Per dire tre ha aspettato trentatrè anni ma ora Napoli può esultare. La storia ha voluto un’altra data, non quella di domenica scorsa, 30 aprile, quando gli azzurri hanno fallito il primo match point facendosi fermare dalla Salernitana al Maradona sull’1-1, ma quella di oggi. Il Napoli è campione d’Italia, un trionfo costruito dalla prima giornata. Raggiunta la vetta non l’hanno più mollata, senza mai accusare veri cali di rendimento e di risultati. Questo il pagellone della stagione
- Meret 8 – Doveva fare le valigie in estate per far posto prima a Kepa poi a Navas, sentiva Spalletti dell’esigenza di prendere un portiere del suo stesso livello, ha iniziato il campionato tra la sfiducia generale ma ha smentito tutti con un campionato da Oscar.
- Di Lorenzo 8,5 – Un simbolo. il capitano è stato il fiore all’occhiello dello scudetto: gol preziosi, recuperi da marziano, incoraggiamento ai compagni, serietà e professionalità senza mai prendersi una pausa, Spalletti e Mancini con lui possono dormire sonni tranquilli
- Rrahmani 7 – una conferma per il kosovaro, leader silenzioso capace di gol pesanti – anche alla Juve – e garanzia per tutti sempre. Quanto è cresciuto dai tempi di Verona
- Kim 8,5 – arrivato tra lo scetticismo generale e non poche ironie si è preso il Napoli dalla prima partita: un muro insuperabile, ha fatto dimenticare un fenomeno come Koulibaly in un mesetto ed oggi è l’idolo delle curve. Il Napoli deve affrettarsi a blindarlo perché quella clausola rescissoria di 50 milioni che sembrava un’enormità, ora sembra pericolosissima
- Olivera 6,5 – Ha risposto sempre presente ogni qual volta è stato chiamato in causa, in campionato come in Champions, mai una parola fuori posto, nessuna gelosia con Mario Rui e tanta concretezza versata alla causa
- Mario Rui 7,5 – Il professore per tutto il girone d’andata è stato tra i migliori in assoluto, numeri d’alta scuola, assist a raffica, migliorata anche la fase difensiva, un capitano-bis che ha trascinato il Napoli per mesi. Lieve calo nel finale di stagione prima dell’infortunio
- Anguissa 8 – l’equilibratore del centrocampo, uomo-ovunque che a inizio stagione ha anche segnato gol da Pallone d’oro. A lui Spalletti non rinuncerebbe mai e il perché lo si capisce vedendolo giocare
- Lobotka 9 – il brutto anatroccolo dei tempi di Gattuso è diventato un cigno: movenze alla Xavi, play inesauribile, il vero segreto del miracolo Napoli è lo slovacco
- Zielinski 7,5 – pur tra qualche alto e basso è stata la miglior stagione in azzurro del polacco, peccato siano mancati i gol che ha sempre fatto ma ha recitato benissimo il ruolo di mezzala a coordinare i reparti
- Kvaratskhelia 9 – ora tutti si affannano a dire che l’avevano scoperto anni fa ma quando è arrivato per prendere il posto di un senatore come Insigne era un mezzo sconosciuto. Dalla prima gara col Verona ha fatto capire che sarebbe diventato un crack. Il paragone con Best non è blasfemo, se migliora nel tiro diventa da Pallone d’oro
- Raspadori 7 – Bloccato per tempo da un lungo infortunio ha mostrato cose egregie prima e dopo: è il futuro di questo Napoli
- Osimhen 9,5 – Trascinatore, goleador, capocannoniere, leader. Tutto in un’unica figura. Il nigeriano in questi anni è sempre migliorato ed ora sembra arrivato al top. O forse non ancora. Napoli spera che possa rimanere in azzurro
- Simeone 7,5 – Il risolutore di tante gare equilibrate, media gol da big, peccato per l’infortunio nel finale di stagione quando sarebbe servito di più, specie in Champions
- Lozano 6,5 – Un po’ troppo discontinuo il messicano e mai come quest’anno avaro di gol ma alcune sue prestazioni sono state decisive
- Politano 7 – Inizio stagione da favola, poi si è ripreso dopo un calo, peccato per l’infortunio
- Elmas 7 – Si è ritagliato spazi importanti ed ha segnato gol pesanti
- De Laurentiis 9 – Quando lavora in silenzio è il numero uno, quando parla troppo rischia di fare qualche guaio ma questo scudetto è il suo capolavoro. E dire che in estate la contestazione nei suoi confronti era arrivata ai massimi storici
- Spalletti 9,5 – C’è tantissimo di suo in questo scudetto prima sognato, poi difeso con i denti e con le unghie da tutto e da tutti. Ha migliorato tutta la rosa praticando per mesi il più bel calcio d’Europa
- Giuntoli 9 – L’anno della consacrazione per il ds; proprio quando c’erano meno soldi, il taglio agli ingaggi e la cessione di tanti big ha pescato talenti formidabili. E probabilmente ne ha bloccati già altri