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Che fine ha fatto Briegel: il panzer che annullò Maradona oggi assiste i bimbi

L’ex jolly del Verona scudettato e della Germania ha lasciato il mestiere di allenatore per fare opere umanitarie

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Il colosso tedesco che fece sognare il Verona se lo ricordano tutti: Hans-Peter Briegel è stato per anni uno dei migliori esterni bassi del mondo (ma ha giocato in tutti i ruoli, nascendo attaccante per diventare poi terzino e mediano), anche con la maglia della nazionale tedesca, con cui vanta un primato poco piacevole, due finali mondiali perse di fila (1982 e 1986): a Madrid nella mitica sfida contro l’Italia (fu lui a franare su Bruno Conti regalando il penalty che poi Cabrini fallirà) e all’Azteca quattro anni più tardi non riuscì a fermare Burruchaga che, splendidamente lanciato da Maradona, segnò il 3-2 definitivo. Contro Diego e company fu l’ultima sua partita in Nazionale («Due finali di un mondiale si possono anche perdere, però sapere arrivare fino in fondo è un merito. Per questo ammetto di non aver rimpianti») ma proprio contro Maradona Briegel si era fatto conoscere in serie A.

Briegel annullò Maradona e segnò contro il Napoli

Strani i suoi incroci col Napoli. In Coppa UEFA con il Kaiserlsautern (dove a inizio carriera per il suo aspetto e per la rozzezza tecnica lo chiamano «Gorilla». Lo fischiano impietosamente, a volte lo insultano. «Mi venivano le lacrime agli occhi — ricorda — e più d’una volta fui sul punto di mandare tutti a quel paese e tornare in campagna») sbatte fuori gli azzuri ai sedicesimi segnando un gol nella partita di ritorno, vinta per 2 a 0, dopo che la squadra tedesca si era già imposta 2 a 1 al San Paolo.

Proprio il Napoli lo cerca sul mercato, non se ne fa niente e Briegel viene acquistato nel 1984 dal Verona. Il debutto in A è contro i partenopei dove esordiva Maradona. Il tedesco annulla Diego e segna anche uno dei gol del 3-1 dell’Hellas («Qualche tempo prima di firmare per il Verona ero stato contattato dal Napoli. Mi ero preso una settimana di tempo, poi avevo alzato le pretese economiche e non avevano accettato… Così è arrivato l’Hellas. Beh, quando ho fatto gol al Napoli, alla prima di campionato, mi è venuto un po’ da ridere…»).

Briegel nasce come atleta prima che calciatore

Facciamo qualche passo indietro. Figlio di agricoltori benestanti, Briegel era abituato a correre e saltare nei campi della fattoria di famiglia a Rondenbach, dieci chilometri da Kaiserslautern. Si appassiona soprattutto ai salti: in lungo e triplo. E con buoni risultati, tanto che prima a livello regionale nel Palatinato, il Land di Kaiserslautern, poi nell’ambito nazionale, ottiene discreti risultati.

Racconterà in un’intervista al settimanale per ragazzi ‘Il Giornalino : «Il salto in lungo era la mia specialità: realizzavo discrete misure, il mio record è stato sette metri e quarantotto. Non me la cavavo male neppure nel triplo: 15 metri e 30. Ma mi piaceva anche correre; 10 e otto sui cento metri. Per cui mi cimentavo un po’ in tutte le specialità. Tanto che riuscii a conquistare ben otto titoli tedeschi juniores: tre nel salto in lungo, altrettanti nel triplo e due nel pentathlon».

Verso i sedici anni prova a fare il decathlon, visto che tutti gli dicono che sarebbe potuto riuscire benissimo in quella disciplina. Ma non sfonda come avrebbe voluto. Anche se in futuro, già calciatore affermato, gli sarebbe rimasta sempre l’etichetta di “ex decatleta”. «Invece ho fatto due sole gare di decathlon: la seconda mi valse il posto d’onore ai campionati tedeschi juniores in quella specialità. Ma ero troppo debole nel giavellotto e nel salto con l’asta. Per cui decisi di smettere con l’atletica». Studia da perito meccanico. Poi il feeling col pallone: «Decisi che il calcio era meglio dell’atletica: meno sacrifici, meno allenamenti. Così potevo continuare a studiare».

Briegel vince lo scudetto col Verona al primo colpo

Col Verona Briegel assieme a Elkjaer e alla banda-Bagnoli vince lo storico scudetto nell’85 mettendo a segno ben 9 reti. Memorabile il suo ricordo di Garella: «Arrivo in ritiro, entro negli spogliatoi e vedo un tipo, piuttosto corpulento, seduto su una panca. Sarà il massaggiatore, penso. E invece era Garella! Pensate un po’… Che poi è riuscito a perdere 7, 8 chili in un mese, incredibile… Resta uno dei più grandi portieri che abbia mai visto giocare, parava tutto. E quando respingeva la palla la mandava lontanissima. Era impossibile per l’attaccante ribatterla in rete… Mi viene in mente la partita di Roma: avremmo meritato di perderla 10 a 0… Ma in porta c’era lui»

L’anno successivo Briegel è protagonista di un’altra buona stagione con la maglia dell’Hellas. Nell’estate dell’86 passa un pò a sorpresa alla Sampdoria di Mantovani dove conquista la Coppa Italia. La sua carriera è ormai sul viale del tramonto e nell’88 lascia l’Italia per chiudere la carriera da giocatore-allenatore al Glarus, in Svizzera.

Briegel appende gli scarpini ma come allenatore non sfonda

Dopo aver terminato la carriera di calciatore comincia quella di allenatore. Briegel siede tra le altre sulle panchine di Beşiktaş, prima come secondo di Karl-Heinz Feldkamp poi da solo, nella stagione 1999-2000, portando il club turco al secondo posto in campionato. Guida successivamente il Trabzonspor nell’annata 2001-2002, ottenendo un quattordicesimo posto. Nel 2003 viene assunto alla guida dell’Albania, che guida nelle qualificazioni al campionato europeo di calcio 2004 e in quelle per il Mondiale del 2006. Subito dopo guida per circa un anno il Bahrein

Briegel oggi si occupa di iniziative umanitarie

Oggi Briegel ha detto basta col pallone e si sta dedicando alle iniziative umanitarie. «In Germania trascorro poco tempo, vivo per di più in Messico. Ho fondato nel 2008 una fondazione che si chiama Asistencia Educativa. Mi occupo con mia moglie Petra di bambini di strada, di ragazzini disadattati, di giovani vite che togliamo letteralmente dal degrado e dalle discariche. Tutto accadde in Messico, quando con la Germania, all’epoca Ovest, partecipai alla Coppa del Mondo. Girando un po’ per Queretaro e Monterrey rimasi davvero sconcertato dalle sacche di povertà. In quel momento ho promesso a me stesso che avrei fatto qualcosa appena possibile».

Hans-Peter Briegel dirige di persona il centro logistico a Città del Messico, occupandosi di tutto assieme a un sacerdote del posto. «Padre Roberto è la fede in persona e i volontari messicani sono persone dotate di grande umanità. Devo dire che anche i tedeschi non scherzano. La raccolta di fondi avviene anche organizzando partite di pallone con i veterani della mia nazionale».

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