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Addio a Bolchi, chi era il Maciste dell'Inter che divenne la prima figurina Panini

L'ex centrocampista ed ex tecnico è morto a Firenze dopo lunga malattia, in carriera ha allenato più di 20 squadre

28-09-2022 09:37

Aveva 82 anni ma era malato da tempo Bruno Bolchi, morto ieri in tarda serata a Firenze. Era ricoverato a Villa Donatello, dopo che negli ultimi giorni le sue condizioni di salute si erano aggravate. Diversi anni fa, aveva già sconfitto un tumore al rene ma stavolta ha dovuto arrendersi anche lui, Maciste, al male di cui soffriva da tempo. Ex centrocampista ed ex allenatore, Bolchi ha allenato più di 20 squadre in carriera ma è stato soprattutto un pilastro della grande Inter.

Bolchi diventa capitano dell’Inter a 21 anni

Nato a Milano e cresciuto nell’Inter, Bolchi fa l’esordio in nerazzurro a soli 18 anni. Ed a 21 è già capitano dell’Inter. Lui ricordò al Corriere della sera l’episodio dicendo:

“In un centrocampo di grandi campioni dovevo correre un po’ per tutti”.

Fu Brera a chiamare Bolchi “Maciste”

Il suo soprannome lo rese ancor più famoso. Tutti lo hanno sempre chiamato Maciste.

“Me lo sono portato appresso per tanto tempo, da quando avevo ventuno anni. Me lo diede Gianni Brera. Giocavo nell’Inter ed ero particolarmente prestante fisicamente. Alto 183 centimetri e pesavo 83 chili. Eravamo nel periodo del post seconda guerra mondiale, io ero un’eccezione tra i miei coetanei molto più esili. Sono stato Maciste per tutta la vita, e non mi ha mai dato fastidio”.

Bolchi la prima figurina Panini della storia

Gioca con l’Inter per sei stagioni, impreziosite da uno scudetto. Nel 1961 fu inoltre il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini:

“Si, è una cosa curiosa – disse al Corsera – Io poi mi sono fatto spiegare dalla Panini il tutto e mi hanno detto che loro avevano deciso di intraprendere quest’avventura e nel ‘61 io avevo 21 anni, ero capitano dell’Inter e pensavano che fossi il giocatore ideale per rappresentare queste figurine. Sono state croce e delizia di tantissimi collezionisti? Sì, sinceramente anche della mia, visto che quella figurina non ce l’ho mai avuta. L’ho messa però come foto profilo su Wathsapp“.

Dopo sei anni brillanti all’Inter all’improvviso Herrera decise che doveva essere ceduto: “Un piccolo screzio, ma il Mago era fatto così. E quando andava da Moratti a dire che quel tale giocatore non gli serviva più, il presidente gli diceva sempre sì e gliene comprava tre al suo posto. Così venni ceduto all’Atalanta, ma non gliene voglio. Herrera è stato un grande maestro, ha rivoluzionato la figura dell’allenatore ed i metodi di preparazione. Il suo motto era «taca la bala», chiedeva sempre di aggredire il pallone. Né più né meno dell’attuale pressing”.

Bolchi chiude la carriera col Pro Patria

Successivamente, nel novembre del 1963, passa al Verona, in Serie B, e, l’anno successivo, all’Atalanta, in Serie A; quindi si trasferisce al Torino, dove chiude la sua carriera nella massima serie dopo oltre 200 presenze e 12 reti. Chiude la sua carriera da calciatore nella Pro Patria, in Serie C, nel campionato 1970-71. In carriera vanta quattro presenze nella nazionale maggiore (a cui si aggiungono 4 nella nazionale B e 3 nelle nazionali giovanili).

L’allenatore specializzato nelle promozioni

Con la Pro Patria, nella stagione successiva, sempre in Serie C, inizia la sua carriera di tecnico, inizialmente con il doppio ruolo di allenatore-giocatore.

Da lì un lunghissimo viaggio attraverso l’Italia: porta il Bari a storiche promozioni consecutive dalla Serie C1 alla Serie A, conquista la prima promozione in A della Reggina, riesce nell’impresa di vincere la B anche con Cesena e Lecce ma il suo modo di intendere il calcio non cambiò mai: «Il calcio? E’ come la gonna. Un anno viene la moda di portarla lunga sin quasi ai piedi, ma quello dopo torna in auge la minigonna. Sorrido quando sento parlare qualcuno, che crede di aver inventato chissà che cosa. Si tratta di mettere un giocatore un po’ più avanti o un po’ più indietro, ma per il resto il calcio è sempre lo stesso.»

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