“Non posso escludere del tutto che andrò lì” e “Sono i sogni a far vivere l’uomo”. Attraverso queste sibilline dichiarazioni Ralf Rangnick ha confermato l’interessamento del Milan nei propri confronti e anche il proprio gradimento nei confronti della stessa. Che il manager tedesco sia la prima scelta in caso di divorzio da Stefano Pioli è noto da settimane, ma la novità è che a stretto giro di posta sul tema si è espresso anche un altro esponente della società rossonera.
Dopo l’amministratore delegato Ivan Gazidis ha parlato il presidente Paolo Scaroni, che pur senza fare il nome di Rangnick ha tracciato l’identikit dell’allenatore ideale per il futuro del Milan: “La prima missione della società è costruire una squadra giovane, che giochi un calcio veloce, più veloce rispetto a quello che si vede abitualmente in Italia, più simile al modello inglese o a quello dell’Ajax” ha detto Scaroni in videoconferenza con il portale di diritto sportivo Olympialex, sbilanciandosi sui progetti di proprietà e società a più lunga scadenza.
Poi, ancora sul recente passato: “Abbiamo fatto alcuni errori, abbiamo cambiato allenatore a inizio stagione, probabilmente Giampaolo non è stata una scelta fortunata. Gli errori sono ormai dietro di noi, non davanti. Vogliamo riportare il Milan dove merita”.
Non manca un riferimento al progetto sul nuovo stadio: “San Siro ha un grande nome, ma è totalmente obsoleto per il calcio. La terza sezione sono gli sponsor. Il Milan ne ha bisogno, senza risultati non arrivano gli sponsor e senza sponsor non arrivano i risultati. La sfida è conquistare nuovi tifosi ovunque, in luoghi come Cina, Indonesia e Pakistan, disputando le partite in orari compatibili con le dirette tv”.
“Ciò che io e soprattutto Gazidis – ha aggiunto Scaroni – stiamo facendo è costruire un’organizzazione stabile per il Milan. Tanti tifosi non capiscono cosa significhi gestire un club come le regole del Fair play finanziario, ma noi non vogliamo essere puniti ancora. Nel gestire un club faccio un paragone con la Scala, sono stato nel board per 9 anni… la cosa più difficile da gestire sono le primedonne, i cantanti come i calciatori. Abbiamo membri indipendenti, io per esempio non sono un dipendente di Elliott. E poi abbiamo alcuni milanisti, vogliamo persone che amino il Milan”.
Infine, sulla possibile ripresa della Serie A: “La mia posizione è chiara, l’ho espressa anche in Lega, voglio finire il campionato. È possibile e fattibile. La decisione finale non spetta né alla Lega né ai club, ma al governo”.
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