Meno di un mese fa ha appeso gli scarpini al chiodo, dopo una carriera che gli ha regalato sì, qualche noia fisica, ma soprattutto trofei in diversi Paesi: Sami Khedira rimarrà sempre uno dei nomi più importanti della storia calcistica degli ultimi decenni.
Un punto di svolta è stato sicuramente il passaggio al Real Madrid , proprio al momento dell’arrivo di José Mourinho ai Blancos: era il 2010, l’estate dei Mondiali in Sudafrica , e Khedira aveva appena vissuto insieme alla Germania la cocente delusione per l’eliminazione in semifinale contro la Spagna , quando, come racconta a Marca , proprio dalla penisola iberica arriva una chiamata: “La Spagna ci aveva appena eliminati dal Mondiale in Sudafrica. Eravamo tutti molto tristi, perché quella generazione meritava una finale. Non riuscivo a togliermelo dalla testa, quando improvvisamente ho ricevuto una chiamata: ‘Sami, ti vuole il Real, ti chiamerà Mourinho’. È uno scherzo, ho pensato. ‘Ti chiamerà Mou’, insistette. ‘Andrai al Real Madrid!’. Ho cambiato atteggiamento immediatamente. Ero molto nervoso e la mia principale preoccupazione era l’inglese, perché a quel tempo non lo parlavo. Così mi ha chiamato Mourinho e gli ho chiesto se potevamo parlare per sms: rise e disse ‘sicuro’. Mi ha detto che mi voleva al Real e quella conversazione ha cambiato la mia carriera. Mourinho è la cosa migliore che mi sia capitata…”
Da allora 161 presenze e 9 goal con le Merengues, e 7 trofei , compresa la Liga vinta nel 2012 e la Champions League conquistata contro l’Atletico Madrid a Lisbona nel 2014: la “Décima” , trofeo indimenticabile messo in bacheca dopo una stagione sfortunatissima per via di un lungo infortunio, culminata proprio con il ritorno in campo in finale. Tutto questo un anno prima di lasciare Madrid. Addio doloroso, ma allo stesso tempo passo importante per un’altra svolta della sua carriera: “È stato triste lasciare il Real: sapevo di essere nel miglior club del mondo. Ho vissuto in una città incredibile, ho vinto titoli. Ho dato il massimo fino all’ultimo giorno, ma era ora di partire. Sai quando arriva quel momento e personalmente ho pensato che un altro club e un altro paese fossero buoni per crescere. Amo il Real Madrid, è stato difficile difficile. Ma la Juve mi ha chiamato e ho sentito che mi avrebbe fatto crescere. Alla Juve sono stato molto bene. Ho vinto titoli, eravamo una famiglia… È stata un’ottima decisione “.
Dal Real Madrid alla Juventus, percorso simile a quello di Cristiano Ronaldo : ” Cristiano è il miglior giocatore con cui abbia giocato. Un goleador incredibile. I suoi goal i suoi numeri, sono evidenti. Ma ho anche avuto portieri incredibili come Buffon e Casillas , che sono leggende del calcio. Buffon è anche una delle persone migliori che abbia incontrato nel mondo del calcio: è incredibile che bravo ragazzo sia”.
Dopo 145 presenze (e 21 reti) con la Juventus, il ritorno in Germania e l’ultima parentesi all’ Herta Berlino , prima del ritiro: “Non ho scelto di ritirarmi da un giorno all’altro, ho lasciato ciò che amo e devo ancora realizzare l’accaduto. Il mio fisico, però, non era più in grado di continuare a giocare ad alti livelli: la cosa migliore, quindi, è stata fermami. Se non posso dare tutto, meglio farmi da parte: io la penso così. Sono triste perché non giocherò più a calcio, ma anche orgoglioso e felice per tutto quello che ho fatto. Ho avuto una carriera fantastica “.