Ha vinto un Pallone d’Oro, e ha guadagnato milioni di euro. E’ stato l’idolo dei tifosi inglesi al Mondiale del 1998, ha segnato centinaia di reti e ha giocato nel Real Madrid. Ma il calcio gli ha tolto ogni gioia negli ultimi sette anni di carriera.
E’ la confessione, amarissima, che Michael Owen ha rilasciato a BT Sports. L’inizio dell’incubo è cominciato dopo l’infortunio e il fallimento al Real Madrid. “Quando mi sono fatto male per la prima volta gli adduttori, sono finito. Davvero. Ho cambiato il mio modo di giocare, non ero più quello che segnava gol come quello all’Argentina. Saltavo gli avversari, scattavo negli spazi, crossavo. Quello ero io. Ma negli ultimi sei o sette anni della mia carriera mi sono trasformato in quello che riuscivo a essere. Ero terrorizzato dalla possibilità di scattare quando avevo spazio. Sapevo che mi sarei strappato l’adduttore”.
“E la cosa peggiore è che il mio istinto mi diceva di fare come sempre – ha aggiunto l’ex ‘wonder boy’ -. Sono nato per essere un calciatore. E invece mi ricordo che quando McManaman prendeva il pallone e poteva lanciarmi in profondità pensavo ‘no, non puoi farlo, ti prego, passala corta”.
Un incubo per la punta inglese, che non si è più ripresa: “Ho perso tutto. E per quei sei o sette anni ho odiato il calcio. Non vedevo l’ora di ritirarmi, perchè quello che andava in campo non ero io. E la cosa peggiore è che poi sono entrato in uno stato d’animo in cui non mi mettevo neanche nella posizione di scattare. E quindi mi nascondevo, mi mettevo in zone del campo dove non sarei neanche dovuto essere”.
I numeri testimoniano la crisi del giocatore, che dopo i 118 gol in 216 partite di campionato con la maglia del Liverpool ha visto la sua prolificità scemare: tanto che nei successivi 7 anni di carriera ha segnato una trentina di reti in tutto tra il Newcastle e il Manchester United.
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