“Dopo la morte di Sinisa ho avuto una strana reazione. Ho usato i social fingendo una felicità inesistente. Il primo anno è stato difficile per me, cercavo conferme, pubblicavo in continuazione per affrontare il dolore. Solo ora ho realizzato che Sinisa vorrebbe vedermi andare avanti“.
- Arianna Mihajlovic e l'incontro con Sinisa
- Mihajlovic: i primi sintomi nel 2019
- Mihajlovic, la forza e l'eredità
- L'addio di Sinisa
Arianna Mihajlovic e l’incontro con Sinisa
Sono le parole di Arianna Rapaccioni Mihajlovic, moglie dal 2005 dell’ex calciatore e allenatore Sinisa Mihajlovic, scomparso nel 2022 per leucemia. L’ex showgirl si è confessata per la prima volta sull’amore e sulla malattia del marito a Monica Setta a ‘Storie al bivio show’, nella puntata di prima serata in onda martedì 24 alle 21.30 su Rai 2. “Conobbi Sinisa in un ristorante romano al Gianicolo e fu un colpo di fulmine, da lì non ci siamo più lasciati. Mi propose di vivere con lui, gli risposi solo da sposata e dopo un anno di fidanzamento abbiamo detto si. Volevamo entrambi una famiglia numerosa, oggi sono anche nonna di due nipoti e tutto questo affetto dei figli mi aiuta a non soccombere alla sofferenza”.
Mihajlovic: i primi sintomi nel 2019
Poi Arianna racconta l’insorgere della malattia. “Nel 2019 eravamo in Sardegna, una notte Sinisa sentì un dolore fortissimo e dopo tutti gli accertamenti scoprimmo quella malattia molto aggressiva. La diagnosi era terribile ma noi facemmo un patto: affrontiamo tutto insieme e vinceremo questo brutto male. Sono stati anni faticosi – confessa ma lui cercava sempre di sorridere e alla fine delle terapie eravamo sicuri di avercela fatta“.
Mihajlovic, la forza e l’eredità
I due erano insieme dal febbraio 1995. Poi un’ulteriore confessione: “Il momento peggiore è arrivato quando scoprimmo la recidiva. Lui mi chiedeva sempre ‘ce la farò?’. Gli dicevo di sì, non mi sono mai fatta vedere da lui con le lacrime ma anzi, ero allegra perché lui spiava le mie reazioni per capire quanto stessi male. Quando fu chiaro che era alla fine facemmo un viaggio tristissimo da Bologna a Roma. Sinisa taceva, mi disse solo ‘mi dispiace non vedere crescere i miei figli‘. Lasciai cadere quella frase ma ormai non c’era più nulla da fare”.
L’addio di Sinisa
Poi l’ultimo ritorno di Sinisa in ospedale, quando era chiaro che non c’era più niente da fare. “Stava a letto e io gli stavo accanto. Gli tenevo la mano quando mi disse ‘Arianna ricordati che ti amo, ora ci sarai tu come guida per i nostri figli’. E dopo poco mi lasciò la mano dolcemente e se ne andò sereno perché mi aveva affidato il suo amore e la sua famiglia, i figli, i nipoti”.
