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Le amarissime rivelazioni di Aristoteles: "Ferito dal razzismo"

Le parole di Urs Althaus, conosciuto per aver interpretato Aristoteles ne 'L'Allenatore nel Pallone'.

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Le amarissime rivelazioni di Aristoteles: "Ferito dal razzismo" Fonte: @Dania Film

E’ conosciuto dal grande pubblico per aver interpretato il campione brasiliano Aristoteles, uomo salvezza della Longobarda nella celebre pellicola ‘L’Allenatore nel pallone’, e Urs Althaus, questo il vero nome dell’attore svizzero di origine nigeriana, torna sempre con piacere su quell’esperienza.

In una lunga intervista rilasciata a ‘Il Giornale’, Althaus si è però soffermato su un tema molto particolare, oggi di grande attualità e toccato, seppur con la leggerezza della commedia, anche nella pellicola diretta da Sergio Martino con protagonista Lino Banfi: quello del razzismo.

Il tutto parte dal titolo della sua autobiografia, dal titolo molto particolare: ‘Io, Aristoteles, Negro svizzero’ (edito da Bibliotheka): “Perché questo titolo? Vogliamo mandare un segnale forte – ha detto Althaus -, contro il politicamente corretto. Il razzismo? E’ una ferita sempre aperta“.

“Ho subito episodi di razzismo in tutti gli ambienti professionali che ho frequentato: calcio, cinema, spettacolo, moda – ha affermato ‘Aristoteles’ -. Se ora il clima è cambiato? Non tantissimo. Basta osservare quello che accade negli Stati Uniti. E non solo lì.

Tornando a parlare del film e della delicata scena in cui Oronzo Canà, interpretato da Lino Banfi, dà conforto ad Aristoteles, Althaus ha rivelato: “Lino teneva moltissimo alla scena dove gli confidavo di essere emarginato per il colore della pelle. Prima del ciak si raccomandò: ‘Questa scena ha un valore educativo fondamentale. Va interpretata con sentimento’. Non è servito a molto, almeno a giudicare da quanto si vede e si sente negli stadi. E’ triste ammetterlo. Ma è proprio così”.

Althaus ha raccontato di aver vissuto episodi di razzismo anche nel mondo dello spettacolo, come una volta in cui gli fu rifiutato uno scatto accanto a Susan Sarandon: “Ero sottobraccio a lei. Ma al momento della foto, mi dissero che era meglio se mi fossi allontanato…. Negli hotel, poi, i camerieri rimanevano perplessi quando uno come me ordinava champagne”.

Tornando al calcio e al film che lo ha reso celebre, ‘Aristoteles’ ha svelato il suo ‘segreto’ per battere i calci di punizione: “Tutto merito di Carletto Ancelotti. Anche lui come Zico, Graziani, Pruzzo, De Sisti, Spinosi, Chierico, Scarnecchia e Damiani faceva parte delle comparse calcistiche del film. Quando arrivò la scena della punizione, Carletto si avvicinò e mi disse come dovevo posizionare il corpo al momento di calciare il pallone”.

Nonostante fosse una commedia, il film secondo Althaus ha anticipato scandali successivi: “Anche su quel fronte il film è stato profetico, anticipando il fenomeno di Calciopoli e denunciando un certo tipo di arretratezza culturale che ancora caratterizza alcuni ambienti calcistici”.

Nella lunga intervista l’attore svizzero non si è però sbottonato sulla squadra per cui fa il tifo: “Io tengo solo per la mia Longobarda – ha detto – Se c’è una squadra che le assomiglia? L’Atalanta. Tra i ragazzi guidati da Gasperini si vede che c’è un grande spirito di gruppo”.

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