Tutte le storie hanno un inizio e una fine, ma quella tra Giorgio Minisini e il nuoto artistico non ha avuto il tanto agognato lieto fine. Che avrebbe dovuto far rima con Parigi, il luogo ideale dove scrivere l’ultima pagina di un libro cominciato ben 22 anni fa, quando nei sogni di un piccolo bambino non s’annidava ancora il desiderio di poter diventare uno di quei pionieri destinati a fare la storia dello sport italiano. Una storia che Minisini ha comunque già contribuito a scrivere a caratteri cubitali, pensando alle 8 medaglie mondiali (3 ori, 2 argenti e due bronzi) e alle 9 medaglie europee. Un palmares invidiabile al quale però mancherà per sempre una medaglia olimpica, proprio adesso che il nuoto artistico aveva aperto anche alla presenza di atleti maschi nelle competizioni a cinque cerchi.
- "Un viaggio lungo 22 anni, giunto al capolinea"
- L'ammissione: "Ho sofferto in silenzio per non deludere"
- La speranza nel futuro: "Ai bambini dico di credere nei sogni"
- I campionati italiani, i mondiali inclusioni di Arianna
“Un viaggio lungo 22 anni, giunto al capolinea”
Minisini in cuor suo riteneva che Parigi sarebbe stato l’ideale punto d’arrivo per completare la propria rivoluzione. Eppure, quando non ha visto il suo nome nell’elenco dei convocati diramato dal direttore tecnico della nazionale di nuoto sincronizzato, Patrizia Giallombardo, ha capito che la sua avventura nel mondo acquatico era giunta a conclusione. “Le olimpiadi erano il motivo per il quale ho continuato a lavorare duramente in questi ultimi anni, benché il fuoco della passione aveva cominciato a spegnersi. Ora che questo orizzonte s’è allontanato di almeno altri 4 anni, ho capito che è arrivato il momento di metterci un punto”.
Anche perché probabilmente l’avrebbe fatto ugualmente una volta terminata la stagione: “Il mio è stato un viaggio lungo 22 anni e sono orgoglioso di aver centrato tutti gli obiettivi che mi ero prefissato. Purtroppo mi resterà per sempre il cruccio di aver dovuto fare i conti con un ambiente rigido, esclusivo e pieno di pregiudizi, lontanissimo dal poter considerare la parità di genere un valore. Eppure ho sempre pensato che questo sport potesse cambiare: mi sembrava assurdo pensare che una disciplina potesse permettersi di tagliare fuori metà del genere umano. Evidentemente però la strada è ancora lunga e impervia”.
L’ammissione: “Ho sofferto in silenzio per non deludere”
La mancata convocazione per Parigi è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. “Il nuoto per me è sempre stata passione, poi s’è trasformato in una missione, perché sapevo di essere un esempio per tanti ragazzi che come me hanno sognato sin da bambini di fare questo stesso percorso. Era da un po’ di tempo che mi dicevo che fosse meglio mollare, ma mi son sempre detto che se l’avessi fatto non avrei dato un buon esempio e avrei potuto scoraggiare tanti atleti che in me si identificavano.
Ho sempre posticipato quel momento, preferendo star male senza farlo sapere al mondo. Ecco, oggi è finalmente arrivata l’ora di dire basta. Praticare un’attività che non dà più piacere non è una cosa sensata, e ho capito di preferire di gran lunga la paura dell’incertezza alla sicurezza del malessere. Ma lo sport ad alto livello e la salute mentale degli atleti è giusto che vadano di pari passo”.
La speranza nel futuro: “Ai bambini dico di credere nei sogni”
Minisini in carriera ha dovuto fare i conti con pregiudizi e insulti, perché per un ragazzino avvicinarsi al nuoto artistico è certamente un fattore “di rischio”, se commisurato al giudizio degli altri. “Ai bambini che si avvicinano a questa disciplina dico di vivere semplicemente il proprio sogno e di non star troppo a guardare cosa fanno o dicono gli altri. Loro possono davvero sognare un giorno di rappresentare l’Italia ai giochi e non c’è onore più grande, nonché stimolo per ambire a tutto questo”.
Le critiche che in tanti hanno rivolto al commissario tecnico Patrizia Giallombardo per la mancata convocazione di Giorgio hanno ferito anche lo stesso nuotatore. “Abbiamo parlato spesso con Patrizia, non sempre siamo stati sulla stessa lunghezza d’onda, ma questo ha permesso a entrambi di crescere. Come atleta mi ha dato tutto quello di cui avevo bisogno e la ringrazierò sempre. Così come rivolgo un grosso in bocca al lupo alle ragazze, che possono seriamente ambire a una medaglia”.
Nonostante la delusione per la mancata chiamata, Minisini non si tramuterà certo in un… gufo. “Non scherziamo. C’era questa grande opportunità di andare a Parigi, ma forse il nuoto artistico non è ancora pronto per questo passo. È un fattore culturale, di regole e di costruzione degli esercizi, e ancora non ci siamo. Di sicuro in questa storia hanno perso tutti, ed è un vero peccato”.
I campionati italiani, i mondiali inclusioni di Arianna
Al Foro Italico, nei campionati italiani in programma nel fine settimana, l’atleta delle Fiamme Oro chiuderà la carriera con un esercizio pensato per l’occasione. Poi comincerà a pensare al domani, del quale non v’è certezza, ma che comunque fa meno paura di quanto si possa credere. “Intanto con Arianna Sacripante (atleta che partecipa alle gare inclusive) prepareremo i mondiali in programma sempre in Francia, poi si vedrà. Ho studiato psicologia, mi piacerebbe mettere le mie esperienze da atleta al servizio degli atleti del domani. Per ora però penso solo a concludere nel miglior modo possibile questo viaggio e godermelo fino all’ultima curva”.