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Il giorno in cui Tina Turner incantò l'Australia e fece la fortuna della Rugby League

C'è un filo diretto che lega una delle cantanti più grandi di sempre allo sport: ecco perché la voce e il volto della leonessa dell' r'n'b sono legati in maniera indissolubile alla palla ovale

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

A volte basta davvero una canzone per cambiare le regole del gioco. Edoardo Bennato l’aveva sussurrato senza troppa convinzione quando, con la sua indimenticabile “Notti Magiche”, cantata in coppia con Gianna Nannini, aveva consegnato ai mondiali di Italia ’90 ben più di un inno. Tina Turner quel concetto l’ha messo in pratica per davvero: nessuno si stupisca se nel profondo Sud del mondo, più specificatamente nello sconfinato continente oceanico, grazie alla voce inconfondibile dell’artista americana uno sport di nicchia come il rugby a 13 abbia trovato la sua identità.

Fino a 30 anni fa la Rugby League (oggi National Rugby League) contava la sua fedele schiera di appassionati, ma senza troppa gloria: sport rude e con poca visibilità, giocato da dilettanti e considerato fratello minore (forse cugino addirittura) del rugby a 15. Tutto ciò fino a che l’organizzazione del campionato non pensò bene di affidare il volto della lega nientemeno che a Tina, trasportandola in una nuova dimensione per lei (come per tanta gente in Australia e più in generale in giro per il globo) completamente sconosciuta.

Due canzoni per rendere grande il rugby

Furono sufficienti due brani per far letteralmente esplodere la Rugby League mania e sconvolgere le regole del tempo. Nel 1989, al primo anno di partnership, la Turner si offrì di comparire nel promo della stagione della lega australiana utilizzando come colonna sonora il brano “What you get is whats you see”.

Fu una prima rivoluzione, quasi copernicana: per la prima volta i volti dei giocatori di RL cominciarono a bucare lo schermo, merito certo anche delle scene che vedevano la cantante esibirsi con alle spalle la Sydney Opera House e altri monumenti nazionali.

Soprattutto, fu il carisma di Tina a rendere davvero coinvolgente lo spot: la cantante volle prendersi un po’ gioco dei giocatori, spingendoli dentro gli spogliatoi e cercando di spronarli ad allenarsi per farsi trovare pronti all’appuntamento con le gare ufficiali.

Quel promo ebbe un successo tale da convincere il board dell’organizzazione a prolungare per altri 5 stagioni l’accordo con il management dell’artista, che avendo un manager australiano magari fu anche un po’ “indotta” ad accettare quella proposta.

L’esibizione della Turner prima di Brisbane Broncos-St. George Dragons

Il connubio, dopo lo sfolgorante inizio, divenne uno dei più vincenti della storia dello sport locale, e non solo: dal 1990 il brano utilizzato negli spot di presentazione del campionato fu “The best”, quello certamente più iconico e facilmente riconoscibile, e la Turner cominciò davvero a prenderci gusto. I promo ogni anno offrivano nuovi spunti e culminarono nel 1993 con l’esibizione live della cantante prima della finale del campionato tra Brisbane Broncos e St. George Dragons, vinta dai primi per 14-6. Ma quel giorno la scena se la prese tutta Tina, con un’interpretazione magistrale ricordata con grande ammirazione anche a 30 anni di distanza dall’evento.

Quanto l’influsso della Turner abbia contribuito a far crescere la popolarità della NRL è cosa ormai ben chiara a tutti. La lega australiana fino all’inizio degli anni ’90 non aveva nemmeno grossi passaggi televisivi, mentre da allora è diventata una delle più seguite dell’intero emisfero australe.

Oggi si chiama National Rugby League

L’intuizione di creare questo legame con la cantante americana fu abbastanza geniale: l’energia positiva di Tina e la sua carica (a volte sfrontata) sul palco rappresentavano il connubio perfetto per un mondo considerato all’epoca rude, ma poco spettacolare. Oggi la National Rugby League attira tantissimi appassionati, nonché tanti giocatori che preferiscono spesso abbandonare il rugby a 15 (quello più famoso e conosciuto a livello mondiale) per partecipare al campionato locale.

Ma la Turner ha contribuito più di qualsiasi giocatore a far crescere e conoscere una lega che nel tempo ha saputo mettere a frutto la popolarità derivante da quella felicissima scelta. Una lega che ha ricordato con grande affetto e commozione colei che, pur non avendo mai visto una partita di rugby in vita sua prima del 1989, l’ha resa grande come nessun altro artista avrebbe saputo fare.

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