Per siglare il suo primo goal in Serie A ha scelto l’avversario forse meno indicato, ma poco importa: lo scorso 27 settembre, Mattia Aramu ha regalato un punto al Venezia trasformando un calcio di rigore contro il Torino, la sua casa per ben sedici anni prima del passaggio a titolo definitivo al Siena nel 2018.
Intervistato da DAZN nel format ‘1 vs 1’, Aramu si è soffermato proprio su quel magico momento: nessuna esultanza in segno di rispetto per una società che lo ha fatto crescere.
“Se credo nel destino? Sì. Ci ho riflettuto e ho fatto fatica a crederci. Ho fatto sedici anni al Torino e fare il primo goal contro di loro è stato un sogno. In quel momento non passa niente per la testa, confesso che è stato difficile: non potevo esultare per quello che il Torino ha fatto per me”.
Tra le passioni ci sono i videogiochi, come per molti ragazzi della sua età.
“A Torino avevamo un gruppo e giocavamo a Call of Duty, ora sono passato al calcio e gioco più a FIFA, online tra noi compagni di squadra: abbiamo un gruppo su WhatsApp in cui ci aggiorniamo su tutto quello che succede alla PlayStation”.
Il Venezia è una squadra multiculturale e l’apprendimento della lingua inglese diviene un aspetto fondamentale per poter comunicare.
“Bisogna imparare la lingua, sia da parte nostra l’inglese che da parte degli stranieri l’italiano. Questa è la difficoltà maggiore quando ci sono così tante nazionalità e lingue diverse”.
Nessun dubbio sull’avversario che vorrebbe sfidare: quel Lionel Messi ritenuto un idolo per il comportamento dentro e fuori dal campo.
“Messi, è il mio idolo e lo considero il giocatore più forte al mondo. Ieri parlavamo con Romero di lui e sarei rimasto ore ad ascoltare cosa faceva, era come essere al museo: fuori dal campo è una persona umile, sul terreno di gioco non si lamenta mai. E’ una persona da 10. Quando ha la palla e accelera fa un altro sport”.