Poteva essere un nuovo Sean Kelly, invece Wout Van Aert pur avendone le caratteristiche non riesce a ottenere i risultati che meriterebbe. Proprio come il professionista irlandese (in bacheca vanta una Vuelta di Spagna, quattro maglie verdi al Tour, una Coppa del mondo, tre Giri di Lombardia, due Parigi-Roubaix e sette Parigi-Nizza), il belga della Jumbo-Visma è capace di vincere a cronometro, in volata, in montagna e le classiche. Ma raccoglie molto meno. E a volte concede troppo. Quest’anno, dopo il terzo alla Milano-Sanremo, ottiene la vittoria alla E3 Harelbeke battendo in volata Mathieu van der Poel e Tadej Pogačar. Poi lascia vincere il compagno di squadra Christophe Laporte alla Gand-Wevelgem.
“Due anni fa pensavo che fosse il nuovo Sean Kelly, ma sembra che abbia delle difficoltà a vincere le grandi classiche. Pensavo vincesse qualche classica monumento in più, invece è stato anche sfortunato: nella Parigi-Roubaix di quest’anno ha forato in un momento cruciale – afferma il campione irlandese – purtroppo il tempo scorre veloce e nuovi campioni si impongono a livelli elevati. Le tempistiche sono cambiate rispetto a quando correvo io”.
Secondo Kelly il suo problema è anche la squadra, ricca di ottimi corridori (tra cui Vingegaard e Roglic). “Il suo problema è che lo fanno lavorare per gli altri e così non gli arrivano le opportunità”.