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Aluko, addio a Torino e Juve con accuse: "Percepito razzismo"

Durissime le parole spese dalla calciatrice nei confronti della città in cui ha vissuto e giocato; la replica della sindaca Appendino

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Aluko, addio a Torino e Juve con accuse: "Percepito razzismo" Fonte: Instagram

“A volte Torino sembra un paio di decenni indietro nei confronti dei differenti tipi di persona. Sono stanca di entrare nei negozi e avere la sensazione che il titolare si aspetti che ruba”.

Sono parole che non lasciano spazio a interpretazioni, quelle riportate dall’autorevole quotidiano britannico The Guardian e pronunciate da Eniola Aluko, la calciatrice che la scorsa settimana ha deciso di abbandonare la Juventus Women e Torino.

Affermazioni, le sue, che tradiscono la mancanza di una cultura anti razzista adeguata, anche per chi, come la giocatrice, ha maturato esperienze internazionali e pregevoli nell’ambito dell’ambiente bianconero e del calcio femminile italiano.

Aluko: “Come Escobar”

“Ci sono non poche volte in cui arrivi all’aeroporto e i cani antidroga ti fiutano come se fossi Pablo Escobar…”. L’attaccante nigeriana, naturalizzata britannica, ha spiegato “di non avere avuto esperienza di razzismo dai tifosi della Juventus né tanto meno nel campionato di calcio femminile, ma il tema in Italia e nel calcio italiano c’è ed è la risposta a questo che veramente mi preoccupa, dai presidenti ai tifosi del calcio maschile che lo vedono come parte della cultura del tifo”.

La giocatrice invita la società, per continuare ad attrarre i talenti dell’Europa dall’Italia, a “farli sentire a casa”. Questa, conclude, “è una parte importante di un progetto a lungo termine”.

La risposta della sindaca Appendino

La risposta della sindaca di Torino, Chiara Appendino, è giunta su facebook con un post che vi riportiamo: “Con questo post voglio rispondere alle parole di Eniola Aluko, giocatrice della Juventus ma anche avvocata e giornalista.

“A Torino trattata come una ladra. A volte la città mi è sembrata 20 anni indietro”.
Queste dichiarazioni pesano come un macigno.
Pesano perché si riferiscono a valori universali, come quelli dell’accoglienza e della lotta alle discriminazioni.
Pesano perché la storia di Torino è una storia di porte aperte, non chiuse.
Pesano perché oggi, purtroppo, nel nostro Paese episodi di discriminazione sono tornati a diffondersi.

Negli ultimi tempi qualcosa in Italia è cambiato. In alcuni frangenti si è tornati a legittimare pensieri e comportamenti che dovevano rimanere sepolti per sempre, nelle pagine più vergognose dei libri di storia. Studiati sempre troppo poco.

Ma non mi rassegno io, non si rassegnano migliaia di cittadini che quei pensieri li combattono ogni giorno, non si rassegna Torino.
Perché Torino non è così”.

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