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Lucrezia Lante della Rovere e la confessione (umana) su Giovanni Malagò, presidente CONI e padre delle sue figlie a Belve

L'attrice è stata la compagna del numro 1 del CONI con il quale ha avuto le gemelle Ludovica e Vittoria, oggi adulte: il loro rapporto allora e oggi nell'intervista rilasciata a Francesca Fagnani

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Su quello sgabello, ormai familiare a fine stagione, Lucrezia Lante della Rovere con un sorriso misterioso quanto giocondo alla maniera di quella Monna Lisa mai accessorio ha attraversato un’esistenza diversa, unica come la sua eppure rappresentativa degli anni romani cristallizzati nelle sue risposte. E quei tormenti che ha ripercorso in analisi e che misurano il rapporto con i suoi genitori, Alessandro e Marina Ripa di Meana.

Ma anche gli affetti più centrali, della sua formazione e del suo percorso professionale, lei che è madre delle gemelle Ludovica e Vittoria avute dal presidente del CONI, Giovanni Malagò, e l’attore Luca Barbareschi. Figure importanti che ha descritto nella sua intervista a Belve, condotto da Francesca Fagnani.

L’intervista di Lucrezia Lante della Rovere a Belve e Fagnani

In quello spaccato, breve per una figura che ha attraversato la storia della Roma della sua giovinezza al pari dell’ambiente della moda capitolina e il teatro, soprattutto, trovano un posto l’attuale presidente del CONI, padre delle sue figlie, nonché compagno di vita per quattro anni quando la parabola era ascendente per entrambi.

Lucrezia Lante della Rovere era poco più che una ragazza quando nacquero le sue gemelle, Ludovica e Vittoria, volute con l’attuale numero 1 del Coni Giovanni Malagò con il quale l’amore durò altri due anni. Un rapporto di quattro anni che ha consentito ad entrambi di vivere una famiglia inusuale per i tempi, ma sostenuta da una relazione affettiva oltre i legami formali e che si è scelta con una costanza che la stessa attrice sottolinea e valorizza, nel corso dell’intervista, pur riconoscendo come la loro storia sia finita presto.

Infanzia segnata dai genitori: dipendenze e conflitti

All’epoca lei non aveva neanche 25 anni. A Belve ha toccato quel periodo della sua vita, ma anche quello – doloroso – in cui ha conosciuto la separazione dei suoi genitori, il loro protagonismo e al tempo stesso a che cosa può condurre la dipendenza.

“Non ho un ricordo felice della mia infanzia, ero una bambina spaventata che non riusciva a capire questi due genitori così diversi rispetto agli altri genitori. La vita di mia madre la guardavo con ammirazione anche se era esagerata”.

“Papà, invece, scappava dalla vita e sentivo che c’era una sofferenza dietro”, ha ricordato. “Mio padre alzava le mani ma non su di me. Su mia madre e sulla compagna che aveva. Creava una grande tensione a casa perché tornava spesso ubriaco. Chi ha una dipendenza non riesce ad avere una continuità lavorativa, delle entrate e una vita dignitosa, era complicato. Quindi passavo da una vita in technicolor con mia madre a una vita più spaventosa. Io non capivo come sua moglie, Antonella, abbia resistito. La incitavo a denunciarlo. L’altra cosa violenta che faceva mio padre era quella di tagliare, tutto. Tagliava asciugamani, lenzuola, la barba”.

Il ritratto di Marina Ripa di Meana

Sul rapporto con sua madre, Marina Ripa di Meana, ha ammesso quanto maturato nel suo percorso: “Pensavo a mia madre come a una principessa delle favole e quando mi si tolgono i prosciutti, comincio a vedere la sua incapacità di fare la madre”.

“Era una vera diva. A un certo punto i suoi giochi non mi hanno divertita più. Mia madre era senza mutande sempre, anche quando usciva. Aveva questi spacchi pazzeschi e reggiseno e mutande non le metteva. Se lo poteva permettere ed era abbastanza sfacciata per farlo. Non la giudicavo, sapevo che lei era così. Mi attaccava perché voleva una figlia spregiudicata come lei. Era possessiva, voleva che io fossi la copia di sé. Voleva che fossi una sua emanazione”.

Quando i suoi si separarono poi la madre Marina si unì al pittore Franco Angeli, una relazione segnata da dipendenza e anche esagerazioni: “A casa girava di tutto. Mi ricordo pistole, sacchetti bianchi. Era cocaina ma all’epoca non sapevo cosa fossero. Ricordo loro due che litigavano in maniera furiosa, una volta si inseguirono con le bottiglie con i colli di vetro spaccati. Li guardavo e mi paralizzavo. Ho un quadro di Franco Angeli che mi ritrasse con le mani in testa. Era la mia posa, diventavo una statua di sale”, la sintesi tetra di quella fase.

Il cinema

L’incontro con Giovanni Malagò, invece, fu la costruzione di un’esistenza felice per una giovane attrice che incominciò la sua carriera grazie a Mario Monicelli e a “Speriamo che sia femmina”, un caposaldo del cinema italiano che però non l’ha vista mai protagonista davvero.

Per Lucrezia Lante della Rovere è un rammarico: “Il cinema è fatto di 6 o 7 persone. È un circoletto, sempre gli stessi. Dire chi sarebbe di cattivo gusto. È colpa di un sistema che fa sì che tutto giri sempre intorno alle stesse persone”, ha sostenuto rispondendo a Fagnani e ammettendo anche di sentirsi sollevata dall’essere stata scartata da Caos calma per la scena erotica che ha fatto discutere, in quella pellicola.

Fonte: Getty Images

Lucrezia Lante della Rovere a Belve

Il rapporto con Giovanni Malagò, presidente CONI

Con Malagò ha avuto due figlie, le quali a loro volte le hanno dato cinque nipoti in totale e che le hanno riempito con amore e affetto e anche conflitti giorni forse che sarebbero stati, altrimenti, diversi. “Ho vissuto un po’ di contraddizioni, io cercavo le regole ma poi ne scappavo. Detto questo, Giovanni è l’uomo più importante della mia vita. In fondo, mi sono innamorata di lui perché ha un fare molto protettivo. Mi sono innamorata di quello”, ha raccontato dell’amore con Giovanni Malagò, padre delle sue figlie.

“Ho una figlia che mi ha accusato di avere fatto le stesse cose di mia madre. Non sono stata una mamma chioccia. Con Giovani le abbiamo cresciute insieme ma lui ha alle spalle una famiglia molto solida e io sono una scappata di casa”, ha ribadito.

La lunga storia con Luca Barbareschi

Dopo l’interruzione del suo rapporto con Malagò, Lucrezia Lante ha intrapreso altre relazioni rimanendo legata per sette anni a chi considera l’uomo più travolgente: l’attore, regista e autore Luca Barbareschi: “L’amore della mia vita è stato Luca Barbareschi, ma anche Giovanni perché da quell’amore sono nate le mie figlie. Ero talmente affascinata da Luca, lo guardavo con gli occhi a cuore perché mi sembrava una persona travolgente. Poi c’erano le trasgressioni che facevo parte della curiosità che ti spinge a volere conoscere tutto. Ero gelosissima, ma lo ero anche di Giovanni. Ero tormentata dalla gelosia. A un certo pinto, quando la vita è diventata troppo rock and roll ho pensato che l’asticella si era alzata. Ho capito che io volevo diventare protagonista della mia vita e non gregaria”. Una scelta netta, per riprendersi.

Fonte: ANSA

Lucrezia Lante della Rovere con Luca Barbareschi

Di quei sette anni che hanno vissuto insieme, tra privato e teatro soprattutto, hanno condiviso tanto senza poi rinnegare nulla ma divenendo uno riferimento per l’altro. “Ma è stato un grande amore, ci desideravamo pazzamente. Quando se n’è andata mi è crollato tutto addosso. Per lei avevo lasciato mia moglie incinta della terza figlia. “Ho fatto tanto casino per ritrovarmi ancora da solo”, aveva dichiarato Barbareschi al Corriere della Sera un anno fa, il 28 maggio 2024.

Legame unico con Malagò

Con Malagò, Lucrezia Lante ha tenuto insieme una famiglia riservando al numero 1 del Coni ancora una riflessione su quanto sia stato e rimanga un riferimento unico, per lei e le loro figlie. A sigillare una relazione che non conosce interruzioni vere, ma che si è evoluta, trasformata nell’arco di un trentennio quasi. Di lui Lucrezia disse, in un’intervista di qualche anno fa, al Corsera, descrisse bene la situazione anche se appariva più dettagliata da quella rilasciata a Belve:

“Quando ho conosciuto Giovanni (Malagò, ndr) avevo 21 anni e abbiamo fatto subito due gemelle, Vittoria e Ludovica. Anche lui era un tipo deciso e mi interrogava spesso sul mio futuro, su ciò che volevo fare. Io rispondevo che non lo sapevo, che mi sentivo una zingara scappata di casa, la buttavo sul ridere… Ma quando una volta gli chiesi: perché tu lo sai cosa vuoi diventare? Lui rispose serio: sì, il presidente del Coni. Aveva solo 28 anni!”.

Lucrezia Lante della Rovere e la confessione (umana) su Giovanni Malagò, presidente CONI e padre delle sue figlie a Belve

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