Il fronte dei secessionisti si è prima indebolito. E poi è crollato.
La Superlega era ancora un progetto vivo nonostante sei club su dodici , ovvero tutti quelli inglesi, avessero già annunciato ufficialmente il proprio disimpegno e un altro, l’ Inter , lo stesse per fare.
Le parole del presidente della Juventus Andrea Agnelli, co-fondatore del progetto insieme a Florentino Perez del Real Madrid, sembravano quelle di chi non voleva arrendersi nonostante le defezioni.
Ma con la pattuglia dimezzata anche il numero uno dei bianconeri ha dovuto gettare la spugna, ufficializzando la rinuncia al progetto: “La SuperLeague non può andare avanti – le parole di Agnelli riprese dall’agenzia Reuters – Dobbiamo essere franchi e onesti, no. Evidentemente non è il caso, non proseguirà”.
Il tutto dopo che l’amministratore delegato dell’Inter Beppe Marotta , citato in Spagna da ‘El Partidazo de Cope’, aveva ribadito la linea: “Probabilmente usciremo”, ma senza la decisione delle sei società di Premier League.
Intanto, secondo la ‘Gazzetta dello Sport’, il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina aveva pronta una contromisura per far desistere anche bianconeri e rossoneri.
Non una minaccia, quella del neo consigliere Uefa, eletto proprio nella giornata di lunedì, bensì la volontà di far mettere nero su bianco nel corso del prossimo Consiglio Federale la regola secondo la quale per essere iscritti alla Figc e quindi per partecipare al campionato di Serie A sarà obbligatorio partecipare esclusivamente alle competizioni Uefa .
Sì, quindi, a Champions e Europa League e alla neonata Conference League e no alla Superlega . Ma non ce n’è stato bisogno.
Decisivo, infatti, è stato l’asse tra le Federazione europee e la Uefa di Aleksander Ceferin , che in mattinata aveva diffuso un comunicato di “tregua” dopo i segnali di cedimento all’interno del fronte Superlega: “Ieri ho detto che è ammirabile ammettere di aver sbagliato e questi club hanno fatto un grande errore. Adesso che sono tornati in gruppo bisogna andare avanti insieme e ricostruire l’unità di cui godeva prima questo sport”.