Mondiali, Simone Adani: Vi spiego io chi è veramente mio fratello Lele

Intervista a Simone Adani, direttore sportivo e fratello dell'opinionista della Rai che sta facendo furore con le sue telecronache accese

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A San Martino in Rio, paesino di ottomila abitanti in provincia di Reggio, sono solo Simone e Lele: due amici con cui condividere serate in compagnia tra operai, contadini e gente del popolo – quando gli impegni lo permettono – e respirare aria di casa. Simone è Simone Adani, fratello di Lele, l’uomo del giorno in Rai per le sue telecronache enfatiche che entrano nel cuore di tanti appassionati e che irritano i “puristi”, abituati a racconti più asettici e meno urlati. E’ lì, dove sono cresciuti, che si rifugiano per vivere la loro dimensione più vera i due fratelli Adani. Nati e cresciuti col calcio, primi passi insieme, le giovanili del Bologna per uno, quelle del Modena per l’altro prima che lo sliding doors della vita ne dividesse i destini ma non quel filo invisibile e indistruttibile che li lega da sempre.

Simone Adani è stato ds della Lavagnese, squadra dilettantistica, per sette anni prima del divorzio del luglio 2021 ed è lui a raccontare il Lele “privato”.

Si aspettava che suo fratello diventasse così popolare?

“Assolutamente sì, ora che può raggiungere milioni e milioni di italiani tutti stanno imparando a conoscerlo: tanti tifosi si rivedono in lui, nella passione che incarna. Le critiche le leggo anche io ma fanno parte del gioco, sono magari anche invidiosi a parlare. So che a Lele non importa niente, non gli danno fastidio queste polemiche”.

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Da dove nasce la passione per il calcio sudamericano di Lele?

“L’amicizia con Almeyda, quando giocavano all’Inter, è stata fondamentale ma sono state poi le telecronache che faceva con Borghi a Sportitalia ad aprirgli un mondo. Ha fatto tanti viaggi in Sudamerica, si è innamorato di quel calcio e di quel popolo. La garra per lui è vita, è amore, sente la mistica di quel calcio”.

Chi lo critica dice che Adani è eccessivo nelle sue telecronache faziose

“Lele è così, fa il commentatore ma ama il calcio, è vero, è spontaneo, è sincero: quello che si vede quello è, non fa niente per scena. Quell’esultanza al gol di Messi non l’ho vista in diretta ma solo su un video, ma non ci trovo nulla di strano. Lui è innamorato dell’Argentina e di Maradona e Messi è come Diego. Il calcio per Lele è un’esperienza totalizzante”.

Nel suo stile è stato influenzato dalle telecronache dei giornalisti sudamericani?

“E’ possibile ma lui ha un modo di raccontare le partite originale, vive in simbiosi con il pallone, guarda calcio 24 ore al giorno”.

Ma se sta sempre in Rai o alla Bobo-tv…

“C’è anche la notte, lui vede le partite anche alle 4 del mattino, studia, si aggiorna, conosce tutto e tutti e se dice una cosa non è perchè l’ha sentito dire, è perché la sa”.

Quando smise di giocare voleva fare l’allenatore…

“Silvio Baldini, che per lui è un fratello, lo chiamò a fargli da vice a Vicenza. Poi furono esonerati ed allora iniziò il suo percorso da commentatore. Mancini, altro suo amico fraterno, lo voleva all’Inter e lo ha chiamato anche prima degli Europei, lo voleva nel suo staff ma lui ha rifiutato. La sua vocazione è raccontare il calcio”.

Un buco nero resta l’addio a Sky dopo dieci anni, quale è la verità su quel divorzio?

“Sono cose personali e non è giusto che sia a raccontarle, posso dire che a Sky è stato benissimo ma non posso dire altro, i rapporti finiscono, certo rimasi sorpreso anche io ma sono scelte”.

Lo ha sentito in questi giorni dal Qatar?

“No, ma lo sentirò quando torna e lo vedrò presto. Abbiamo l’abitudine di mangiare insieme a Natale assieme agli amici più stretti. Con i nostri paesani c’è un bellissimo rapporto, lui lì viene visto come una persona comune, non certo come una star. Per noi i legami di sangue e di amicizia sono i valori più importanti”.

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