Se il circuito ATP nelle ultime settimane è finito nell’occhio del ciclone per tornei con evidenti falle organizzative, lo stesso spartito si sta consumando sulla sponda WTA. Il casus belli lo stanno scatenando principalmente le Finals che si stanno disputando a Cancún, in Messico.
- WTA Finals 2023 in Messico: i ritardi nella scelta della sede
- I problemi dell'impianto di gioco e gli spalti vuoti
- Le critiche di Sebalenka, numero 1 al mondo (ma scagiona gli organizzatori)
- Le WTA Finals verso l'Arabia Saudita
WTA Finals 2023 in Messico: i ritardi nella scelta della sede
I problemi sono sorti già nell’individuazione della sede di una competizione che vede a confronto le migliori otto tenniste al mondo, in vetta al ranking WTA. La località turistica nella penisola dello Yucatan è stata selezionata quasi sul filo di lana, ovvero lo scorso settembre, con il torneo previsto dal 29 ottobre al 5 novembre. In teoria sussisteva un accordo decennale con Shenzhen, sede dell’evento nel 2019, ma tra la pandemia prima e il caso Shuai Peng dopo, il torneo dopo aver saltato l’edizione 2020 dall’anno dopo ha trovato casa in Messico, nella zona di Guadalajara. Nel 2022 è toccato al Texas, a Fort Worth, anche in questo caso con un’assegnazione un po’ troppo a ridosso delle Finals.
E così eccoci al 2023, con la WTA ricaduta negli stessi errori, ovvero un torneo la cui sede è stata decisa con l’affanno. E i risultati si stanno purtroppo vedendo. L’organizzazione a cura di GS Sports Management sta facendo infatti acqua da tutte le le parti, a partire dalla infrastrutture dedicate.
I problemi dell’impianto di gioco e gli spalti vuoti
L’impianto principale dove si gioca da 4.000 posti (pochi per un evento di tale spessore) infatti è stato eretto per l’occasione, ma a quanto pare non si è riusciti a consegnarlo fatto e finito in tempo per la competizione. Anche la superficie in cemento è stata posta quasi a ridosso della competizione, e le condizioni dei campi più piccoli pare siano altrettanto precarie.
Le Finals infatti sorgono nei terreni di un resort alberghiero di lusso, e di conseguenza parliamo di impianti costruiti praticamente in fretta e furia. Non a caso lo stadio del torneo (pensato inizialmente per l’indoor) è stato a disposizione delle giocatrici nella sua completezza solo il giorno prima dell’avvio delle Finals.
Le tenniste hanno quindi potuto allenarsi non in maniera adeguata, su campi che tra l’altro i cui rimbalzi sono stati giudicati discutibili e per niente costanti dalle giocatrici e su una superficie non lineare. Come se non bastasse, il pubblico sta praticamente disertando l’evento: sono diventate virali le immagini del match di doppio tra il duo Laura Siegemund-Vera Zvonareva e il binomio Gabriela Dabrowski-Erin Routliffe, non tanto per il lato sportivo ma per gli spalti letteralmente vuoti.
Le critiche di Sebalenka, numero 1 al mondo (ma scagiona gli organizzatori)
Le giocatrici impegnate nelle Finals hanno fatto sentire il proprio disappunto, a cominciare dall’attuale numero 1 al mondo, Aryna Sabalenka, che sarà impegnata nella sontuosa semifinale di domani contro Iga Swiatek. La bielorussa durante la conferenza stampa dopo il successo per 6-0 6-1 nei confronti della greca Maria Sakkari si è scagliata contro l’amministratore delegato della WTA Steve Simon, dichiarandosi profondamente delusa dal circuito e da come sono state organizzate le Finals. E non solo, Sabalenka ha anche affermato di non sentirsi rispettata, e che questo stato d’animo accumuna le altre colleghe.
“Se devo essere sincera, non mi sento a mio agio o sicura muovendomi sul campo“, ha proseguito la tennista. “Il rimbalzo non è regolare e non siamo state in grado di allenarci sul campo principale fino al giorno prima. Questo non è per niente accettabile, considerando il valore del torneo e quello che c’è in palio”.
La bielorussa in un messaggio affidato ai social ha comunque specificato di “apprezzare e rispettare” gli organizzatori locali e tutti coloro che hanno lavorato alla costruzione degli impianti e prestano servizio per l’evento. “So che non è colpa loro e voglio che sappiano che li stimo molto e apprezzo ciò che fanno, così come amo i tifosi messicani”.
Anche Ons Jabeur, settima al mondo, si è lamentata del poco tempo concesso loro per prepararsi e provare sul campo. Iga Swiatek ha aggiunto che la rappresentanza delle giocatrici non è stata coinvolta nel processo decisionale che ha portato a Cancún. E la numero 4 della classifica WTA Elena Rybakina si è scagliata contro il terreno di gioco: “Non va bene, non è certamente all’altezza delle otto migliori al mondo”.
Le WTA Finals verso l’Arabia Saudita
Insomma, se nell’ATP tiene banco il disastro organizzativo di Parigi Bercy che ha vissuto sulla propria pelle anche Jannik Sinner, anche la WTA sta avendo le proprie gatte da pelare. Confidando in un miglioramento per i prossimi anni, visto che dal 2024 al 2026 le Finals dovrebbero essere organizzate da un’Arabia Saudita che nei grandi eventi sportivi, negli ultimi anni, è diventata un asso pigliatutto.
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