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Mondiali: Cronista argentino censurato in diretta, nuova polemica sui diritti

Agenti della polizia qatariota vietano intervista a ultrà in carrozzella, che segue l'Argentina dai Mondiali del 1974

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Nuovo episodio di censura ai Mondiali in Qatar e come già era successo a una troupe della televisione danese, costretta a interrompere i suoi filmati da una camionetta con alcuni agenti che minacciavano di distruggere la telecamera, ad andarci sotto è stato ancora una volta un giornalista. Un caso che va ad aggiungersi a quelli dei vari tifosi di Iran e Croazia costretti a non manifestare allo stadio o per strada a favore dei diritti negati o ai numerosi episodi stigmatizzabili accaduti in questi giorni.

Mondiali, la polizia vieta intervista a giornalista argentino

Erano circa le 16 in Qatar (le 11 in Argentina) quando uno dei più noti anchor man argentini, Joaquin Alvarez detto, El Pollo, stava parlando con El Tula, l’ex ultrà della Barrabrava su sedia a rotelle che ha viaggiato ininterrottamente a tutti i Mondiali dal 1974, quando la polizia locale ha fatto irruzione per chiedere documenti e bloccando l’intervista. Il giornalista ha dovuto sospendere bruscamente e senza preavviso le riprese del programma ‘Nosotros a la mañana’.

Mondiali, il racconto del giornalista censurato

“A loro non piace che sto registrando, cosa facciamo? Parlerò per un secondo e voi ragazzi seguiteci”, ha detto subito Joaquín el Pollo Álvarez dopo essere stato fermato. Poi Nicolás Magaldi, sostituto conduttore di questi giorni del programma, ha preso il suo posto mentre dalle immagini si vedeva il giornalista parlare con i poliziotti del Qatar, dal momento che il cameraman non ha mai spento la telecamera e ha continuato a trasmettere.

Una volta che la situazione si è calmata e dopo aver parlato con la sua famiglia, Alvarez ha spiegato che nel colloquio con la polizia, oltre a lui, c’erano due produttori e il cameraman ma non c’era il traduttore, il che ha reso tutto più difficile: “Abbiamo parlato il più possibile. Parlano male l’inglese e anche io. Avevamo tutto in ordine, l’accredito FIFA, il permesso di essere lì, e non so cosa sia successo. Ci hanno detto che eravamo in una zona privata alla periferia di Doha

“E’ una cultura diversa, da un lato c’ è una maschera che ti dice ‘hai libertà‘, ma c’è il controllo assoluto sulla stampa e su qualsiasi espressione di genere, sulle donne… Questa è l’altra faccia del Qatar. Non ci lasciano lavorare in pace”. A incidente chiuso El Pollo ha utilizzato i suoi social network, dove ha più di un milione di follower, per dire: “Sto bene, grazie per i messaggi. Abbiamo passato un periodo brutto e ingiusto”.

Mondiali, l’ambasciatore argentino preannuncia provvedimenti

“Questo è un episodio di censura molto grave e va detto – ha poi aggiunto il conduttore dallo studio – Hanno coperto la nostra telecamera, ti hanno fermato, non ci hanno permesso di registrare, ci hanno portato fuori dal luogo in malo modo e non si sono identificati“. La vicenda si è conclusa con l’intervento di Guillermo Nicolas, ambasciatore argentino in Qatar, che ha annunciato alle telecamere che prenderanno provvedimenti in merito.

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