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Giro d'Italia, le sentenze di Gianni Bugno

La Maglia Rosa del 1990: "Roglic è il più forte, farà la differenza con un paio di allunghi nel fine settimana, Evenepoel e Crans Montagna pagine da dimenticare".

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Giro d'Italia, le sentenze di Gianni Bugno Fonte: Getty Images

Gianni Bugno dice la sua sul Giro

“E’ un Giro spezzato in due, chi vuole vincere la tappa dà spettacolo, i favoriti per la Maglia Rosa si marcano e ne viene fuori una corsa di vertice moscia; c’è spazio per attaccare sul Bondone e cominciare finalmente a fare sul serio, ma è una salita breve e potrebbe addiritture tenere la Maglia Rosa Armirail, se non si stacca. Sono tre i favoriti a guidare la Carovana Rosa, Thomas, Roglic e Joao Almeida, divisi da una manciata di secondi ancora. Nessuno attacca per non sparare cartucce a vuoto, si deciderà la corsa sulle Tre Cime di Lavaredo e sul Monte Lussari, cercheranno di mantenersi freschi per il fine settimana. Roglic è il migliore, con un paio di allunghi ben assestati metterà le mani sul Giro, anche se Thomas venderà cara la pelle; è il vero favorito, la squadra lo aiuta e ha la giusta esperienza per gestire le situazioni di corsa”

“Caruso deve cercare il colpaccio, ha già fatto secondo due anni fa, fare quarto o quinto non migliorerà la sua carriera; deve osare, se attaccherà, non lo marcheranno stretto subito, essendo a 2’36”. Se gli altri tre si mettono a questionare, ne può approfittare: il Giro si vince sul suo terreno, in salita. Deve sognare anche chi è lontano dal podio, è un Giro in cui i big hanno ceduto la Maglia Rosa a un gregario che aveva 19′ di ritardo. Non l’avrei mai fatto, è una maglia sacra: ai miei tempi indossarla ogni giorni significava accumulare un gruzzoletto per i compagni e per il personale della squadra; sono felice che a Roma ci sarà il Presidente della Repubblica, ma sogno ancora più in grande, che assista a una tappa in ammiraglia, sulla falsariga del Tour de France”.

“Non mi è piaciuto il modo in cui Remco ha lasciato la corsa, usare un messaggino a tarda serata manca di rispetto a organizzatori e tifosi; a Crans Montana si è sbagliato, non c’erano le condizioni per applicare il protocollo da meteo estremo, si doveva correre e basta”.

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