Da quando, nel 2014, ha deciso di smettere col calcio giocato, la vita di Moris Carrozzieri è cambiata completamente: da difensore di ottimo livello si è trasformato in imprenditore con l’apertura di due locali a San Benedetto del Tronto.
I tempi in cui calcava i campi della Serie A sono ormai lontani: dall’esordio con la maglia della Sampdoria, avvenuto nel 2003, sono passati 17 anni. Fu in una trasferta a Milano contro l’Inter, bloccata sullo 0-0 anche dai suoi interventi difensivi.
Intervistato da ‘Sportweek’, Carrozzieri ha iniziato rivelando il motivo del suo ‘strano’ nome di battesimo, frutto di un errore del padre al momento dell’iscrizione all’anagrafe: “Mi chiamò Moris con una sola erre perché non si ricordava e non sapeva scrivere Maurice”.
Prima dello scoppio di Calciopoli fu vicino a trasferirsi alla Juve, nel 2003 fu il Milan a tentarlo, con la prospettiva di giocare in una big che lo allettava: “Nell’estate 2003 feci una tournée di 25 giorni in Cina con i rossoneri. Venivo da una stagione da titolare alla Sampdoria ma Novellino non mi lasciò andare, forse perché affidai i miei diritti di calciatore alla Gea di Luciano Moggi”.
Nel 2009 il momento più triste della carriera con una squalifica per doping: grazie all’aiuto dell’allora presidente Zamparini e dei suoi familiari è riuscito a venirne fuori: “Sbagliai io, assunsi una sostanza derivante dalla cocaina in una serata milanese, 10 giorni prima di Palermo-Torino. Sono stato fortunato perché i miei familiari mi sono stati sempre vicino. E Massimo Zamparini è un secondo padre: poteva chiedermi i danni d’immagine, invece mi ha tenuto in Sicilia per tutti e due gli anni di squalifica, abbassandomi lo stipendio”.