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Tour de France, 21a tappa: Van Aert scappa sulla salita di Montmartre e fa il vuoto. Festa Pogacar e Milan

L'ultima frazione del Tour sorride a Van Aert, che scatta sul Montmartre e fa il vuoto, anticipando la consueta volata sugli Champs-Eliseés. Quarto trionfo di Pogacar, super Milan.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Per una arrivo iconico, un vincitore che più iconico non potrebbe esse: Wout Van Aert si prende l’ultima tappa del Tour de France 2025, battendo un colpo nello scenario incantato (e bagnato) degli Champs-Elysées che per una volta non strizza l’occhio ai velocisti, ma a un finisseur di classe assoluta, complice anche l’inserimento della salitella di Montmartre che come da previsioni finisce per tarpare le ali ai velocisti, riducendo ulteriormente le possibilità degli sprinter di andare ad accaparrarsi una tappa.

Alla fine Van Aert, in coda a un Tour piuttosto anonimo, si prende uno scalpo eccellente: vince la tappa conclusiva e chiude con un sorriso sotto la pioggia di Parigi, nel giorno in cui Pogacar firma il poker personale in maglia gialla in una Parigi (come detto) grigia, ma sempre bellissima.

Pogacar, record su record: “Felice di come sono andate le cose”

A 26 anni, 10 mesi e 6 giorni, Tadej Pogacar diventa il più giovane corridore della storia ad aver vinto 4 Tour de France. “Sono orgoglioso di come abbiamo cominciato a correre questo Tour”, ha detto all’arrivo, riferendosi al suo tema. “La seconda settimana è stata quella decisiva, abbiamo dato la sferzata decisiva per consentirci poi di controllare la corsa nel proseguo delle frazioni. Oggi onestamente volevo vincere: ho cercato di seguire Van Aert, poi però ho capito di essere troppo marcato e l’ho lasciato andare. Ma va bene così: faceva veramente freddo, in questi ultimi giorni ho sofferto per via di una condizione non ottimale, quindi mi tengo stretto questo quarto Tour e guardo oltre”.

Magari alla Vuelta, anche se la presenza dello sloveno per ora rimane in forte dubbio. “Decideremo tra due, forse tre giorni. Comunque devo un attimo rallentare prima di capire i miei programmi per il finale di stagione”. Non manca un pensiero rivolto a Vingegaard: “In questi ultimi 5 anni sono cambiate tante cose, soprattutto il modo di confrontarsi l’uno contro l’altro. Confrontarmi contro Jonas è stata un’esperienza molto dura, ho grande rispetto con lui e devo complimentarmi per quello che ha saputo fare”.

L’attacco di Pogacar, la scaltezza di Van Aert

L’ultima frazione, funestata dalla pioggia, ha suggerito all’organizzazione decidere di neutralizzare i tempi a partire dai -50 km dall’arrivo. Zero chance per i velocisti quando Pogacar ha deciso di attaccare portandosi dietro Davide Ballerini, Matteo Trentin, Wout Van Aert, Matteo Jorgenson e Matej Mohoric.

Proprio l’ultimo passaggio su Montmartre ha permesso al belga di prendere il largo: nessuno ha risposto al suo affondo, e a quel punto il gap dell’uomo Visma è stato tale da impedire qualsiasi tentativo di rimonta da parte del gruppetto dei fuggitivi. Ballerini ha chiuso secondo, davanti a Mohoric, con qualche rimpianto e la sensazione di un’occasione non sfruttata a dovere. Il resto è stata la solita passerella: Pogacar s’è preso la maglia gialla e quella a pois, Milan la verde, Lipowitz la bianca.

Milan, verde vuol dire felicità: “Un obiettivo raggiunto”

Le parole di Milan al traguardo sono state proprie di un ragazzo ch sente di non aver ancora ben compreso ciò che ha realizzato. “Ci speravo di indossare questa maglia, è un po’ il pensiero che ha accompagnato tutta la mia fase di preparazione invernale. Ho cercato di farmi trovare pronto quando s’è presentata l’occasione e sono felicissimo di essere riuscito a riportarla in Italia. Le difficoltà non sono mancate, ma la soddisfazione è veramente grande”.

L’ultimo italiano ad aver vinto la maglia verde fu Alessandro Petacchi nel 2010, mentre Franco Bitossi la indossò nel 1968. Milan ha rispolverato il libro dei record: meglio di così, per il Toro di Buja non sarebbe proprio potuta andare.

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