highlander, lavora con perseveranza, tranquillità, sicurezza. Il suo miglior pregio, al di là della conoscenza calcistica, è che non lo vedi mai arrabbiato, trasmette consapevolezza della sua forza alla squadra. E nel Real fa la differenza”.
L’ex Sassuolo racconta dei due anni senza panchina: “L’esperienza mi ha fatto crescere. Negli ultimi tre anni ho allenato per 30 partite totali: ci vuole più tempo, ma ci sono stati anche errori da parte mia e ho imparato”.
Un pare sul Sassuolo: “Per me è un ricordo indelebile. Abbiamo costruito qualcosa da zero, siamo cresciuti insieme, dalle strutture al campo, arrivando in Europa League. Questa società è un modello: se dovessi scegliere una squadra a cui prestare un giocatore per maturare, penserei subito al Sassuolo. Inoltre, da anni scelgono allenatori con un’idea di calcio offensivo, seguendo la linea che abbiamo tracciato insieme”.
Su Berardi: “Aveva l’opportunità di venire con me alla Roma, ma l’ha rifiutata perché non si sentiva la prima scelta del club. Questo mostra il suo carattere. È un calciatore che vuole sempre il pallone e se fossi un suo compagno di squadra, nel dubbio, glielo darei sempre. Ha segnato più di 100 gol in Serie A, e lo ha fatto da esterno”.
L’esperienza alla Roma: “L’impatto non è stato facile, ma sul campo abbiamo ottenuto rapidamente buone risposte. Siamo arrivati terzi in Serie A e in Champions League, beh, se lo ricordano tutti. Mi rimproverano ancora quella mezz’ora in semifinale con il Liverpool, ma quella squadra, quando voleva, sapeva essere devastante. Certo, con il VAR avremmo avuto qualche possibilità. Al ritorno abbiamo sfiorato un’altra rimonta…”.
Un ricordo poi sulla rimonta contro il Barcellona: “Sentivo che era possibile perché, nonostante il 4-1 dell’andata, avevamo giocato una grande partita. Ho scelto di giocare una partita molto aggressiva, togliendo ampiezza al gioco del Barça. Adesso sembra facile dirlo, ma tutti credevano nella rimonta, si può chiedere… Ricordo che al 3-0 di Manolas tutti festeggiavano ma io davo istruzioni. Florenzi mi ha guardato e mi ha detto ‘Mister, non ci credo’, così ho cercato di mantenere alta la tensione. Gli unici tiri in porta che abbiamo ricevuto sono stati negli ultimi quattro minuti. È stata un’impresa, ma, tra una risata e l’altra, dico sempre che da allora è arrivata la sfortuna, vedendo quello che è successo dopo (ride, n.d.r.)”.
In chiusura un parere sul ritorno in panchina: “Ho pagato i miei errori e spero di avere una possibilità al più presto. In Italia o all’estero: la Spagna, ad esempio, la adoro. La Liga è il campionato che mi darebbe più stimoli per la mentalità che hanno la maggior parte delle sue squadre”.