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Polonara racconta la leucemia: l’incoraggiamento della piccola Vitoria, le cure a Valencia e l’incontro con Arianna Mihajlovic

Il cestista della Virtus si racconta dopo il primo ciclo di cure in Spagna per combattare la leucemia mieloide acuta

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Redazione

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Achille Polonara sta combattendo la sua partita più difficile. Quella contro la leucemia mieloide acuta. Dopo il primo ciclo di chemioterapia a Valencia, l’ala grande della Virtus Bologna è finalmente tornata a casa, accolta da un abbraccio travolgente dei suoi figli e della famiglia. Un momento di pura emozione, come racconta lui stesso in una sentita intervista a Il Corriere della Sera.

La figlia ha capito tutto

«Quando sono sceso dalla macchina e li ho visti corrermi incontro, è stato uno dei momenti più belli della mia vita», confessa Polonara raccontando come il video sia nato per caso e sottolineando come per lui, svegliarsi la mattina successiva con i bambini nel lettone è stata una boccata d’ossigeno in mezzo alla tempesta dopo settimane di assenza e di cure in Spagna.

«Non avevamo detto ai piccoli che ero in ospedale. Sono piccoli, Achille jr ha tre anni, Vitoria ne compirà cinque a novembre, ma lei ha capito tutto. Ha chiesto spiegazioni a mia moglie Erika e, con l’innocenza dei bambini, ha intuito la gravità della situazione “è senza capelli, mi avete detto una bugia. Papà sta male, come l’altra volta”, ha detto vedendomi senza capelli in videochiamata».

La diagnosi e le cure a Valencia

Sì, perché Polonara già nel 2023 aveva combattuto e vinto una battaglia contro una neoplasia testicolare. Ma questa volta, il peso della parola “leucemia” ha avuto un impatto emotivo fortissimo. «Quando i medici del Sant’Orsola di Bologna mi hanno comunicato la diagnosi, il tempo si è fermato. L’ematologo faceva fatica a trovare le parole giuste. È stato uno shock, ma poi capisci che la vera sfida inizia con le cure».

La scelta di trasferirsi a Valencia per proseguire il percorso terapeutico non è stata casuale. In Spagna, infatti, erano già disponibili farmaci sperimentali sotto forma di pastiglie, specifici per ridurre il rischio di recidive. «A Bologna quei farmaci sarebbero arrivati solo a settembre. Ho preferito non perdere tempo, consigliato dagli stessi medici che mi seguono in Italia».

Il cammino, però, è ancora lungo. Dopo il primo ciclo di chemio, il secondo è previsto ad agosto. «Quando finirò questa fase, tornerò a Bologna per il trapianto di midollo osseo», spiega il giocatore, che non nasconde quanto il supporto della famiglia sia diventato il suo scudo più forte.

La videochiamata con Arianna Mihajlovic

Tra le tante dimostrazioni di affetto, una telefonata in particolare ha colpito Polonara, quella di Arianna Mihajlovic, moglie di Sinisa – venuto a mancare proprio per Leucemia nel 2022 – che ha voluto manifestargli la sua vicinanza: «Non ci conoscevamo, eppure mi hanno contattato subito, condividendo la loro esperienza. Anche lui è stato curato a Bologna. Abbiamo fatto una videochiamata con tutta la famiglia, lei con tutti i figli. Mi ha spiegato che Sinisa aveva una leucemia particolare. Sono davvero persone molto sensibili e attente».

Il sostegno di Erika e il messaggio alla Nazionale

Fondamentale, in questo percorso, è la presenza costante di Erika, sua moglie, che lui definisce «la mia forza nei momenti di buio». Ma accanto a lei ci sono anche gli amici di sempre, i compagni di squadra della Virtus Bologna, e l’intera Nazionale. «Pozzecco mi scrive ogni giorno, lo considero un fratello. I ragazzi mi trasmettono energia, so che daranno il massimo agli Europei anche per me».

Il mantra di Achille

Nonostante il peso della malattia, Polonara mantiene la propria lucidità e non rinuncia a sognare. «Ho i miei momenti di crollo, soprattutto la sera, ma sono fugaci. La musica mi aiuta a sfogarmi. Una canzone in particolare, “Il mio giorno più bello nel mondo” di Francesco Renga, riesce sempre a farmi piangere, ma in modo liberatorio». La lezione più grande, però, gli arriva dalla figlia Vitoria. «Mi dice sempre: papà, ti voglio vedere con il sorriso. Questa frase non so dove l’abbia presa, ma è diventata il mio mantra».

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