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Duplantis e Marchand come Bolt e Phelps: Parigi ha trovato gli dei. Nell'atletica i metri spodestano i secondi

L'astista svedese e il nuotatore francese: sono gli atleti simbolo delle Olimpiadi parigine. A Duplantis e Marchand il grande merito - pareva missione impossibile - di rimpiazzare Bolt e Phelps

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Parigi ha trovato i suoi Re. Le Olimpiadi consacrano Leon Marchand e Armand Duplantis. I più grandi di tutti. Archiviare Usain Bolt e Michael Phelps pareva roba improponibile. Con gli anni magari, perché no. Ma né il nuoto né l’atletica potevano immaginare l’esplosione di due tipi così. Roba da mitologia olimpica. Duplantis e, prima di lui in ordine cronologico, Marchand si sono presi tutto. Il primo ha rivoluzionato l’atletica leggera restituendole una nuova unità di misura: il talento adesso si misura in metri, non più in secondi. L’asta spodesta la velocità. Il secondo ha definito ben altri modi per gli esseri umani che provano a fare i pesci. Anche i pesci, a dirla tutta, resterebbero confusi da Leon: non ne capirebbero la razza. Di donne e uomini sott’acqua ne hanno visti a palate. Uno così, forse, mai prima d’ora.

Marchand fa il quattro con le dita

Oltralpe storceranno il naso perché da Parigi al circocentro francese ormai campeggia la stessa gigantografia. Immortala Leon Marchand ancora in acqua mentre fa il quattro con le dita. A Tokyo era un bimbetto a cui hanno dovuto far capire come leggere in ottica futura un’esperienza chiusa con un sesto posto come best ranking.

Ci ha lavorato per tre anni, mentre il teenager lasciava posto al mutante. Nuota farfalla e rana passando in scioltezza dall’una all’altra: stili talmente diversi – per caratteristiche tecniche e attitudini fisiche – che non si capisce perché lui possa e tutti gli altri no.

A Tolosa smettono di bere e mangiare

Corpo asciutto, non è un muscolare Marchand: un metro e 86 per 77 chili, flessibilità articolare delle spalle, 46 di piede. Recupera molto rapidamente, si affida al sistema parasimpatico per gestire le emozioni e non lasciare che influenzino il battito cardiaco. Si dice che a Tolosa, la sua città, smettano di mangiare se gareggia a ora di pranzo o di cena: restano incantati davanti alla tv.

Più di uno, addetti ai lavori compresi, se n’è uscito con un presagio in tempi non sospetti: sarà il protagonista assoluto dei Giochi. Quattro ori al collo: 200 metri rana, 200 metri farfalla, 200 metri e 400 metri misti. Il bronzo nella 4×100 mista è giusto una punteggiatura.

Hanno stravolto la Marsigliese

Alla Defense Arena erano lì per lui: in 17mila a scandirne il nome. Per dirne una: allo Stade de France hanno dovuto ritardare i 400 metri del decathlon, posticipata anche una finale di scherma. C’era troppo rumore proveniente dalla piscina: il boato infinito.

Hanno stravolto la Marsigliese: marchons è diventato Marchand. Due record olimpici in due ore: rana e farfalla. Crescita esplosiva nell’adolescenza, ora il corpo somiglia a un missile: non ha fianchi.

Dicono di lui: semplice, gentile, grande professionista, esemplare in allenamento. L’impatto col nuoto a quattro anni quando i genitori lo convinsero a nuotare promettendogli un giro da McDonald’s.

Pollo fritto e pizza

Armand Duplantis, invece, ora lo convincono solo con pollo fritto la notte e pizza a colazione. Ha salato con l’asta fino a 6 metri e 25. Si è preso il record del mondo ma non è un novizio. Lo svedese con nazionalità statunitense che chiamano Mondo, per abbreviare: però gli sta a pennello perché ormai a sconfinato. Chi lo ricorda più Sergej Bubka? Eppure l’ucraino come fai a scordarlo?

Mondo al secondo oro olimpico: dicono che abbia scelto di ritoccare il record un centimetro alla volta perché ogni nuovo primato gli frutta centomila euro. Per ora ne ha piazzati nove: da 6.17 a 6.25.

Per l’AI può arrivare a 6.51 metri

L’intelligenza artificiale ha stabilito che ha nell’asta un salto fino a 6.51 metri. Lui non ci pensa: ha chiuso gli occhi, immaginato il salto e poi l’ha fatto. Parigi gli ha regalato gli onori che altrove hanno riservato a Bolt.

Del futuro gli importa poco: dopo le Olimpiadi ha solo in mente di mettersi all’ingrasso. La dieta ferrea l’ha sofferta, adesso ha bisogno di chiudersi in casa e strafogarsi, le schifezze che fanno mettere su ciccia.

La pedana nel giardino di casa

È uscito devastato dai Giochi: non per la gara, l’ha fregato il post. A letto all’alba, la sveglia con le occhiaie. Da bimbo saltava sulla pedana costruita dai genitori nel giardino dietro casa, era un gioco divertente di cui altri bimbi non disponevano.

Adesso vorrebbe aiutare l’atletica a prendersi tutta la popolarità possibile: per questo adora quelli come Noah Lyles, iridato nei 100 metri, che sanno conciliare il personaggio e l’atleta.

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