Nuovo lutto nel mondo del calcio. All’età di 51 anni è morto Domenico Cecere, ex portiere di tante squadre del centro-Sud, da Avellino a Palermo. Cecere era a casa dei genitori, a Carinola in provincia di Caserta, quando ha accusato un malore improvviso che non gli ha lasciato scampo. Sul posto è giunto il cognato dell’ex portiere, medico, ma nulla ha potuto.
- Morto Cecere, era cresciuto nel Napoli ma non ci giocò mai
- Morto Cecere, con l'Avellino negò la B al Napoli
- Morto Cecere, Avellino col lutto al braccio contro la Juve Stabia
Morto Cecere, era cresciuto nel Napoli ma non ci giocò mai
La carriera di Cecere inizia nei primi anni novanta tra le fila del Napoli con cui però non esordisce mai. Stessa sorte a Palermo nel 1992-93 ma a lui è legato un ricordo indimenticabile della storia del club rosanero, ovvero la vittoria della Coppa Italia di Serie C nel 1992-93, l’unico trofeo vinto dal Palermo. Cecere era infatti era la riserva di Graziano Vinti ma era in campo nella finale vinta contro il Como.
Morto Cecere, con l’Avellino negò la B al Napoli
Da lì a Nola poi con la Turris prima di iniziare a viaggiare a Bisceglie, Pescara con la Fermana ed a Messina. Poi Avellino dove diventa un punto fermo della società conquistando dal 2002 al 2006 due promozioni in B una nella storica finale playoff contro il nuovo Napoli di De Laurentiis.
Morto Cecere, Avellino col lutto al braccio contro la Juve Stabia
Dopo aver appreso la notizia l’Avellino ha chiesto e ottenuto dalla Lega di giocare con il lutto al braccio a Castellammare di Stabia con la Juve Stabia. La sua storia nel mondo del calcio si conclude in Sicilia prima a Gela poi a Messina, nel 2011, prima di intraprendere il ruolo di preparatore dei portieri proprio nella società giallorossa.
E’ ad Avellino che Cecere si è tolto le maggiori soddisfazioni: “quando arrivai -rivelò a footballweb – nel mio primo allenamento non fui accolto benissimo. Stavo facendo il mio primo giro di campo quando alcuni tifosi mi invitarono a a tornarmene da dove ero venuto, risposi che avrei dimostrato il mio valore. Due campionati vinti e tante soddisfazioni, una risposta a distanza di tempo. La vendetta è un piatto che va servito freddo. Era il novantesimo, feci una parata su una sforbiciata di Lucarelli in una gara contro il Livorno. La curva mi tributò un lungo applauso. Mi venne la pelle d’oca.
“Il momento più bello della mia carriera ? La vittoria nei play off contro il Napoli. Io sono cresciuto nella squadra azzurra e da piccolo tifavo e tifo per il Napoli. Napoli ed Avellino solo le squadre alle quali tengo di più, in assoluto”. ho dimostrato che ero un professionista. Ho fatto il mio dovere ed ho vinto contro il Napoli. Una soddisfazione che m’è restata dentro e nessuno mai me la toglierà”.