Ezio Luzzi: Io tra Ameri, Ciotti e Maradona, a 91 anni sono l’ultimo dei mohicani
La storica voce di Tutto il calcio minuto per minuto si confessa a La Repubblica ed evoca personaggi leggendari di un calcio che non c’è più, da Anconetani a Massimino
E’ nato in uno stadio in Argentina, a Santa Fè, perchè il padre era il custode e aveva diritto all’appartamento all’interno dell’impianto, ma Ezio Luzzi, 91 anni, storica voce di Tutto il calcio minuto per minito già a 3 anni tornò in Italia e la sua città natìa la rivide solo nel 1978, durante il Mundial argentino, per vedere dov’ero nata. Per decenni è stata la voce della serie B alla radio: in tanti lo ricordano anche per interventi a interrompere importanti gare di A solo per segnalare un angolo o un’ammonizione ma è rimasta una leggenda per tutti e si racconta a La Repubblica.
- Luzzi, ultima voce di Tutto il calcio
- Da Anconetani a Rozzi, che ricordi
- Le differenze tra Ameri e Ciotti
Luzzi, ultima voce di Tutto il calcio
Luzzi – che in carriera vanta 8 Mondiali e 8 Olimpiadi – ricorda di essere l’ultimo ancora in vita del nucleo fondatore (“Sono morti tutti. Guglielmo Moretti, Roberto Bortoluzzi, Sandro Ciotti, Enrico Ameri, Paolo Valenti. Cominciammo a trasmettere nel 1960, mi sento l’ultimo dei mohicani”), rivela che mandarlo a fare la B dopo 10 anni di A fu una sorpresa (“La serie B non la voleva fare nessuno, la prima partita fu un Pisa-Livorno. La cabina radiofonica era situata alla sommità di un enorme palo di ferro per raggiungere la quale bisognava salire i gradini aiutandosi con le mani”) e apre il baule del passato per evocare personaggi di un calcio che non c’è più.
Da Anconetani a Rozzi, che ricordi
C’era Anconetani che si convinse che Luzzi portava male al Pisa (“lo disse pubblicamente. Prima di ogni partita spargeva il sale sul terreno di gioco”) e c’era Rozzi che, infastidito dal parcheggio selvaggio attorno alla propria abitazione, non esitava a bucare le gomme delle auto dei tifosi”). C’era Angelo Massimino, il patron del Catania (“Un giorno cacciò a male parole una troupe televisiva che si era intrufolata nel locale”) e c’era una generazione di radiocronisti cresciuti sotto una scuola rigida.
Le differenze tra Ameri e Ciotti
Dice Luzzi: “Le qualità di un radiocronista sono senso del racconto, ritmo, capacità di trasmettere le emozioni. Spiegare dove sta il pallone, come si muovono i giocatori. Oggi veniamo imbottiti di informazioni inutili su assist, gol fatti, biografie dei calciatori. Ma a chi frega?”. Poi le differenze tra i due fuoriclasse di Tutto il calcio: “Enrico Ameri era un trascinatore eccezionale. Una mitraglia. Ciotti Era più aulico, più colto, però le sue frasi rotonde non sempre venivano capite dagli ascoltatori. Ciotti soffriva il fatto che Ameri fosse il numero uno. Diceva: io ho fatto il liceo, Ameri è solo un maestro elementare.
Ameri era metodico, arrivava allo stadio due ore prima, con un quaderno di appunti. Ciotti si presentava all’ultimo momento, trafelato, senza un’annotazione. Una volta in Portogallo Ciotti e Ameri rimasero in albergo a giocare a scopone, mentre io andai al casinò, persi i miei soldi, non ne avevo neanche per pagare il tassista che all’alba mi aveva riportato in hotel…Ameri e Ciotti erano ancora lì, con le carte in mano. I soldi me li prestò Ameri, era generoso, spendeva quello che guadagnava”.
Grazie a Maradona, infine, fece uno scoop: “Mi annunciò che andava al Napoli. Lo incontrai a New York nel giugno 1984, dove ero con la Nazionale. Lo chiamavo paisà, visto le comuni origini argentine”.