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Gionatha Spinesi: il ‘gabbiano’ di Catania

Gionatha Spinesi è un simbolo del Catania, club in cui è arrivato quasi per caso e da cui non si è più separato, diventando un idolo della tifoseria.

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Claudio Cafarelli

Claudio Cafarelli

Giornalista

Classe 1985: SEO, copywriter e content manager. Laurea in Economia, giornalista pubblicista.

Gionatha Spinesi: il ‘gabbiano’ di Catania Fonte: Imago Images

Una carriera più breve del previsto, iniziata con grandi prospettive ma presto ritrovatasi su un’altra strada. Gionatha Spinesi è stato uno di quegli attaccanti che hanno popolato il calcio italiano degli anni Novanta e Duemila, un’epoca d’oro di idoli locali che forse avrebbero meritato di più dalla loro carriera. La sua l’ha legata principalmente a due club, Bari e Catania, nei quali ha vissuto da protagonista le rispettive annate di lusso degli anni recenti, ma è soprattutto nel club siciliano che ha lasciato il segno maggiore.

Nell’estate 2022, dopo il fallimento degli etnei, si era anche proposto per un ruolo dirigenziale nella nuova società. “Potrei trasmettere il senso di appartenenza ai calciatori che verranno – aveva detto al sito ‘Itasportpress’ – spiegando anche cosa vuol dire indossare la maglia rossazzurra. Potrei anche fare da collante tra squadra e tifoseria, dando al mister consigli tecnici e tattici e avere un rapporto diretto con gli ultrà”. Alla fine la sua candidatura non è andata a buon fine, ma questa sua disponibilità testimonia il profondo legame che ha legato e lega ancora Spinesi con il club siciliano. Una storia che risale a diversi anni fa.

Gionatha Spinesi: gli inizi come calciatore

La storia di Spinesi inizia però molto lontano da Catania e dalla Sicilia. Il futuro attaccante dei rosazzurri è nato infatti a Pisa il 9 marzo 1978 e ha iniziato a giocare a calcio nell’Unione Sportiva PortaNuova, piccolo club della città toscana, facendosi subito notare. Nel 1994 le sue prestazioni hanno poi convinto anche gli osservatori del Pisa, che lo hanno aggiunto alla rosa delle giovanili del club nerazzurro. Anni complicati, quelli, a Pisa: la stagione si era conclusa con la drammatica retrocessione in Serie C1, ma subito dopo era arrivato il fallimento, e la società toscana era rinata in Eccellenza.

L’allenatore Felice Secondini lo fece esordire in prima squadra sebbene avesse appena 16 anni, e Spinesi sorprese tutti disputando una stagione da 4 gol in 10 partite, che subito attirò l’interesse dell’Inter. Dal nerazzurro al nerazzurro, balzò fino alla Serie A, ufficialmente per giocare nella Primavera interista, ma venendo spesso aggregato alla squadra maggiore, pur senza mai debuttare. “Avevo esordito in Serie D e poco tempo dopo mi trasferii a Milano, per me era un sogno. – ha raccontato in seguito – Ero solo un ragazzo, ma non andavo già più a scuola: passavo le giornate a fare fotocopie nell’ufficio del direttore Mazzola, mentre mi raccontava le sue storie leggendarie”.

Era un giovane attaccante molto promettente, che si divideva tra la Primavera di Angelo Domenghini e la prima squadra di Roy Hodgson. “Addirittura giocai qualche minuto in amichevole a San Siro contro il Manchester United di Cantona. – ha ricordato – Pensavo di essere arrivato nel paese dei balocchi, non volevo più svegliarmi”. Era anche consapevole del suo talento e scalpitava per esordire, ma la concorrenza nell’attacco nerazzurro era molto forte. Nel gennaio 1997 Sandro Mazzola, il direttore sportivo dell’Inter, lo chiamò nel suo ufficio per discutere del suo futuro: “Mi disse: ‘Abbiamo un’offerta importante dalla Serie B, potrebbe essere una buona occasione p…’. Non gli diedi neanche il tempo di finire e dissi ‘sì’ senza pensarci due volte”.

Per Gionatha Spinesi, calciatore di soli 18 anni, si apriva così la strada per Castel di Sangro, in Abruzzo, nella squadra allenata da Osvaldo Jaconi: lasciare l’Inter era un rischio, ma sapeva che aveva bisogno di giocare e mettersi in mostra, per conquistarsi un posto nel calcio che conta il prima possibile. E Castel di Sangro è un luogo abbastanza unico da cui iniziare una carriera da calciatore professionista: i giallorossi avevano ottenuto pochi mesi prima la loro prima promozione in B della storia e la squadra stava lottando per salvarsi. Spinesi contribuirà al 15° posto della squadra abruzzese con 3 reti in 20 partite, ritagliandosi un piccolo prestigioso posto in una storia unica. In quella stagione, tra i tifosi, c’era anche il giornalista americano Joe McGinniss, intento a raccogliere materiale per il suo celebre libro, Il Miracolo di Castel di Sangro.

La punta pisana resta in giallorosso anche la stagione seguente. Con la maglia numero 9 sulle spalle, Gionatha Spinesi mette a segno 5 reti in 36 partite, ma l’annata è generalmente negativa: Jaconi viene licenziato alla 27a giornata, per essere poi sostituito da Franco Selvaggi. Al termine del campionato il Castel di Sangro si ritrova in ventesima posizione e scende in Serie C1. Per Spinesi, attaccante giovane e di belle speranze, è subito pronta una nuova avventura, stavolta in Serie A: arriva per lui il trasferimento al Bari, reduce da un ottimo undicesimo posto in classifica.

Gionatha Spinesi con la maglia del Catania Fonte: Imago Images

Gionatha Spinesi: l’esplosione al Bari

Nel 1998, il Bari del presidente Vincenzo Matarrese, allenato da Eugenio Fascetti, era una delle realtà emergenti del calcio italiano. Aveva appena lanciato un giovane attaccante come Nicola Ventola, e aveva una rosa con giocatori di ottimo livello come Francesco Mancini, Mauro Bressan, Michele Marcolini, Phil Masinga, Yksel Osmanovski, più altri giovani di belle speranze come lo svedese Daniel Andersson e l’ala Gianluca Zambrotta. In estate c’erano state alcune cessioni importanti (Ventola, Ingesson, Volpi), ma erano arrivati innesti promettenti, tra cui anche lo stesso Spinesi.

La sua prima esperienza in Serie A fu segnata dai tempi di ambientamento dilatati e giocò appena 12 partite in campionato, segnando un gol, con il Bari che arrivò fino al decimo posto. Nella stagione seguente l’attaccante ex Inter trovò più spazio e il suo bottino salì a 5 reti, mentre in squadra iniziava a farsi largo anche la giovanissima seconda punta Antonio Cassano. In estate si disputarono anche gli Europei U21 in Slovacchia, con la punta pisana che ormai da un paio d’anni era nel giro della nazionale allenata da Marco Tardelli, per il quale si era rivelata una più che valida alternativa al titolare Ventola. Fu l’estate di un bellissimo trionfo, destinato a essere l’unico trofeo della carriera di Gionatha Spinesi, che fece tre presenze accanto a gente come Christian Abbiati, Gennaro Gattuso, Marco Baronio e Andrea Pirlo.

La stagione 2000/2001 iniziò con molte aspettative, con Matarrese che parlava addirittura di qualificazione alla Coppa UEFA, dopo il 14° posto dell’anno prima, ma i dissidi tra i due veterani Mancini e Garzya minarono fin da subito il clima. I mesi successivi vedranno una forte crisi da parte dei pugliesi, che chiuderanno in diciottesima posizione retrocedendo in Serie B. Spinesi aveva fatto solo 3 gol in 8 partite, anche a causa di alcuni problemi fisici, ma con tante stelle che avevano lasciato Bari dopo la retrocessione, diventava uno degli elementi su cui costruire la nuova squadra, affidata alle cure di Arcangelo Sciannimanico.

Spinesi formò un bel tandem con il talentuoso trequartista cileno Jaime Valdes, che permise al Bari di arrivare fino al sesto posto in classifica. Con 16 gol in 32 presenze l’attaccante toscano disputò la stagione più convincente della sua carriera e, dopo tante delusioni e sfortune, iniziò finalmente a dimostrare il suo valore. L’anno dopo confermò ancora i suoi numeri offensivi eccellenti (20 gol in 41 presenze, di cui 4 in 8 partite di Coppa Italia, dove il Bari arrivò fino ai quarti di finale), ma anche stavolta il rendimento generale della squadra non fu positivo e, cambiando in panchina Attilio Perotti con Marco Tardelli, i pugliesi non andarono oltre l’11° posto.

Anche la terza stagione consecutiva nella serie cadetta sarà deludente, con la formazione barese ultima alla fine del girone d’andata, nonostante i gol di Spinesi (12 in 20 partite) e del nuovo talento cileno Nicolas Cordova. A gennaio 2004 arrivò anche il grande pasticcio della cessione. Nessuno si aspettava che a cinque mesi dalla scadenza del suo contratto Spinesi potesse lasciare così un Bari in difficoltà dopo sei anni in Puglia, peraltro rescindendo il contratto senza nemmeno trasferirsi altrove. Ma la faccenda era, ed è tutt’oggi, rimasta molto controversa. “Sono altri che devono assumersi le responsabilità per quanto è accaduto” rivelò a ‘La Repubblica’, dopo l’addio.

Secondo Spinesi, qualcuno nella dirigenza aveva spinto per mandarlo via scaricandolo all’improvviso e costringendolo a firmare la rescissione. “Qualcuno ha strumentalizzato le mie parole per mettermi contro i tifosi del Bari. Fosse stato per me, mi sarei messo di nuovo addosso la maglia del Bari e sino a giugno avrei fatto gol per salvarlo. Ho rinunciato a soldi che mi spettavano pur di non passare come uno che rubava il denaro”. E così, a gennaio il miglior attaccante della Serie B si ritrovò improvvisamente svincolato e il Bari, senza la sua stella (sostituita con l’arrivo di Salvatore Bruno), retrocesse a fine stagione.

Gionatha Spinesi con la maglia del Catania Fonte: Imago Images

Gionatha Spinesi al Catania: una nuova casa

Pochi mesi dopo l’attaccante pisano firmò con l’Arezzo di Pasquale Marino, neopromosso in Serie B, dove avrebbe formato un tandem col trequartista bresciano Roberto De Zerbi, nel tentativo di raggiungere una non semplice salvezza. Dopo l’intricato e discusso addio al Bari, Spinesi era alla ricerca di una nuova famiglia calcistica a cui legarsi, ma soprattutto doveva confermare di essere ancora l’attaccante più determinante del campionato cadetto. E, almeno sotto questo ultimo aspetto, Arezzo si rivelò il luogo perfetto per lui: con 23 reti in 42 partite, il toscano fu il miglior realizzatore della squadra, conducendola fino al 14° posto in classifica e conquistando anche il titolo di capocannoniere del torneo.

Ma le sue ambizioni erano comunque più grandi del piccolo club toscano e a 27 anni Gionatha Spinesi sognava ancora di riconquistare la Serie A per dimostrare di poter essere un punta determinante anche nella massima serie italiana, cosa che non gli era riuscita nelle prime stagioni al Bari. Arrivò così la chiamata del Catania del presidente Antonino Pulvirenti, che militava in Serie B ma che voleva presto salire di categoria, e proprio per questo aveva voluto strappare all’Arezzo non solo il suo bomber, ma anche l’allenatore Pasquale Marino e il numero 10 De Zerbi.

In un certo senso, il progetto tattico dell’Arezzo si spostò in Sicilia, dove Spinesi si trovò a formare la coppia d’attacco con una punta tecnica e dinamica come Giuseppe Mascara, appena arrivato dal Perugia. Il feeling tra i due fu subito impressionante: 37 gol complessivi, 14 Mascara e 23 Spinesi, che non rivinse il titolo di capocannoniere solo perché Bucchi del Modena ne aveva fatti 29. Ma con questi gol il Catania arrivò secondo in Serie B, ottenendo la promozione in Serie A dopo 22 anni di assenza dalla massima serie.

Nonostante l’aggiunta all’attacco dell’ex bomber del Catanzaro Giorgio Corona, anche in A Spinesi si riconferma il principale terminale offensivo della squadra di Marino ed è ancora una volta protagonista di una stagione epocale. Con 17 reti in 32 partite, il pisano conduce il club siciliano fino a un incredibile 13° posto e finalmente a 29 anni è tra gli attaccanti di punta della massima serie italiana.

Questo sarà il suo apice nella carriera da calciatore. Nell’estate del 2007 Marino passa all’Udinese e, con qualche cambio nella rosa, il Catania è chiaramente una squadra meno coesa e organizzata sotto la nuova guida di Silvio Baldini, prima, e di Walter Zenga, poi. Spinesi non riesce a essere incisivo come l’anno precedente, anche se arriva comunque a quota 9 gol in 37 partite tra tutte le competizioni, miglior bomber del Catania assieme al trequartista argentino Jorge Martinez. La squadra ottiene un’altra salvezza, anche se più faticosa, arrivando al 17° posto.

L’annata 2008/2009 è invece gravata da un brutto infortunio, che lo tiene a lungo lontano dal campo. Gioca infatti appena 8 incontri, senza mai segnare, mentre la sua quota reti viene coperta dai più giovani Paolucci e Morimoto (9 reti a testa), oltre che dal solito Mascara (12). Ancora una volta il Catania, allenato adesso da Zenga, ottiene la salvezza con un 15° posto, ma a 31 anni e con il contratto in scadenza, Gionatha Spinesi decide di lasciare il club. Alla penultima di campionato, ultima gara della stagione allo stadio Massimino, l’attaccante toscano si congeda dai suoi tifosi con un commovente giro di campo.

Dopo il commiato al Catania non trovò nessun nuovo ingaggio, nonostante fosse ancora giovane. A ottobre si vociferò di un possibile accordo con il Pescina, che avrebbe segnato un romantico ritorno in Abruzzo, dove era partita la sua storia come calciatore professionista, per giocare in Lega Pro Seconda Divisione (la ex Serie C2), ma la trattativa non si concretizzò mai. A 31 anni, gravato da troppo infortuni ma comunque capace di ritagliarsi il suo spazio in Serie A, la carriera di Gionatha Spinesi poteva dirsi degnamente conclusa.

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