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Alessia Refolo: la campionessa cieca a causa di un neuroblastoma

La storia, eccezionale, di questa donna e campionessa fuori dall'ordinario

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Alessia Refolo: la campionessa cieca a causa di un neuroblastoma Fonte: Screenshot tratto da Virgilio Video

Alessia Refolo riassume in sé il vissuto di una bambina sopravvissuta al neuroblastoma, che impara a convivere con i limiti di chi non riesce più a vedere, e quello di una donna che decide di non rassegnarsi e che, grazie allo sport, si impone come soggetto nella società civile al pari di colleghe più note, come Bebe Vio. Alessia, a 28 anni, ha vinto il campionato mondiale paralimpico di arrampicata sportiva nel 2014 in Spagna, e la medaglia d’oro al campionato europeo paralimpico di sci nautico nel 2018 in Francia.

“Ancora due completi e la valigia è fatta” è l’incipit del suo libro, presentato al Salone: l’ennesima medaglia d’oro conquistata nella lotta continua, senza interruzione, contro il buio che avanza. “Da piccolina sono sopravvissuta al neuroblastoma – si legge sul suo sito – un tumore infantile da cui nel mondo si salva solo un bambino su cinque, anche se ho pagato un prezzo molto alto perché i farmaci mi hanno danneggiato irrimediabilmente la vista. Sono non vedente, ma non permetto a questo problema di limitarmi e mi impegno al massimo in tutto ciò che faccio in modo da raggiungere gli obiettivi che mi prefiggo”. L’ultima fatica, il libro scritto per la casa editrice di Ivrea Hever. “Ho la passione per la letteratura, ascolto i libri in mp3 – racconta all’ANSA svelando la genesi della sua fatica – E mi dicevo sempre: vorrei scriverne uno mio. Ma ho sempre rimandato. A ottobre la proposta di scrivere un’autobiografia. Solo che io non amo le classiche autobiografie, preferisco i romanzi. E allora ho proposto un’autobiografia romanzata. Non ho seguito un ordine cronologico, ho usato avvenimenti reali, però rimescolandoli. I personaggi sono tutti reali, ma a qualcuno ho fatto fare cose che in realtà non fa. Questo per dare più valore alle persone che contano nella mia vita. Per esempio al mio allenatore ho fatto fare una cavalcata anche se in realtà non sa andare a cavallo. Oppure ho fatto mangiare mio padre al giapponese, ma a lui questo cibo proprio non piace”.

Il 2014 è stato l’anno del cambiamento, per la campionessa: “Perché è stato un anno molto importante – spiega Alessia – ho iniziato a lavorare. E ho potuto avere la mia indipendenza perché sono andata a vivere da sola. E poi quell’anno ho vinto il campionato mondiale di arrampicata paralimpica. Un’annata molto significativa. Poi attraverso flashback si va indietro, ad esempio al tempo del tumore quando ero piccola. A come è stato il passaggio, cinque anni fa, da cieca parziale a cieca assoluta. Ho cercato di percorrere la quotidianità (cucina, sport, pulizie in casa), ma anche di parlare di emozioni, di coraggio, di forza. Senza nascondere debolezze e difficoltà”. E infatti nelle prime pagine si parla anche delle scivolate in arrampicata nell’avvio della gara più importante. Difficoltà però che diventano quasi un ulteriore stimolo per il raggiungimento dell’obiettivo finale, la vittoria mondiale. “Un libro scritto per guardarmi dentro – confessa – ma poi anche per far conoscere agli altri la mia storia. Il titolo è molto importante. E il messaggio vale per tutti, sia per il disabile fisico sia per il disabile mentale. Nel mondo dello sport ci sono già tanti disabili che vivono la loro vita con questo spirito coraggioso. Ci sono anche tanti, però, che hanno timore, stanno chiusi in casa: spero che a loro questo libro possa servire. Ma è un messaggio che vale anche per chi non ha disabilità: conoscono molte persone che vivono sul divano, non fanno sport. A tutti loro dico: coraggio, se vuoi puoi!”.

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