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Volley Italia-Cuba le pagelle del crollo azzurro: Bovolenta unica nota lieta

L'Italia cade contro Cuba e vede allontanarsi il pass per le Olimpiadi di Parigi 2024. Domani in programma la sfida con il Brasile, ma servirà un miracolo per cambiare la storia

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Siamo stanchi, siamo sfiniti, siamo ai piedi della scaletta dell’aereo che avrebbe dovuto portarci a Parigi 2024, ma su quell’aereo (per ora) difficilmente riusciremo a salire. Bisognerà appellarsi forse al ranking, come faranno le ragazze della nazionale femminile: la sconfitta per 3-1 contro Cuba getta un’ombra di proporzioni bibliche sul cammino dell’Italia di De Giorgi verso la rassegna a cinque cerchi: domani contro i padroni di casa del Brasile potrebbe anche non bastare vincere per 3-0 per riuscire a chiudere il girone di qualificazione al secondo posto.

Incubo azzurro

Uno scenario che solo 24 ore fa appariva lontanissimo, ma che adesso assume le sembianze di un incubo, dovendo peraltro fare i conti col calore della torcida del “Maracanazinho” che certo non aiuterà un’Italia che è apparsa una volta di più stanca e sfibrata da un’estate lunga e piena di impegni. Lavia che a una manciata di scambi dalla fine del quarto set esce per crampi è il volto della resa: i muscoli hanno offerto il conto e gli azzurri appaiono vulnerabili come poche altre volte lo sono stati in questa stagione.

Cuba ha fatto il suo: Yant straripante in avvio, poi Lopez e nel finale Gutierrez hanno saputo tenere le redini del match a favore dei caraibici, che non hanno mai mollato e che così facendo hanno costretto l’Italia a forzare più del dovuto. Certo, il rammarico è enorme pensando ai finali di terzo e quarto set, dove la nazionale di De Giorgi ha sprecato set point a ripetizione, venendo punita dal cinismo dei cubani.

Ultima spiaggia

Che ora, però, dovranno tifare Italia per sperare di andare a Parigi: dalla sfida delle 15 domenicali (le 10 di Rio) tra gli azzurri e il Brasile dipenderà tutto il loro destino, perché se i verdeoro dovessero vincere per 3-0 o 3-1 sarebbero automaticamente qualificati ai giochi, rendendo ininfluente l’ultima gara di Cuba contro l’Iran. Quanto all’Italia, servirebbe una vittoria per 3-0 per restare agganciati ai caraibici nel quoziente set (dando per scontato che Cuba vinca con lo stesso risultato contro l’Iran) per poi affidarsi al quoziente punti, che al momento vede gli azzurri davanti sia ai cubani, sia ai brasiliani (a parità di punti in classifica non valgono gli scontri diretti). Insomma, un calcolo complicato e per nulla scontato, figlio però di un’altra serata no di una nazionale arrivata col fiatone all’atto conclusivo della rassegna.

Le pagelle dell’Italia

  • DANIELE LAVIA 6,5. Finché resta in campo, al netto di qualche inevitabile sbavatura, è quello che più di tutti riesce a far male alla difesa cubana. Fatica al servizio (tanti 5 errori complessivi), ma in attacco è il più continuo e talvolta inventa anche soluzioni improbabili che pure trovano il modo di pagare dividendi. Quando esce, si spera solo per crampi, l’Italia resta scoperta nel momento in cui gli automatismi avevano cominciato a funzionare. Contro il Brasile sarà imprescindibile.
  • ALESSANDRO MICHIELETTO 5,5. Un passo indietro rispetto alle prestazioni delle ultime giornate. Il muro cubano gli prende in fretta le misure, e stavolta alla battuta non riesce a raddrizzare le cose, come tante volte gli era capitato di fare. Talvolta attacca distante da rete, perché magari i palloni che arrivano non sono precisi, ma così facendo perde consistenza e lucidità. Chiude con 14 punti, ma un 28% in attacco che la dice lunga sulla sua serata no. Domani dovrà salire di tono anche lui.
  • LEANDRO MOSCA 5. De Giorgi lo schiera dall’inizio, ma lui non sfrutta l’opportunità e si rivede saltuariamente soltanto nel corso del quarto set. Yant riesce a bucare sistematicamente per via centrali e il cambio con Sanguinetti si rivela necessario.
  • GIANLUCA GALASSI 5. Alla serata difficile a muro, dove riesce a metterne a segno appena un paio (come lui Giannelli, Bovolenta e Michieletto), si aggiunge un rendimento decisamente deficitario dalla linea dei nove metri, dove i 4 errori diretti arrivano spesso e volentieri in momenti chiave della partita. Stecca quando sarebbe servita tanta della sua esperienza: la stanchezza gli ha preteso il conto.
  • SIMONE GIANNELLI 5. D’accordo, la ricezione di serata non è il forte della casa, e in generale difendere è complicato contro le bocche da fuoco cubane (Lopez e Yant su tutti). Quindi di palloni “puliti” ne arrivano pochi, e anche il capitano finisce per fare molta più fatica del solito. È un po’ appannato, ma ci sta dopo due mesi in cui non ha mai tirato. Qualche colpo di genio per tenersi a galla, ma svoltare la serata dei compagni è dura per chiunque, anche per lui. E anche al servizio sbaglia parecchio.
  • YURI ROMANÒ 4,5. Già nelle precedenti uscite si era capito che questa non è la miglior settimana della vita di Yuri. Che mostra il suo volto “umano”, sbagliando tanto e non riuscendo mai ad entrare con entrambi i piedi dentro la partita. De Giorgi lo toglie nel secondo set e lo ributta dentro solo nel concitato finale del quarto, dove però non può incidere. Va ritrovato: col Brasile ci serve come il pane.
  • FABIO BALASO 5,5. Si salva con le armi di cui dispone, cercando in tutti i modi di arginare la potenza dei cubani. Col 47% di ricezione solitamente si pensa a un epilogo differente, ma in realtà stavolta sono i compagni con 27 errori al servizio a condannarsi da soli.
  • GIOVANNI SANGUINETTI 6. Non è sempre perfetto, un po’ come non lo è la serata degli azzurri. Però ci mette cuore e anima, e quando riesce a trovare il modo per incidere è uno dei pochi che riesce a farlo, e pure bene. Resta aggrappato alla partita con le unghie e con i denti, magari forzando anche al servizio (un ace, ma anche 5 errori). Sente il peso della responsabilità, ma è l’ultimo ad arrendersi.
  • ALESSANDRO BOVOLENTA 7. L’unica nota lieta di serata. Entra con la classe che contraddistingue i predestinati: le cose non funzionano a dovere, lui non se ne fa una colpa e tantomeno un problema, cominciando a martellare. Ha 19 anni, ne dimostra molti di più. Difficile da imbrigliare, ci prova sempre e con coraggio e sfrontatezza, ma anche con l’umiltà di riconoscere l’errore quando sbaglia. Chiude con 11 punti (46% in attacco), 2 muri e col fardello di 5 errori diretti al servizio, ma va anche oltre le aspettative. Su di lui ci si può già contare.
  • TOMMASO RINALDI 5,5. Non ha molte chance per incidere, anche se nel finale di partita De Giorgi gli chiede gli straordinari, sostituendo Lavia che fino a quel momento era quello che aveva mostrato di avere il braccio più caldo. Tommy va a corrente alternata: non risolve problemi, ma non era facile incidere.
  • RICCARDO SBERTOLI 5,5. Quando va al servizio si spera sempre che possa combinare qualcosa di grosso, ma stavolta la formula magica non funziona.
  • LORENZO CORTESIA 6. Dentro per qualche scampolo di partita, e qualche buon segnale lo manda, soprattutto nel finale di quarto set.
  • FERDINANDO DE GIORGI 5. Le attenuanti non mancano, perché la stanchezza è evidente e quando viene meno anche Lavia, a un tiro di schioppo dalla fine del quarto set, si capisce che anche la dea bendata ha voltato le spalle. Però il fatto che l’Italia perda nei finali punto a punto è la vera cosa insolita che si fa fatica a spiegare: chiede ai suoi di giocare senza fretta, evitando di forzare al servizio (ma non viene ascoltato) e provando anche a costruire col gioco corale. Non viene ascoltato, e per quanto le provi tutte (buona la scelta di Bovolenta, meno quella di affidarsi inizialmente a Mosca al centro) i conti non tornano. Ora bisogna sperare in un miracolo: il Brasile non aspettava che una “finale” così. E noi, purtroppo, ci siamo ficcati in un pasticcio con le nostre mani.

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