Inter-Juventus è la gara tra le pretendenti allo scudetto, un grande classico del calcio italiano, ma non chiamatelo derby d’Italia. Come ripeteva Nanni Moretti, le parole sono importanti e Mario Sconcerti ci tiene a segnare una differenza tra l’Inter-Juve del passato e quello di oggi, un confronto che non può più essere etichettato con la definizione, molto in voga sui giornali, di derby d’Italia.
L’ORIGINE. Sconcerti ha spiegato la sua tesi nel suo consueto “Cappuccino”, l’editoriale firmato per Calciomercato.com. “Tutti dicono che domenica si giocherà il derby d’italia perché giocano contro Juventus e Inter. Non c’è molto di sbagliato, ma neanche è corretto”, la premessa di Sconcerti, che poi risale all’origine della definizione.
“Derby d’Italia – continua il giornalista – è un modo di dire inventato da Gianni Brera intorno agli anni ’60, significava che si incontravano le due squadre che avevano vinto più scudetti”.
FATTORE B. Tutto corretto, dunque, fino a quando sul palcoscenico del calcio italiano non s’è presentato Silvio Berlusconi. “Per un lungo momento fu l’Inter a inseguire la Juve da sola, poi arrivò l’era di Berlusconi e il Milan recuperò – ricorda Sconcerti -. Oggi e da molti anni ci sono due squadre, Inter e Milan, entrambe con 18 scudetti”.
Per questa ragione non è più possibile definire Inter-Juve il derby d’Italia: bisogna fare i conti con il Milan. “La polemica su quello non vinto ma assegnato all’Inter non interessa qui – continua Sconcerti -, quello che conta che per avere un derby d’Italia come quello inventato da Brera e diventato storia, Inter e Milan dovrebbero giocare tra loro e portare un vincitore che sua volta giochi contro la Juve. Altrimenti resta un’Italia divisa in due dalla Juve e di nuovo a metà di quel che resta tra Inter e Milan. Un derby non d’Italia, ma di Milano”.