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Vedova Mihajlovic: le parole d'addio sul letto di morte e l'ultimo desiderio di Sinisa

La signora Arianna ricorda a Repubblica cosa accadde il giorno della morte dell'ex tecnico del Bologna e cosa fa oggi per elaborare il lutto

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Sinisa è sempre con lei, ovunque. Nelle maglie che conserva ancora gelosamente, nei suoi vestiti che sono ancora nell’armadio. A quasi due anni dalla morte del marito Mihajlovic la signora Arianna vive ancora nel ricordo dell’ex tecnico del Bologna, stroncato da una leucemia il 16 dicembre del 2022. E si confessa a La Repubblica.

L’infanzia di Arianna

La vita al Trullo, un quartiere povero di Roma, non è stata facile per Ariannna Rapaccioni: figlia di un autista dell’Atac e di una maglierista, con un fratello alle prese con problemi psichiatrici e un quotidiano fatto di lacrime e dolore, con conoscenti vittime della droga o che si sono suicidati. A Roma conobbe Sinisa, un colpo di fulmine che cambiò la sua vita: smise di lavorare (“Volevo fare il medico, ma poi per puro caso ho cominciato a fare sfilate, poi i provini per i programmi. ‘Luna park’, ‘Quelli che il calcio’… Ma quando ho incontrato Sinisa ho messo da parte il lavoro. Volevo lui e volevo una famiglia”) per dedicarsi al suo uomo.

Mihajlovic papà affettuoso

Una famiglia presto diventata numerosa: cinque figli (e ora anche due nipoti) con Sinisa che faceva il suo dovere di padre anche cambiando i pannolini. Poi la malattia che ha cambiato tutto: “Sono stati anni difficili – dice a La Repubblica – All’inizio ho vissuto sotto shock. Mi sembrava che da un momento all’altro mi potesse chiamare da Bologna, dove stava gran parte della settimana. “Amo’, mi chiamava così in un romanesco intinto nell’accento slavo, domani arrivo mi fai pasta e fagioli? Piccante, eh”.

L’ultimo desiderio di Mihajlovic

Per scelta concordata con i figli, Arianna non ha mai detto la verità al marito sulle sue reali condizioni, voleva che rimanesse positivo e ottimista. E prima di morire aveva un desiderio rimasto tale: “prima dell’ultimo ricovero stava organizzando di andare a Londra da Antonio Conte, voleva capire cosa vuol dire allenare in Inghilterra”.

Il ricordo dell’ultimo saluto

Il rapporto con i figli era fortissimo e viceversa. Arianna ricorda: “Per loro perderlo è stato veramente duro. Ma sono la mia forza. A Sinisa gliel’ho promesso. Ora vai, gli ho detto stringendo la mano, ai ragazzi ci penso io. Solo allora se n’è andato“. E poi: “È stato il momento più terribile e intenso che abbia mai provato. Eravamo intorno a lui, io, i figli, il suo migliore amico, mia madre, sua madre. Dopo l’ultimo respiro c’era una forza in quella stanza che non saprei descrivere. Abbiamo pianto le lacrime che non avevamo potuto versare prima, per non fargli capire che era finita”.

Non l’ha mai sognato, Arianna, che per elaborare un lutto sempre presente esce con gli amici, si dedica ai nipoti e si fa aiutare in analisi, ma un fenomeno “paranormale” c’è: vede in continuazione il 19, un numero speciale per la famiglia Mihajlovic. Il 19 dicembre ci sono stati i suoi funerali, la madre e la prima figlia sono nate un 19: “Guardo l’ora sul cellulare? Stai sicura che compare il 19”.

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