José Elias Moedim Júnior, meglio noto e conosciuto come Zé Elias. Un nome che, in particolar modo per chi è cresciuto e ha seguito il calcio negli anni ‘90, dirà davvero tantissimo e porterà ad aprire quello che è il cassetto dei ricordi. Infatti, si sta parlando di un calciatore che, a suo modo, è entrato nella storia della Serie A e non solo.
Impossibile, per esempio, dimenticare il suo trionfo in Coppa Uefa con la maglia dell’Inter dove spiccava Ronaldo Il Fenomeno. Quella vittoria continentale ha rappresentato senza alcun dubbio il punto più alto e importante della carriera del calciatore brasiliano. Zé Elias era un centrocampista tecnico e dinamico, ma su cui c’è davvero tantissimo da scoprire, da dire e da raccontare. Perché la vita professionale, e non solo, è stata all’insegna di colpi di scena e sorprese.
- Zé Elias calciatore, gli inizi: dal Brasile all’approdo in Europa
- Zé Elias, l’avventura all’Inter: una Coppa Uefa vinta, ma non solo
- Zé Elias, mestierante e qualche gioia tra Bologna e Genoa
- Zè Elias, le ultime squadre e il ritiro
Zé Elias calciatore, gli inizi: dal Brasile all’approdo in Europa
Zé Elias è nato il 25 settembre 1976 a San Paolo e ha mosso i suoi primi passi nelle giovanili del Corinthians, uno dei tanti club della sua città natale. Dopo un periodo di gavetta, il suo debutto da professionista, sempre con la maglia della squadra verdeoro, è datato 1993. Con i bianconeri ha totalizzato ben 60 partite, realizzando anche due gol, ma soprattutto ha vinto tre trofei, tra cui una Coppa del Brasile. Un inizio davvero niente male per un ragazzo che iniziava a farsi pian piano le ossa.
Per lui però la prima importante soddisfazione della carriera è arrivata con la Nazionale del Brasile, più precisamente nel 1996, quando ha conquistato la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atlanta. E tra l’altro tra i suoi compagni di squadra c’era un certo Luis Nazario da Lima Ronaldo. Uno che poi di strada ne ha fatta davvero tanta, lasciando a bocca aperta il mondo intero. E un percorso è stato fatto proprio con il suo compagno d’avventura olimpica.
Insomma, si può dire, senza alcun timore di essere smentiti, che, in quel periodo, Zé Elias era considerato, in particolar modo dagli osservatori e dagli addetti ai lavori, uno dei prospetti e dei giovani più interessanti e più talentuosi. Non a caso sul brasiliano avevano messo gli occhi molti club europei, persino quelli più importanti e quotati.
I Giochi Olimpici sono da sempre stati una vetrina importante e non di poco conto e così per il centrocampista, dopo aver aggiunto al suo palmares una medaglia dal valore pregiato, era arrivato il momento del grande salto, quello verso l’Europa. Più precisamente verso la Germania. Infatti Zé Elias venne acquistato dal Bayer Leverkusen, uno dei club più in voga e che maggiormente puntava sui giovani di talento in quegli anni. Una squadra ambiziosa e che in terra teutonica per di più dava non poco filo da torcere al Bayern Monaco di Giovanni Trapattoni. Roba non da sottovalutare, visti gli investimenti economici fatti dai bavaresi.
Per il brasiliano, comunque, il calcio che conta era diventato realtà, seppur le prestazioni in Bundesliga non siano state di altissimo livello. Furono 23 le presenze messe a tabellino, con gli uomini allora allenati da Christoph Daum, una stagione utile per Zé Elias per farsi le ossa e per continuare a maturare. Il meglio per lui però doveva ancora venire. In tutti i sensi.
Zé Elias, l’avventura all’Inter: una Coppa Uefa vinta, ma non solo
Nell’estate del 1997 Zé Elias viene infatti acquistato dall’Inter per 10 miliardi di lire, una cifra importante per un talento che aveva ancora tanto da dire in Europa. E, ironia della sorte, con lui, nella Milano nerazzurra, arrivò anche il suo connazionale Ronaldo, protagonista con lui del già citato e raccontato bronzo olimpico ad Atlanta. La sua avventura meneghina è, ancora oggi, tutta da raccontare e da scoprire, perché è stata costellata da molteplici episodi scolpiti nella memoria.
In panchina quell’anno Massimo Moratti aveva deciso di puntare tutto su Gigi Simoni. Perché l’obiettivo era solo e soltanto uno: lo scudetto, con l’attacco allo scettro della Juventus che era diventato una sorta di vero e proprio chiodo fisso e ossessione. Il tecnico, in un primo momento, ha sempre visto il 21enne brasiliano come un titolare a cui dare fiducia. Una considerazione non da poco, vista la giovane età e la tanta qualità a disposizione a centrocampo.
I mesi successivi dimostrarono come l’ex Corinthians fosse riuscito a trovare il suo spazio soprattutto in Coppa Uefa, con tanto di gol nel match di andata contro il Neuchatel Xamax, che fu tra l’altro il primo in quel di San Siro. Per quanto ci sia stata una deviazione decisiva e, per i tabellini dell’epoca, si è trattato di un’autorete, la sua gioia e la sua esultanza, ancora oggi, vengono ricordate come una delle cose più belle di quell’anno.
In realtà il primo sigillo reale e ufficiale, anche per le statistiche, arrivò pochissimi giorni dopo, in Coppa Italia contro il Foggia, sempre al Meazza e sempre davanti al popolo interista. Il vero pensiero però, come detto, non può non essere il campionato. L’Inter, in quella stagione, rimase in testa alla classifica per quasi tutto il girone d’andata, ma poi arrivò il sorpasso finale della Juve.
La sfida decisiva è datata 28 aprile 1998, match scudetto giocato allo stadio Delle Alpi passato alla storia per il discusso arbitraggio di Ceccarini, o meglio, del contatto tra Iuliano e Ronaldo in area bianconera che per anni è stato al centro delle discussioni dei tifosi di entrambe le squadre. E Zé Elias? Il giocatore in quella partita partì dalla panchina, ma riuscì a farsi notare per un intervento a gomito alto su Deschamps, che gli valse il rosso dopo solo 13 minuti dal suo ingresso in campo.
La delusione, per un campionato sfuggito dalle mani, fu tanta, ma a compensare quanto successo in Italia arrivò il tanto atteso e voluto riscatto in campo internazionale sia per l’Inter che per Zé Elias.Il centrocampista brasiliano fu infatti decisivo nell’avventura in Coppa Uefa dei nerazzurri con la rete siglata nella semifinale d’andata con lo Spartak Mosca. Il calciatore, tra l’altro, giocò tutti i 90 minuti della finalissima di Parigi con la Lazio, decisa dai gol di Zamorano, Zanetti e Ronaldo in un perentorio e netto 3-0. Un vero trionfo per l’Inter e il primo trofeo dell’era Moratti dopo tanti anni di attesa. Una Coppa arrivata grazie anche ad un 21enne venuto dal Brasile diventato grande protagonista e in grado di prendersi la scena nei momenti più importanti.
E tra l’altro, ai microfoni di Espn dopo il suo ritiro dal calcio giocato, Zé Elias ha raccontato il grande rapporto di amicizia che regnava in quel gruppo che conquistò la Coppa Uefa e sfiorò la vittoria dello scudetto. Il brasiliano in particolare era legato a Ronaldo, Mazzantini, Winter e Djorkaeff con cui spesso cenava in locali di Milano. In una di queste occasioni il centrocampista ha ricordato come una volta si presentarono in una macelleria che era una sorta di boutique su invito del titolare. Un’esperienza indimenticabile per il proprietario: “Credo che quel ragazzo non ci abbia mai dimenticato, nemmeno dopo così tanto tempo. Abbiamo iniziato con il prosciutto crudo, poi ci siamo dedicati al salame. Abbiamo mangiato davvero tanto e quel ragazzo era lì in adorazione”.
La seconda stagione di Zé Elias all’Inter fu un’autentica altalena tra alti e bassi, un po’ come per tutta la squadra. Ma, senza troppi giri di parole, si può dire che la delusione è stata davvero tanta. C’è però un gol che non può essere dimenticato, ma più che altro per il modo in cui è avvenuto e si è realizzato. Il riferimento è alla sfida di Coppa Italia con la Lazio, con il brasiliano che è riuscito a insaccare il pallone alle spalle di Marchegiani, con un tiro dal limite, diventato imparabile per una deviazione dell’arbitro. E il direttore di gara era proprio quel Ceccarini della sfida con la Juventus. Ironia della sorte, verrebbe quasi da dire. Nessun trofeo per i meneghini nella stagione 1998/1999, chiusa all’ottavo posto in classifica. Non certo il migliore dei risultati. E a chiudersi è anche l’avventura di Zé Elias in quel di Milano dopo 53 presenze e 3 gol realizzati.
Zé Elias, mestierante e qualche gioia tra Bologna e Genoa
A soli 23 anni l’esperienza all’Inter sembrava essere l’unica in Italia ma il verdeoro venne acquistato dal Bologna dove però non lasciò il segno. Un campionato da 28 presenze senza segnare un gol, che spinge Zé Elias a cambiare aria e lasciare l’Italia. Per lui arriva l’Olympiacos in Grecia, la piazza ideale per cercare il riscatto dopo un’annata anonima. Il bilancio è più che positivo con 78 presenze in stagione tra campionato e coppa conditi da 4 gol e soprattutto dalla vittoria di tre titoli nazionali.
Un triennio importante che spinge Zé Elias a chiudere in bellezza e ritentare la carta Italia, questa volta in serie B con il Genoa, lo stesso club che ha lanciato suo fratello Rubinho, ex Juventus. Nella stagione 2003-2004 i liguri erano in quel momento coinvolti nella lotta per non retrocedere in Serie C e il contributo del centrocampista brasiliano fu necessario per raggiungere la salvezza. 19 presenze e un gol per Zé Elias ma la voglia di tornare in Brasile è tanta e così si chiude definitivamente il suo rapporto con l’Europa.
Zè Elias, le ultime squadre e il ritiro
Il nativo di San Paolo nel 2004, e quindi a 28 anni, decise infatti di fare il suo ritorno in Brasile, indossando le maglie di Santos e Guarani, squadra di seconda divisione. L’avventura con i Peixe dura due anni dove Zé Elias riesce a raccogliere 41 presenze e a siglare un gol. Anche in questo caso, il centrocampista non riuscì a far intravedere quelle qualità di cui tanto si era parlato negli anni precedenti. Insomma, il giovane talentuoso pareva esser entrato in un tunnel da cui non si vedeva la luce e l’uscita.
Per lui il calcio europeo di alti livelli in quel momento è solo un lontano ricordo, con le porte che parevano essersi definitivamente e totalmente chiuse. Non a caso le ultime squadre della sua carriera sono state i ciprioti dell’Omonia Nicosia, i brasiliani del Londrina e gli austriaci dell’Altach. Nel mezzo c’è stata l’esperienza di osservatore in Brasile per l’Inter. Tutte avventure che non possono essere certo ricordate, perché il buon José non è riuscito a lasciare la sua impronta e il suo marchio.
Dopo l’avventura nel campionato austriaco, Zé Elias, all’età di 32 anni, decise di appendere gli scarpini al chiodo e di lasciare quindi il calcio giocato. Ma che cosa ha fatto l’ex nerazzurro dopo il ritiro, arrivato comunque e senza alcun dubbio abbastanza presto rispetto a quella che è la norma? L’ex centrocampista ha lavorato come opinionista per emittenti radio e televisive brasiliane, senza però mai nascondere il suo legame con l’Inter e con i colori nerazzurri, l’unica squadra con cui è riuscito a brillare e a mettersi in mostra, persino sul palcoscenico internazionale, vista la Coppa Uefa alzata al cielo nel 1998.
Da non passare inosservato il suo rapporto con Gigi Simoni, che tra l’altro è stato anche ricordato sui suoi social nel giorno della scomparsa, avvenuta il 22 maggio 2020. L’uomo per l’ex centrocampista è stato un vero e proprio padre più che un allenatore, dato che è stato l’unico a capirlo fino in fondo e che è davvero riuscito a valorizzarlo per le sue qualità e le sue doti. E per lui non possono non esserci parole piene di affetto, di riconoscenza e di gratitudine. “Il mister Gigi Simoni era una persona molto speciale, per la sua personalità, per la sua umiltà e per la sua semplicità, chi conosceva il mister Gigi Simoni conosceva le dimensioni e la grandezza del suo cuore e con lui sono sicuro che tutti abbiamo imparato il significato della parola amore. Mister Gigi Simoni, grazie di tutto”, queste le sue parole scritte sui suoi profili social. Parole che non hanno certo bisogno di ulteriori spiegazioni e interpretazioni. grazie di cuore