Un cestista prestato al nuoto, o se preferite un nuotatore “rubato” al basket. Nicoló Martinenghi sapeva sin da bambino che nel suo futuro ci sarebbe stata una disciplina sportiva. Quale, però, l’ha scoperto soltanto dopo un po’ di tempo.
Mio padre giocava a basket, per cui mi ha trasmesso la passione per la palla a spicchi sin da piccolino. Ma il mio migliore amico faceva nuoto, così per passare più tempo insieme decidemmo di dedicarci l’uno alla disciplina dell’altro. Fino a quando, a 10 anni, non è arrivata l’ora di prendere una decisione: il nuoto richiedeva allenamenti a tempo pieno, e io l’ho preferito al basket perché amo vincere le sfide con me stesso. Se gioco male e la mia squadra di basket dovesse comunque vincere, che gioia ne potrei godere?.
- Cosa pretendere da se stessi
- In un modo o nell'altro ci arriva
- Le tappe cruciali
- Adam Peaty giù dal trono
- Il brillantino all'incisivo
Cosa pretendere da se stessi
Nicoló è un ragazzo semplice, ma profondamente competitivo con se stesso. Uno che fino a una manciata di anni fa si arrabbiava se non riusciva a centrare una finale. “Oggi mi arrabbio se non la vinco”, confessa candidamente.
Pretendo molto da me stesso, ma credo sia giusto così. Io nuoto per puntare al risultato, mentre molti miei colleghi lo fanno per passione, eppure non mollano mai, nemmeno quando non riescono ad avvicinarsi ai miei tempi.
In un modo o nell’altro ci arriva
Martinenghi in questo è un piccolo “santone”: anche quando non è al top della condizione, in un modo o nell’altro alla meta ci arriva.
Bisogna darsi obiettivi a breve scadenza, non a lungo termine. Anni di lavoro con un mental coach mi hanno permesso di scoprire un lato nuovo di me stesso e di affrontare le sfide in modo differente, ma sempre in competizione con me stesso.
Le tappe cruciali
A Fukuoka il varesotto si è visto costretto a cedere lo scettro dei 100 rana a quel cinese sbucato fuori quasi per caso nell’ultimo anno, diventato il nuovo riferimento della disciplina.
Una gara per certi versi surreale, dal momento che sono servite tre medaglie d’argento per premiare tutti i protagonisti di giornata. Ma anche nei 50 rana la lotta si preannuncia assai serrata.
Martinenghi ci tiene a mettersi un oro al collo, anche perché nel recente passato l’abitudine è divenuta la costante: 5 medaglie d’oro e due argenti tra mondiali ed europei in vasca lunga e corta, roba per veri fuoriclasse.
Adam Peaty giù dal trono
Il tutto condito dalla soddisfazione di aver scalzato Adam Peaty dal trono della rana. Parigi 2024 è il nuovo obiettivo: i due bronzi di Tokyo hanno rappresentato una sorta di spartiacque nella carriera di “Tete”, seppur lui a tal proposito vi dirà che la vera svolta è arrivata nel 2019, quando centrando un favoloso record italiano staccò il pass per partecipare alle olimpiadi senza dover passare per altre fastidiose e rischiose qualificazioni.
Da quel giorno è cambiato tutto, perché mi son detto che potevo e dovevo cominciare a vincere e a competere con i migliori”. Un anno prima era stato fermo otto mesi per via di un infortunio: il ritorno fu durissimo, specialmente in gara, perché i tempi voluto non arrivavano, a differenza dell’allenamento. Ma il record italiano del 2019 è servito per riscrivere la storia.
Il brillantino all’incisivo
La finale dei 50 rana dovrebbe consacrare una volta di più il talento del cinese Qui, sono a questo momento fuori portata per il resto del mondo. Ma una finale sfugge spesso al pronostico e alle attese: Martinenghi la brama da tempo, perché i 100 gli hanno dato la fama, ma sono i 50 che possono fargli la gloria.
Lui che in vasca scende con un brillantino posizionato su uno degli incisivi, regalo del papà che dopo un’onesta carriera da cestista si è dato all’arte dell’orafo. Nicoló per ora artista lo è in vasca: potente, efficace, spesso esuberante, sempre pronto a competere con se stesso, prima che con gli altri.
Sogna di sbancare a Parigi, ma sulla valigia che dovrà riportare a casa da Fukuoka giura di aver lasciato spazio per qualche altra medaglia. Dopotutto vincere aiuta a vincere: meglio farci l’abitudine, e possibilmente in fretta…