E’ un personaggio che segna il tennis e questi tempi, riempiti da strani giorni, Naomi Osaka. Una campionessa nascente e già affermata, che indossa la mascherina affidando a un dispositivo di protezione individuale al centro della pandemia la valenza di significati attuali, strettamente attinenti a un vissuto e a un presente che non stenta a riconoscerle questa potenza. Naomi non è una tennista come le altre. E non è questione solo di talento che, nel suo caso, non può essere negato.
Naomi Osaka, la conferma alle Olimpiadi di Tokyo 2020
La Osaka è una delle atlete più attese delle tormentate Olimpiadi di Tokyo 2020 e per la sua progressione, nel mondo del tennis femminile, per per il suo senso vi responsabilità che l’ha indotto a farsi parte e testimone della lotta a ogni forma di discriminazione, lei che è nata da madre giapponese e padre haitiano, e per essersi negata pubblicamente per via della sua “salute mentale”. E se non è u tabù questo, è molto prossimo a esserlo anche oggi, nel 2021.
Naomi Osaka non gioca in una gara ufficiale dal 30 maggio scorso, quando appunto si era ritirata dal Roland Garros in seguito alla decisione degli organizzatori del torneo di multarla per non essersi presentata a una conferenza stampa ribadendo il concetto che “non si ha riguardo per la salute mentale degli atleti”. Un concetto prepotente, forte, che ha creato un caso senza precedenti.
La carriera di Naomi Osaka
Nata in Giappone da madre giapponese e padre haitiano, cresciuta negli Stati Uniti, tra Long Island e la Florida, Osaka ha vissuto in un ambiente multietnico sintetizzando il pieno della cultura melting pot assimilando elementi della cultura giapponese e americana. Suo padre, Leonard François, l’ha iniziata al tennis piccolissima, ad appena tre anni e mezzo, e Naomi mostra prediligere e amare. Pur non parlando il giapponese e avendo vissuto per la grandissima parte della sua vita negli Stati Uniti, quando è diventata professionista nel 2013 Osaka ha scelto di rappresentare il Giappone, patria della mamma della quale porta il cognome in virtù di una legge che consente di adottare quello materno.
La carriera di questa ragazza è un sogno americano: ha vinto, sebbene rappresentando il Giappone, un torneo del Grande Slam giovanissima e ad appena 23 anni Osaka è la donna che guadagna di più nel mondo dello sport – 60 milioni di dollari nell’ultimo anno, secondo Forbes – ed è seconda nel ranking WTA. Non solo: come scritto sopra, la sua sensibilità ha acceso il dibattito attorno a un tema scomodo, ponendola però al centro delle polemiche e da parte dell’organizzazione del Roland Garros e di quanti non avevano forse compresa l’entità e la portata della scelta di sottrarsi al confronto con i giornalisti, nell’era dei social media.
L’ultima polemica attorno a Naomi Osaka
Oggi Naomi è ancora al centro del dibattito pubblico, per via della scelta di posare per Sports Illustrated e di dare evidenza a questa sua scelta da un punto di vista politico, complice una didascalia semplice ma efficace:
“Prima donna haitiana e giapponese in copertina”.
Quanto basta per scatenare le reazioni, non sempre benevole.