Da oggi chiamatelo pure il Tadej de France. Perché il Tour è più che mai un’esclusiva di Pogacar, imbattibile anche sulle rampe della cronoscalata pirenaica da Loudenviuelle a Peyragudes che ha contribuito a scavare ulteriori fossati tra la maglia gialla e il resto della compagnia. Una prospettiva che s’era fatta abbastanza reale già alla vigilia, specie pensando a quanto visto il giorno precedente ad Hautacam, dove il dominio dello sloveno era parso evidente. Insomma, nulla di nuovo sotto al sole. E Pogacar sempre più padrone di una corsa dall’esito (salvo imprevisti) praticamente già segnato.
- Anche Pogacar ammette che fa fatica: "Alla fine sono esploso"
- Fiducia Vingegaard: "Ora mi sento meglio". Lipowitz sorprende
- Evenepoel non si dà pace: "Non so cosa mi sia successo"
Anche Pogacar ammette che fa fatica: “Alla fine sono esploso”
Fa da sé che almeno Jonas Vingegaard ha provato a mandare un segnale. Dopo la cotta di ieri, il danese ha trovato il modo per reagire: la seconda posizione nella cronoscalata certifica comunque uno stato di forma non così malvagio, di quelli che possono essere considerati di assoluto livello, il migliore (questo si) tra gli esseri umani presenti alla grand boucle.
Perché Pogacar, se qualcuno nutrisse ancora dubbi, è un alieno: i 36 secondi di vantaggio con i quali ha regolato il rivale di sempre, adesso distante oltre 4 minuti in classifica generale (e mancano si e no 5 tappe di montagna…), rappresentano un altro indicatore chiaro di una manifesta superiorità che non conosce limiti. “Per me questa crono rappresentava un grosso punto interrogativo sin dalla preparazione invernale, e debbo ammettere che per come è andata posso solo che essere felice.
Ammetto però di aver anche sofferto un po’ nel finale: ero a tutta, sono quasi “esploso”, ma quando ho visto il tempo sul tabellone ho trovato la forza per spingermi oltre e chiudere a tutta. La luce verde mi ha dato fiducia e morale ed è stato tutto più bello così. Ho scelto di andar su con una bici normale perché questa era una crono davvero atipica, ma nel finale mi sono comunque dovuto gestire un po’. Il vantaggio sui rivali è buono, ma il Tour è ancora lungo”. Per lui forse si, per gli altri semplicemente lunghissimo.
Fiducia Vingegaard: “Ora mi sento meglio”. Lipowitz sorprende
Vingegaard s’è preso una bella soddisfazione nel finale quando è andato a superare Evenepoel, partito 2’ prima di lui. “Oggi ho ritrovato le sensazioni che sentivo di aver lasciato da qualche parte nelle scorse settimane. Ieri è stata una giornata tremenda, questa è andata via decisamente meglio. Sono tornato alla normalità e proverò a giocarmi tutte le carte a disposizione per tenere vivo il sogno di tornare a vestire la maglia gialla a Parigi. Ho già avuto due giornate no, spero che possano bastare, anche perché per me sono una rarità e non so darmi una spiegazione”.
Quella che nemmeno Remco Evenepoel sa darsi dopo una cronoscalata che definire horror è poco: il belga ha chiuso fuori dai primi 10, mostrando un’andatura assai caracollante nell’ultimo chilometro e pagando dazio anche a un problema meccanico. E adesso rischia seriamente di dover cedere il terzo gradino del podio, anche perché Florian Lipowitz della Red Bull Bora Hansgrohe è arrivato a contare appena 6 secondi di ritardo nella generale, complice l’ottima performance che l’ha visto accodarsi soltanto dietro a Pogacar (distante 1’56”), Vingegaard e al redivivo Roglic, suo compagno di squadra, che a sua volta riapre i discorsi in ottica podio, essendo distante 1’26” da Evenepoel (da capire ora su chi farà la corsa la Red Bull).
Evenepoel non si dà pace: “Non so cosa mi sia successo”
Domani la carovana ritroverà tante salite, con la tappa regina della seconda settimana che metterà sul piatto scalate entrate nella leggenda del Tour come Tourmalet, d’Aspin e Peyresourde, più l’arrivo a Luchon-Superbagneres con gli ultimi 12 chilometri d’ascesa.
Una tappa che potrebbe lanciare definitivamente in orbita Pogacar (non che ne abbia bisogno) e alla quale guarda con preoccupazione Evenepoel. “Oggi sono stato proprio male, non so dire cosa sia successo, sono partito benino ma dopo 5 minuti di salita ho cominciato a sentirmi male, incapace di sprigionare potenza.
Quando Vingegaard mi ha passato non c’ho fatto molto caso perché stavo già soffrendo di mio, ma sapevo che col ritmo che aveva sarebbe successo. Domani ci saranno tante salite e onestamente non so proprio cosa aspettarmi”. Qualcuno azzarda persino l’ipotesi ritiro: comunque vada, per Remco questo Tour si sta rivelando alla stregua di una via Crucis.