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Che fine ha fatto Klaus Berggreen, il danese idolo di Pisa e Roma

Moda, tv, show: l'ex centrocampista ha cambiato vita dopo aver lasciato il calcio

06-09-2021 12:55

Si chiama come Babbo Natale, Klaus, e in carriera il suo sacco di regali lo ha portato soprattutto a Pisa e Roma. Klaus Berggreen è tuttora un idolo nella città toscana ma è amatissimo anche in Capitale. Esempio di calciatore tutto cuore e polmoni, non un fuoriclasse assoluto ma un campione vero e apprezzato ovunque, anche in patria dove con la sua nazionale è arrivato anche alle semifinali degli Europei ‘84. Se in quella Danimarca il bomber Elkjaer era il cavallo pazzo e Laudrup il talento di classe cristallina ecco che Bergreen era l’equilibratore di fascia. Uno stantuffo che nell’estate del 1982 il Presidente del Pisa, Romeo Anconetani, volle assolutamente nella sua squadra. Pagato 270 milioni di lire Berggreen contribuì in modo decisivo,con le sue 8 reti, a salvare il Pisa piazzatosi all’11° posto in classifica nell’anno del trionfo della Roma.

Bergreen e Anconetani, binomio vincente a Pisa

A Pisanews il giocatore raccontò: “Arrivai qui vestito alla danese. Avevo i pantaloni strappati, la maglietta un pò particolare. Romeo mi rivestì da capo a piedi. Come dimenticare i ritiri a Montecatini: “Romeo si travestiva da Babbo Natale. Ci comprava tutto, ci faceva i regali, ma poi li toglieva dai premi, era molto superstizioso. Un giorno a Pescia si ruppe un bicchiere mentre stavamo mangiando, la partita dopo vincemmo e Romeo ogni settimana voleva che si spaccasse un bicchiere a tavola prima della partita. Questa cosa durò 2-3 mesi poi finì perchè iniziammo a perdere”.

Il no al Napoli per andare alla Roma

L’anno successivo infatti il Pisa imbrocca una stagione negativa e retrocede in B nonostante le 7 reti messe a segno dal biondo danese. Sordo ad altre proposte rimase a Pisa per altri due anni, prima la promozione poi una nuova retrocessione e nell’estate ’86, dopo un totale di 124 presenze e 29 goal ,la Roma se lo aggiudica per la grande cifra di 4 miliardi di lire. “Avevo già un accordo verbale con il tecnico giallorosso Eriksson, ma Romeo mi aveva già venduto al Napoli per 2.5 milioni. Andai nel suo ufficio e gli dissi che sarei andato alla Roma. Lui prima si arrabbiò, poi quando seppe che ci aveva guadagnato più del doppio mi abbracciò e mi baciò. Romeo era straordinario. Su di lui si potrebbe scrivere davvero un libro”.

A Centro Suono Sport Berggreen ha rivissuto gli anni romani: “Avremmo potuto vincere lo Scudetto, a metà stagione eravamo messi bene in classifica, poi ci sono stati dei problemi con Eriksson, ma la squadra era molto forte: giocavo con gente come Giannini, Boniek,  Bruno Conti, Pruzzo, Nela. Il mio ruolo? Correvo, mi inserivo, ero un incursore, prendevo il pallone e poi lo cedevo a gente come Giannini, che faceva i miracoli. Giocavo un calcio abbastanza moderno, ero sostanzialmente una mezzala moderna, che correva avanti e indietro senza sosta- Avrei preferito giocare tanti anni nella Roma, vista la piazza e il pubblico fantastici, ma in quel periodo si potevano acquistare solo due stranieri. L’estate successiva arrivò Andrade e fui costretto a trasferirmi”.

La seconda vita di Bergreen

Appese le scarpette al chiodo Berggreen divenne il ds del Lyngby. Nel 1992 il Lyngby Boldklub però fallisce e Berggreen lascia il ruolo di direttore sportivo e lascia il mondo del calcio, aprendo un’azienda di moda femminile, la PiRo, che sono nientemeno che le iniziali di Pisa e Roma: “Volevo tornare in Italia con il mio import-export, perché l’Italia mi è rimasta nel cuore e quando posso torno ad incontrare i tanti amici che ho lasciato lì. Da quando ho lasciato il calcio, ho iniziato a lavorare nel settore della moda, da quasi 30 anni ormai. Abbigliamento per donna con un marchio che si chiama ‘PiRo’: il riferimento è a Pisa e Roma, due città che mi sono rimaste nel cuore”. Attualmente è attore e fa lo showman in Danimarca. Ogni tanto gioca con una formazione di vecchie glorie del calcio Danese per beneficienza e torna spesso a Pescia a Villa delle Rose, che era sede del ritiro del Pisa.

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