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Il miracolo San Marino, il ct Cevoli spiega i segreti del Titano e cosa son costretti a fare i giocatori

Da squadra cuscinetto irrisa per la sua serie infinita di partite senza vittorie a nazionale del momento: i segreti di una favola contemporanea

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Marco Festa

Marco Festa

Giornalista

Frequentatore di stadi ed esperto di calcio, ama agganciare e far domande a idoli e futuri campioni. Anzi, spesso precorre gli addetti ai lavori e li scova prima di loro

La Cenerentola del calcio mondiale ha trovato e messo gli scarpini giusti per rompere l’incantesimo e scrollarsi di dosso il ruolo di vittima sacrificale. Un’ascesa iniziata lo scorso 5 settembre quando dopo vent’anni la nazionale di calcio di San Marino è tornata a vincere una partita battendo 1-0 il Liechtenstein nella prima giornata del gruppo 1 di Nations League (Lega D).

Aggiornato lo score dell’ultimo successo, che era datato 2004, contro lo stesso Liechtenstein, ma in amichevole, grazie a un gol del trequartista Nicko Sensoli, nato poco più di un anno dopo quella vittoria, San Marino ha perso 1-0 in trasferta contro Gibilterra. Poi ha pareggiato nel match di ritorno e, soprattutto, ha battuto di nuovo il Lichtenstein in trasferta conquistando la promozione nella Lega C.

San Marino, la patria di Bonini e Macina e della striscia di 141 partite senza vittorie

Un sogno a occhi aperti iniziato rompendo una striscia di 141 partite senza mai vincere; dopo 6 pareggi e 135 sconfitte. Quel giorno, sui social, c’è chi ha ricordato che quando San Marino aveva vinto la sua ultima partita Cristiano Ronaldo aveva realizzato 9 gol rispetto ai 900 festeggiati proprio in quelle ore.

Un miracolo sportivo che avrà di certo reso orgogliosi vecchi alfieri del calcio sammarinese: alzi la mano chi non ricorda Massimo Bonini, mediano con trascorsi nel Cesena, nel Bologna e nella Juve e Marco Macina, attaccante ex Parma, Milan e Reggiana. Anche loro hanno finalmente potuto esultare con un un’intero popolo pazzo di gioia grazie al lavoro di Roberto Cevoli e dei suoi ragazzi.

San Marino sogna a occhi aperti, Cevoli: “Il Mondiale? Perché non provarci”

“Ho sempre pensato quando sono arrivato che ci fossero giocatori bravi che avessero bisogno di cambiare mentalità ed è quello che abbiamo cercato di fare e secondo me ci siamo riusciti”, ha commentato l’allenatore italiano nel corso di un’intervista a Fanpage.

Cevoli, parlando dei suoi giocatori, ha poi spiegato: “Nella vita lavorano e svolgono mansioni normalissime. Per venire a giocare spesso sono obbligati a chiedere giorni di ferie al proprio datore di lavoro a meno che, quando ci sono trasferte lunghe, non possano godere di permessi sportivi che lo Stato gli dà”.

“Lo spogliatoio è sempre stato molto sano con un mix di giovani e vecchi, abbiano iniziato a fare così puntando sui giovani perché il giovane ha entusiasmo, voglia e determinazione, e l’esperienza bisogna fargliela fare, anche perché sono bravi. Uno solo gioca nel calcio professionistico, gli altri sono dilettanti e giocano nella Serie A sammarinese, che è a un livello abbastanza basso, mentre altri militano nei campionati di Eccellenza e Promozione e tre nella Serie D italiana. Il Mondiale? Perché non provarci…“.

San Marino in Lega C di Nations League, la gioia di capitan Vitaioli e il presidente Tura

Il capitano Matteo Vitaioli ha invece spiegato direttamente dall’aeroporto di Zurigo: “Abbiamo festeggiato in un hotel sperduto sulle Alpi. In realtà è stato strano, non siamo abituati. Prima esultavamo per qualche gol fatto, un pareggio ogni tanto. Ora siamo diventati di bocca buona”.

Marco Tura, presidente della federazione San Marino, si gode il percorso: “Fino a sette anni fa c’erano quattro dipendenti in federazione. Ora siamo diventati sedici e il bilancio è passato da 5 a 14 milioni di euro”.

Chi sono i tifosi di San Marino: alla scoperta della brigata “Mai una gioia”

E i tifosi dei San Marino? Di certo non gli manca l’autoironia. La brigata “Mai una gioia”, composta da figli di minatori sammarinesi emigrati in Belgio adesso può esultare. Vitaioli, adesso 36enne, ha ricordato: “So cosa vuol dire prendere dieci gol e non fare niente, essere vittime di prese in giro. Spesso ci si chiedeva che senso avesse la nostra nazionale”.

Tura ha aggiunto e concluso: “Prima ci seguivano dal circondario, soprattutto nel modenese, mentre la brigata veniva per le partite casalinghe. Adesso sono diventati qualcosa di straordinario, vengono da tutte le parti del mondo. In Liechtenstein erano un centinaio: c’erano peruviani, persone che arrivano dagli Emirati Arabi e un saudita che parla perfettamente italiano. Ci ha seguito anche a Gibilterra”.

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