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Luis Suarez: il pistolero uruguaiano con il vizio del gol e dei “morsi”

Luis Suarez è giunto al quarto mondiale con la maglia del suo Uruguay: nonostante i 35 anni la sua “fame” sembra non essere diminuita e nemmeno la sua pericolosità offensiva

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Toglieteli tutto ma non la “camiseta celeste”. Il rapporto di Luis Suarez con la sua nazionale, quella dell’Uruguay, è qualcosa di viscerale. L’attaccante di Salto si è forse lasciato alle spalle i giorni migliori della sua carriera ma rimane un punto di riferimento nella nazionale di Diego Alonso che spera di stupire anche in questo mondiale.

Luis Suarez: dal Nacional all’esplosione in Europa

Luis Suarez è nato a Salto il 1987, in quello che è stato un anno decisamente proficuo dal punto di vista calcistico per quella zona del paese. A distanza di pochi mesi da Luis Alberto, nasce infatti un altro ragazzo che farà la storia dell’Uruguay, Edinson Cavani, con cui formerà una clamorosa coppia d’attacco con la maglia celeste. La carriera di Luis comincia con la maglia del Nacional dove fa il suo debutto nel 2005 e vince anche il campionato. Gioca una sola stagione con la squadra con cui è cresciuto per volare subito in Europa al Groningen. Anche in Eredivisie arrivano subito gol e grandi prestazioni che lo portano all’Ajax dove giocherà per 4 stagioni con 110 presenze ed 81 gol.

A soli 24 anni arriva la grande opportunità quando arriva la chiamata del Liverpool. Un’occasione che Luis non può lasciarsi scappare e che è capace di cogliere alla grande mettendo insieme ancora una volta numeri impressionanti che lo fanno diventare uno dei migliori attaccanti del Continente e il soprannome di “Pistolero”. Nel 2014 il passaggio al Barcellona dove in sei stagioni avrà una media realizzata spaventosa con 191 presenze e 147 gol. Poi l’addio polemico con i blaugrana e due stagioni con la maglia dell’Atletico Madrid prima del ritorno al Nacional.

Luis Suarez: il pistolero con il vizio dei morsi

Se da un punto di vista del talento e della capacità realizzativa, la carriera di Luis Suarez è di quelle che sfiorano la perfezione, i comportamenti in campo non sono sempre stati perfetti. Sin dal 2010 si nota una certa tendenza alla rabbia e contro il PSV perde la testa e morde il centrocampista olandese Bakkal, un gesto che gli costa sette giornate di squalifica. Passano tre anni e stavolta il morso arriva quando veste la maglia del Liverpool, nel tentativo di liberarsi della marcatura di Ivanovic contro il Chelsea, arriva il morso all’avambraccio del difensore serbo. Stavolta le giornate di squalifica sono 10.

Nel 2014 l’episodio forse più famoso quando ai Mondiali in Brasile del 2014 si gioca Italia-Uruguay. Al minuto 79’ Suarez addenta la spalla destra di Giorgio Chiellini, l’arbitro non si accorge di nulla nonostante le proteste del difensore azzurra. Saranno le telecamere a condannarlo con Suarez costretto a stare 9 partite con la maglia dell’Uruguay e 4 mesi in Premier (che poi sconterà in Liga dopo il passaggio al Barcellona). In mezzo anche altri comportamenti non proprio esemplari come le frasi razziste rivolte ad Evra nel corso di un match contro lo United.

Luis Suarez: il passaporto italiano e il mancato passaggio alla Juve

Chiusa la sua avventura con il Barcellona che lo scarica senza troppi complimenti, Luis Suarez nell’estate del 2010 va alla ricerca di una nuova squadra. Tra quelle interessate c’è anche la Juventus che però non ha a disposizione spazio per un giocatore extracomunitario. Nel passato del giocatore uruguaiano ci sono però discendenze italiane e Luis comincia la pratica per ottenere la cittadinanza. Ne viene fuori un vero e proprio caso. L’audio del suo esame a Perugia diventa pietra dello scandalo, El Pistolero fa fatica ad articolare qualsiasi frase in italiano ma ottiene comunque il placet dell’università umbra in quello che poi diventa anche una vera e propria inchiesta, da cui la Juventus sarà completamente discolpata solo molto tempo dopo.

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