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Morto Emanuele Giacoia, storico volto di “90° minuto”. Raccontò il Catanzaro in A

E' morto a 93 anni Emanuele Giacoia, decano dei giornalisti della Calabria e volto storico del programma di Valenti

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Un altro volto di 90esimo minuto ci lascia. È morto oggi in Calabria, nella sua casa di via Panebianco a Cosenza, dopo lunghi mesi di malattia, il giornalista Emanuele Giacoia. Aveva 93 anni. Lo ha annunciato sui social il figlio Valerio, anch’egli giornalista. Giacoia è stato per tanti anni la voce e il volto del Catanzaro per 90esimo minuto.

Giacoia voce da Catanzaro a 90esimo minuto

Prima di lui già Giorgio Bubba da Genova, Tonino Carino da Ascoli, Marcello Giannini da Firenze, Luigi Necco da Napoli, Beppe Barletti da Torino e Giampiero Galeazzi, altri storici protagonisti di 90esimo minuto, ci avevano lasciato. Era l’epoca del “teatrino dei pupi”, come lo battezzò proprio Necco. Paolo Valenti a fare da burattinaio dei tanti volti della Rai che raccontavano il calcio quando le pay-tv non esistevano e tutti aspettavano l’appuntamento con 90esimo minuto per vedere i gol in tv.

Giacoia in Rai già dal 1958 prima di 90esimo

Nato a Grassano (Matera) il 4 marzo 1929, Giacoia era giornalista professionista iscritto all’Ordine della Calabria dal 15 giugno 1961. Dopo la sua lunga esperienza in Rai era stato per anni anche direttore del Quotidiano della Calabria. Lascia i figli Riccardo, Valerio, Sergio, Antonella, Arianna e i suoi nipotini a cui aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita. L’11 dicembre 1958, è il giorno in cui nasce la RAI in Calabria, e nasce con lui.

“Quell’11 dicembre al numero 25 di Via Montesanto, al quinto piano di quel vecchio palazzo, in una Cosenza piovosa – ricordava in una recente intervista- c’ero anch’io. Ricordo che per mandare su al quinto piano autorità e invitati ci fu qualche problema per via di un improvviso blackout. Allora, sessant’anni fa, si diceva più semplicemente «è andata via la luce».

“L’ascensore si fermò per qualche minuto, vai a capirne il perché. La Rai preoccupatissima aveva fatto venire apposta un tecnico specializzato, un ascensorista. Ma questo non impedì che al pianterreno si vivessero momenti di panico generale. La maggior parte di noi si domandava: «Come facciamo ora a mandare su l’ingegner Rodinò, l’allora amministratore delegato della Rai?», «E il vescovo, mons. Aniello Calcara, poeta e pastore della Chiesa cosentina?». Per fortuna il blackout durò poco. Come Dio volle la corrente elettrica tornò subito dopo, e nessuno di loro fu costretto a quei cinque piani a piedi. Per tutti noi, quel giorno, incominciava una straordinaria avventura”.

In carriera Emanuele Giacoia ha fatto di tutto: l’annunciatore, il ragazzo di bottega, il corrispondente, il redattore ordinario, il grande inviato alle Olimpiadi, il radiocronista di Novantesimo Minuto, il direttore del TG regionale. A 90esimo minuto i suoi racconti del Catanzaro erano seguitissimi: dotato di una voce impostata e perfetta sia radiofonicamente che televisivamente, Giacoia divenne presto un’icona del programma.

“È stata davvero lunga – ricordava- la mia epopea giornalistica in Rai. Dall’inizio, fino al giorno della pensione, la Rai è stata la mia casa, e credo di avere avuto da questa azienda più di quanto io stesso potessi desiderare. Lo riconosco, fare poi il giornalista Rai in Calabria non è stato facile, soprattutto in passato, quando cioè questa regione sembrava enormemente complessa e lunga da percorrere. Penso alle strade, erano fatte solo di curve e tornanti, che riducevano la nostra vita ad un frappè. Si arrivava sbattuti, esausti, stanchi, dopo ore e ore di marcia. Da Cosenza a Catanzaro, passando per Rogliano e toccando Soveria Mannelli, si contavano 1867 curve diverse”.

Giacoia debuttò in radio Rai con Mike Buongiorno

Infine un ricordo sui suoi esordi: “In Calabria arrivai un mese prima della inaugurazione ufficiale della sede. E il mio primo appuntamento ufficiale risale al novembre del 1958. Mi mandarono a Paola per un primo collegamento radiofonico con una trasmissione di Mike Bongiorno. Si chiamava Il Campanile d’oro: Era una sfida tra comuni, che si combatteva a suon di quiz, riguardavano la storia locale, la geografia, la storia culinaria e le tradizioni di una località e di una regione d’Italia. Io, ricordo, curavo il collegamento con lo studio centrale di Roma dove c’era Mike Bongiorno, mentre da un altro comune d’Italia arrivavano le voci e i rumori del secondo paese in collegamento con la trasmissione”.

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